giovedì 9 gennaio 2020

Oggetti smarriti: I tubetti di Voltaren di Ksistof

Un attimo. Sappiamo benissimo che noi in questa rubrica non ci potremmo stare. In un ipotetico armadietto di memorabilia, saremmo graditi come un piccione malato in una città che teme la peste. Eppure ci siamo, gioco forza. Anzi, in certi frangenti siamo stati decisivi per il risultato, quando la tenuta fisica del nostro assistito vacillava. 
 
Sorreggere e portare a spasso il peso di un uomo di 210 centimetri e pesante 110 chilogrammi non deve essere un gioco da ragazzi per una colonna vertebrale. Figuriamoci poi se l’uomo in questione è un atleta professionista e di mestiere fa il giocatore di pallacanestro. D’altronde, è anche vero che il talento infuso dal buon Dio nel suddetto atleta non poteva andare sprecato; quelle mani da miniatore, adatte a maneggiare con delicatezza l’arancia di cuoio e a far sembrare il canestro largo come un cratere lunare, dovevano avere la migliore ribalta possibile. Ci voleva un sostegno, un aiuto, e allora eccoci qui: una bella confezione di tubetti di antidolorifico ad uso e consumo esclusivo del gigante del baltico, Ksistof Lavrinovic. 

Un giocatore irreale, che a detta di molti ha cambiato definitivamente il concetto di centro nel basket contemporaneo, influendo sulle scelte e sulla formazione della nuova generazione di giocatori, quelli che attualmente popolano i parquet di tutto il globo. Nessuna zona del campo gli risultava sgradita, era geneticamente pensato per essere multifunzionale. Interno come formazione, esterno per doti e vocazione, disorientava a tal punto gli allenatori avversari che qualcuno era stato visto usare il sacchetto dei numeri della tombola per decidere il difensore da affibbiargli. Unico parametro di confronto possibile: il fratello gemello Darjus, anche lui avviato ad una carriera niente male.

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Al suo arrivo a Siena non furono pochi i problemi di comunicazione, visto e considerato che l’unico idioma parlato prevedeva l’alfabeto cirillico. La lingua inglese l’aveva sentita, forse, in qualche canzone alla radio o letta in qualche marca di bevande gassate. Per fortuna, in loco, ‘Scisto’ troverà Rimantas Kaukenas, che è un po’ come andare in pasticceria e trovare Iginio Massari. Rimas sarà fondamentale non solo per il suo inserimento, ma anche per far comprendere al connazionale un concetto che vale oro: Lavrinovic da titolare può essere fortissimo, ma da sesto uomo può addirittura risultare letale. E infatti così è. 

Nel suo primo anno in Eurolega, giocando poco più di 20’ di media, è il secondo realizzatore della squadra, dietro solo a quella trottola magica di Terrell. Lo vedi entrare dalla panchina, iniziare a prendere posto vicino a canestro e poi, da esperto derviscio, ruotare sulla schiena e andare in cerca di nuovi lidi, più lontani e inesplorati; dopo il primo ribaltamento lui è già lì, dove meno te lo aspetti, oltre l’arco, ad attendere paziente lo scarico, che arriva puntuale come un treno giapponese. Ricezione, lunghe leve che si muovono in alto, rilascio vellutato e canestro. Quell’anno tira con percentuale irreali: 62% da 2 e (udite udite) 58% da tre, il migliore di tutta la competizione, cosa che si ripeterà anche nel 2011.

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Se in Eurolega molti centri blasonati fanno una fatica bestiale contro Ksistof, in Italia è proprio previsto un percorso di riabilitazione emotiva per coloro che incontrano il lituano sulla propria strada. 31 vinte e 3 perse il primo anno, 29 W a fronte di una sola sconfitta quello successivo, e andrà avanti così per un pezzo, almeno fin quando Lavrinovic sarà presente sulle lastre. Un ruolino di marcia irripetibile. Il problema, però, è che stare al passo con quella macchina perfetta di tempi e movimenti che era la Mens Sana di Pianigiani significa sottoporre il proprio fisico ad uno stress non indifferente

Non tutti sono David Moss, che a noi antidolorifici ci ha visti solo in forma di pasticca per il mal di testa post-serata-allegra. Hai voglia a centellinare le energie. Il corpo di Ksistof avrebbe avuto bisogno di un po’ più di pausa in più, non i ritmi frenetici di quelle stagioni. Ed è qui che siamo spesso intervenuti (anche) noi. Perché per diventare un campione ci vuole costanza e nonostante gli acciacchi Ksistof ha sempre risposto presente nei momenti decisivi, mettendo ben più di un mattone sul muro dei tanti successi biancoverdi. 14 trofei in 5 stagioni e due titoli di mvp (Coppa Italia e Supercoppa) in una stagione 2011 davvero indimenticabile. 

Se a noi tubetti può essere riconosciuto un merito, è quello di essere sempre stati a disposizione; non è stata una fatica, anzi, un onore. A ben guardare infatti, accanto ai play funambolici, ai capelli di Stonerook e alla batteria di inossidabili italiani, a fare da perno a quelle grandi squadre c’era proprio lui, Ksistof Lavrinovic da Vilnius. 




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