lunedì 28 dicembre 2015

Dove sta il Truck

Truck Bryant meriterà un giorno un post di scouting serio con l'aiuto di qualcuno che se ne occupa di lavoro, per quanto sono marcate e condizionanti le sue caratteristiche e per quanto la stagione della Mens Sana sta continuando a dipendere dalle sue prestazioni. Ma intanto qualcosa si può dire già oggi.

Non è particolarmente originale ma fa sempre un certo effetto vedere la correlazione tra le cifre di Bryant e i risultati di squadra: disarmante. Segna 10.4 punti nelle sconfitte (con 11.4 tiri) e 19.9 nelle vittorie (con 13.3 tiri), praticamente il doppio. Tira col 33.3% da due e il 23.5% da tre nelle sconfitte e il 55.5% da due e il 42.9% da tre nelle vittorie. Sarebbero sbilanciati anche i dati su falli subiti e viaggi in lunetta, ma dipende dalle giornate fuori dal comune con Agropoli e Ferentino, Comunque nelle sconfitte non è mai andato oltre i 15 punti. Nelle vittorie ha segnato meno di quella soglia, 15 punti, solo due settimane fa con Rieti, quando alla prima gara da sesto uomo ha avuto il minimo di minuti (22'30") e tiri presi (9), ma non è una partita che si ricorda come negativa, anzi.

Sicuramente è l'ago della bilancia della Mens Sana. Altrettanto sicuramente, a dispetto di quanto le sue caratteristiche evidentemente marcate influenzino legittimamente le valutazioni su di lui, ha dimostrato coi numeri di avere valori che in questo campionato possono fare la differenza. Visto che le sue prestazioni sono così legate ai risultati di squadra, il passo naturale è chiedersi cosa le influenzi. Si sono trovate, anche abbastanza presto, avversarie che hanno saputo toglierlo dalla partita, orientandola perciò così nella loro direzione. Come?

Per limitarlo come attaccante le avversarie provano a mandarlo a sbattere contro un muro, togliendogli sbocchi con raddoppi e aiuti soprattutto a chiudergli l'area, obbligandolo a palle perse ed errori al tiro a meno di giocate eroiche su cui però non si può campare per una partita intera. Per metterlo in difficoltà come playmaker, invece, l'abc richiede di mettergli pressione quando porta palla per costringerlo alla persa. Togliere poi le prime opzioni ai suoi passaggi, oscurargli la visuale, portarlo col corpo (anche del lungo a 7 metri da canestro) lontano da dove vorrebbe, rompe i giochi e/o lo obbliga a letture che non sempre brillano per acume.

Se è così facile, perché non lo fanno tutti? A volte per limiti nel piano partita, a volte per limiti nella sua applicazione, a volte perché non tutte le avversarie hanno gli uomini giusti per farlo, a partire dalla pressione. A volte perché lui riesce a mettersi comunque in partita, soprattutto nei giorni in cui gli entra il tiro in sospensione (per evitare di andare a cercare guai in area, sebbene abbia corpo e doti per assorbire contatti e conquistare falli). Perché la squadra si avvantaggia delle sue migliori giornate al punto che coincidono con le vittorie? Per più motivi, tra cui la minor pressione su altri (su tutti Roberts, che ha una leadership meno naturale). Ma soprattutto perché dei suoi punti c'è bisogno come l'aria, senza non si va lontano.

"Se gli si chiede di far canestro lo sa fare, la sua crescita passa dalla capacità di essere un po' più point guard - ha detto domenica Ramagli -. Oggi riesce a fare cose con cui faticava un paio di mesi fa: con Ferentino di sua iniziativa a un certo punto ha fermato l'attacco e ha chiamato un gioco, pensando che la cosa migliore per la squadra non fosse una sua conclusione, ma una chiamata diversa. Ma noi dal suo apporto di punti possiamo prescindere poco". Perché avere avere più playmaking da lui sarebbe fantastico, sebbene al momento molto ambizioso, ma al momento basta che sia in condizione di cavalcare i suoi istinti offensivi per fare la differenza.

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