Una mazzata. Un disastro. Uno choc. Fucecchio vince anche
gara2 (78-77 al supplementare) e sfiderà in finale Altopascio, mentre la
stagione della Mens Sana finisce qua. Con il rimpianto per aver fallito
l’obiettivo della promozione. Nessun derby il prossimo anno, neanche con
Maginot o Asciano, entrambe eliminate nei playoff del girone A del campionato
di serie D.
LA SERIE - Fucecchio si aggiudica 2-0 una serie in cui,
senza timore di passare per tifosi, poteva finire anche 2-0 per la Mens Sana,
visto il numero di occasioni avute sia in gara1 sia in gara2 per mettere una
pietra tombale sul risultato. Tutte sprecate, mentre dall’altra parte si è
capitalizzato sugli errori per mettere la testa avanti e tenercela al momento
della sirena finale. Onore a chi vince, per chi perde invece è tempo di
riflessioni. Amare. Amarissime.
Perché è vero che la squadra sulla carta non doveva
ammazzare il campionato, però lo aveva fatto, seppur non in solitaria ma in
compagnia del Costone. La cui superiorità negli scontri diretti (dove ha
interrotto due serie da dieci e tredici vittorie consecutive) è stata tale che,
per guadagnare il biglietto per la C Gold, bisognava resettare e passare
attraverso i playoff. Non era lecito pensare di compiere una passeggiata nella
post season, là dove ogni singolo pallone pesa una tonnellata, ma neanche di
non arrivare neppure all’atto conclusivo. La formula al meglio delle tre per
quarti e semifinali non concede troppo spazio agli errori, quelli commessi sono
stati tutti pagati a caro prezzo.
IELLA - Poi c’è anche la sfortuna. Perché se c’era un uomo
che non si doveva infortunare prima di una serie del genere era Alessio Sabia. Invece
si è fatto male proprio lui, costringendo Binella a soluzioni difensive estreme
per tenere a bada Tessitori, il centrone avversario. La più gettonata Iozzi,
stoico nel cercare di contenere un rivale cui concedeva molti centimetri e moltissimi
chili.
Sfortuna all’ennesima potenza per Milano, che ha immolato il ginocchio destro nel momento migliore della partita. Segnando il canestro del +5 nel terzo periodo è caduto male; in attesa di diagnosi ufficiali, tutto fa temere per un guaio grave. In bocca al lupo, sperando di rivederlo presto sul parquet: se la grinta che mette solitamente sui 28x15 la utilizza anche per il percorso di guarigione, brucerà agilmente le tappe.
DETTAGLI - I dettagli ancora una volta sono stati dalla
parte di Fucecchio. Prendiamo due situazioni analoghe: quattro azioni di cui
bastava che una sola finisse in modo diverso per avere un epilogo differente. Overtime,
sedici secondi al termine, Sprugnoli ha due liberi per andare a +3, li fallisce
entrambi, si rimane +1. Possesso casalingo, mucchio selvaggio, due liberi per
Gazzarrini. Doppio ciuff e +1 Fucecchio con un secondo e sei decimi sul
cronometro.
Rimessa più o meno nello stesso punto dove a marzo Sprugnoli aveva servito Menconi per la tripla decisiva; stavolta pesca Allemann sotto canestro liberato da un blocco energico di Benincasa per un appoggio al vetro che dal vivo (e ahimè, ancora di più rivedendo le immagini) sembra abbastanza comodo. La palla però rimbalza sul ferro e non entra. Riavvolgendo il nastro alla fine dei regolamentari, la tripla di Orsini contestata da Iozzi carambola in qualche modo nelle mani di Orsucci che appoggia, lui sì comodamente, al tabellone per il 69-69.
IL PROTAGONISTA - Luca Falchi, classe 1992, maglia numero 1,
una lunga militanza in queste categorie tra la Juve Pontedera, Empoli, Prato e
Fucecchio, inventava la tripla spaziale che riapriva i giochi, dal 64-68 al
67-68 a ventitré secondi dal termine. Ma da quanti metri ha tirato? Aveva i
piedi sulla linea blu che delimita la zona di prima linea per la pallavolo,
posta a tre metri dalla metà campo. Quel tipo di tiro lo concedi, non c’è
bisogno di fermare il cronometro. Ovviamente a parere nostro. Poi se l’avversario
ti silura da quella distanza gli puoi solo dire bravo. Ed è quello che va fatto
all’artefice delle due bombe che sostanzialmente hanno messo il marchio sulle
due gare della serie.
SDENG - 10/24 ai liberi. Perché si può parlare quanto si
vuole dell’attacco alla zona, utilizzata per larghi tratti dagli avversari,
della marcatura su Tessitori, del cambio sistematico in difesa, di mille
variabili tattiche, degli errori di questo o della bravura di quell’altro. Poi però
a cronometro fermo fai dieci su ventiquattro. In uno sport di statistiche,
questa fa più effetto di altre. In una gara punto a punto, questa fa più male
di altre.
GLI ULTIMI TRE MINUTI - Dopo i due liberi di Allemann del +4
(68 a 64) a 2’55” dal termine dei regolamentari la Mens Sana ha avuto sei
possessi per alimentare il vantaggio. Non li ha sfruttati, segnando soltanto un
libero con Pannini quando Fucecchio era tornata a -1. Una volta raggiunta quota
77 nel supplementare (77 a 74) a 3’01” dal termine sono state sette le
opportunità per fare un passettino in più. Anche qua il tabellone è rimasto
fermo.
IL TABELLINO - Menconi 3, Pannini 15, Iozzi 9, Sprugnoli 7,
Giorgi, Benincasa 2, Allemann 12, Milano 6, Del Cucina, Santini, Bovo 2,
Tognazzi 21.
L’ALTRA SEMIFINALE - Altopascio - Laurenziana 81-73,
Altopascio vince la serie 2-0.
E ORA? - E ora non è semplice ripartire. Perché la delusione
è grande, a caldo troppo grande. Serve sicuramente qualche giorno per sbollire
prima di mettersi lì e studiare come ristrutturare questa squadra. Potrebbe tornare
giù Cus Pisa, che nel 2021 vinse il campionato, sotto 2-0 con Valdisieve nel
playout, non ci sarà di mezzo il Costone che progetterà negli esclusivi stabilimenti
balneari di Prato Ranieri l’assalto ai piani alti della Gold, probabilmente
neanche Fucecchio che parte favorita in finale contro Altopascio. Qualche innesto
servirà, non foss’altro per dare nuova linfa a un ‘progetto di crescita
pluriennale’ che però deve fare i conti con uno stop davvero doloroso.
Sfortuna all’ennesima potenza per Milano, che ha immolato il ginocchio destro nel momento migliore della partita. Segnando il canestro del +5 nel terzo periodo è caduto male; in attesa di diagnosi ufficiali, tutto fa temere per un guaio grave. In bocca al lupo, sperando di rivederlo presto sul parquet: se la grinta che mette solitamente sui 28x15 la utilizza anche per il percorso di guarigione, brucerà agilmente le tappe.
Rimessa più o meno nello stesso punto dove a marzo Sprugnoli aveva servito Menconi per la tripla decisiva; stavolta pesca Allemann sotto canestro liberato da un blocco energico di Benincasa per un appoggio al vetro che dal vivo (e ahimè, ancora di più rivedendo le immagini) sembra abbastanza comodo. La palla però rimbalza sul ferro e non entra. Riavvolgendo il nastro alla fine dei regolamentari, la tripla di Orsini contestata da Iozzi carambola in qualche modo nelle mani di Orsucci che appoggia, lui sì comodamente, al tabellone per il 69-69.
Stefano Salvadori
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