A far balenare l'idea era stato, già dopo un mesetto di campionato, vedere gli alti e bassi della Mens Sana tra un momento e l'altro della partita. Ad alimentarla era stato vedere la necessità di costruirsi assetti affidabili al di fuori del quintetto base. Perché non cambiare i titolari? L'idea torna adesso per motivi diversi: perché non conta chi inizia le partite ma chi le finisce. E chi le inizia le inizia male.
Un anno fa il cambio del quintetto dette nuova linfa alla stagione della Mens Sana. Poi non parliamo di un precedente che ha fatto la storia della pallacanestro: non è il fatto che abbia funzionato in Serie B a renderlo un caso di scuola oggi che roster e contesto sono completamente diversi. Ma la pallacanestro è piena di titolari che partono dalla panchina, abolendo la necessità del concetto che i più forti sono i titolari e i meno forti sono i panchinari. Primariamente per dare al secondo quintetto uno spessore tecnico che altrimenti rischia di non avere (al momento i cinque panchinari della Mens Sana messi insieme fanno 16.9 punti, sui 73.9 di media di squadra). Poi magari anche per allungare le rotazioni, per inseguire la chimica migliore tra quintetti, ed evitarne uno di soli realizzatori e un altro in cui non c'è nessuno che riesca a crearsi un tiro, per circondare ognuna delle proprie risorse dei compagni giusti per valorizzarle.
Un mese fa l'obiezione era stata che il roster di quest'anno non permette di mescolare le carte più di tanto. E' bastata questa consapevolezza, sensata, per rimuovere il pensiero. Provando a tenere sempre almeno un americano in campo, anche i quintetti con più "seconde linee" hanno un realizzatore affidabile. Oggi il punto non è proporre di farlo comunque, c'è chi ha competenze superiori e conoscenza quotidiana degli uomini e delle dinamiche per fare valutazioni più accurate su questo. Oggi il punto è semplicemente di tornare a porre un ragionamento, una domanda: veramente questo roster non permette di provare un quintetto diverso? Alla luce di quello che ha detto questo inizio di stagione, veramente qualcosa di diverso sarebbe per forza un peggioramento? Tanto più dopo una partita, quella di Roma, che si è spaccata nel primo e nel terzo quarto, coi titolari in campo.
Quali sono le alternative? Ognuna delle possibilità sembra oggi meno insensata di quanto sicuramente sembrava un mese fa. Partiamo dagli esterni: nulla darebbe forza al "secondo quintetto" più di fare partire dalla panchina uno degli americani, ma non è contemplato, non è discutibile, non al momento, perché sono entrambi imprescindibili (certo al loro meglio, non nelle giornate storte), sono gli unici due generatori di gioco e per la profondità attuale del perimetro mensanino farli giocare di meno non sembra un'ideona. Però....
Altra alternativa: Ranuzzi dalla panchina. Obiezione: Ranuzzi sembra più un elemento stabilizzatore del quintetto piuttosto che uno che dà il cambio di marcia entrando a partita in corso. In realtà non ce n'è la prova, magari in un ruolo diverso potrebbe anche catalizzare la sua energia per un tipo di gioco diverso capace di dare impatto. Al suo posto potrebbe partire Borsato in un assetto che già funziona, anche se usarlo subito significa privarsi di un assetto efficace e mirato a gara in corso. Magari avrà senso nel giorno in cui arriverà un altro esterno di qualità (al momento è fantascienza pensarci, per essere chiari). O magari potrebbero partire in quintetto Bucarelli o Cacace, e sarebbe una scelta da naif o da fenomeni, ma con una sua logica.
E' però sulle caratteristiche molto marcate dei lunghi che gli avversari riescono a fare scelte tattiche incisive sulle partite: in difesa battezzando Udom, in attacco mettendo in mezzo DiLiegro in contesti dinamici. Anche qui, partire con un assetto leggero (Cucci o Udom pivot, o Ranuzzi finto lungo), oltre a esasperare da subito le scelte tattiche, priverebbe di un'arma affidabile e utile a partita in corso. Cucci "4" titolare avrebbe meno atletismo di Udom, ma il suo attuale 3/10 da tre è già meglio del 5/30 di Mattia, per quanto non una sentenza. E la sua presenza forse aiuterebbe a tamponare alcune difficoltà di DiLiegro, mentre sull'impatto di Udom dalla panchina parla il precedente dell'anno scorso ad Agrigento.
E poi c'è Marini, uno che l'anno scorso giocava 14' di media a Trieste: in Gold, settimi in classifica in Gold al pari di Agrigento e Ferentino, quindi non in un contesto qualsiasi ma competitivo. Quest'anno in quattro partite su undici non è entrato, e le partite in cui è stato più impiegato sono stati gli otto minuti a Trapani e gli otto e mezzo ad Agrigento. Nessuno ignora quanto sia soggetto a vuoti di sceneggiatura, anche importanti. Ma in questo momento non lo è forse (e poi come) anche DiLiegro? Che dalla panchina potrebbe essere il riferimento offensivo del secondo quintetto, contro il secondo quintetto avversario, almeno in questa fase in cui ha bisogno di rimettersi in sesto. A inizio stagione sembravano tutte eresie. Oggi a guardarle bene forse nessuna lo è totalmente.
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