Se Agropoli era stata la partita che aveva sentenziato definitivamente la schizofrenia di questa squadra, Roma potrebbe essere stata la definitiva dimostrazione dei limiti mentali e caratteriali che la formazione di coach Ramagli si porta dietro. Ma ci sono altre spiegazioni alla disfatta in terra capitolina?
Fisicità
Qualche giorno fa
parlavamo di ciò che per la Mens Sana doveva girare bene per riuscire a portare la partita nei suoi binari. Riassumendo i biancoverdi devono
sovrastare fisicamente l'avversario per competere al meglio delle loro possibilità. Nel primo e terzo quarto (quelli più negativi) giocati contro Roma è successo
l'esatto contrario: da una parte c'era una squadra con la voglia e l'aggressività per arrivare su tutti i palloni, dall'altra una squadra che
camminava su e giù per il campo. È il modo migliore che può scegliere la Mens Sana per prendere un'imbarcata, anche perché è raro trovare squadre che come Agropoli sono così propense a spegnersi nell'arco di cinque minuti.
Eseguire senza attaccare
Proprio come contro Agropoli i biancoverdi sono scesi in campo con in testa soltanto il piano partita da eseguire. Li abbiamo visti diligenti nel cercare costantemente la palla in post basso, nel muoverla lentamente e prevedibilmente. Così concentrati sul fare quello che ritenevano giusto 'a priori' da non fermarsi mai per dieci minuti a chiedersi quanti pericoli avessero creato in quel modo alla difesa romana (spoiler: pochi). Ramagli ha dovuto sconvolgere il quintetto e trovare risorse inaspettate (Cacace su tutti) per riuscire a rimetterla parzialmente in piedi, salvo essere rispazzato via quando sono tornati i titolari.
Roberts
A questo punto è inevitabile parlare delle note dolenti: che senza un Roberts pienamente in partita la Mens Sana possa fare a meno di presentarsi credo sia ormai chiaro a tutti. Il numero 23 non ha mai trovato spazio per essere pericoloso e, come spesso gli succede in questi casi, ha finito per intestardirsi in conclusioni fuori equilibrio e senza ritmo. Nelle partite più negative abbiamo visto come Roberts abbia difficoltà a riciclarsi in altri ruoli quando quello di terminale offensivo gli è negato (vuoi dalla difesa avversaria o vuoi da sue difficoltà). Per intenderci: i tiri da cinque metri in fade away vanno bene quando sei in ritmo e striscia positiva, e infatti tende a metterli in quei casi; sono la scelta sbagliata quando la partita ti ha detto in tutti i modi che non è la tua giornata. Sono questi i momenti in cui un leader dovrebbe trovare modi diversi per rendersi utile e pericoloso, soprattutto se la difesa avversaria è molto attenta su di te e hai la possibilità di creare per i compagni.
Gli americani
Bryant ha dimostrato in alcune occasioni di poter battere il suo marcatore, salvo farlo raramente e spesso senza trovare fortuna sotto un canestro che Roma ha presidiato bene. Su DiLiegro c'è poco da dire: le sue condizioni le conosciamo, dei problemi che apre in difesa (specialmente sul pick and roll) ne abbiamo parlato spesso. In una partita come quella di ieri, in cui è stato a sedere per un quarto e mezzo, tornando praticamente freddo in campo, mi avrebbe sorpreso se fosse riuscito a fare meglio di quanto ha fatto (tra l'altro vistosamente zoppicante a tratti).
Spogliatoio
Questi sono tutti aspetti su cui Ramagli dovrà riflettere in settimana, ma quando il coach biancoverde parla di un atteggiamento che non è piaciuto non parla certo di fantomatici problemi di spogliatoio. Parla piuttosto di una difficoltà nel coinvolgere emotivamente i suoi giocatori che ormai sta diventando sistemica. Una difficoltà che per un coach come Ramagli è particolarmente sentita, soprattutto in un gruppo non dotato di grande talento e che dovrebbe fare la differenza proprio a partire dalla voglia di spaccare le partite. Questa è la vera sfida dello staff biancoverde al momento, più dei problemi dell'attacco o degli acciacchi di DiLiegro. Se Ramagli non riuscirà a scuotere i suoi giocatori potrebbe diventare un campionato molto complicato.
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