Una riflessione circostanziata di Francesco Anichini, che consiglio, tiene aperto il tema caldo su quale sia, e con quali caratteristiche, il seguito attuale della Mens Sana. Difficile pensare di avere grandi certezze o anche solo risposte, ma intanto è sensato interrogarsi su come si sia arrivati alla base attuale: figlia, argomento molto sentito anche su questo blog, di passioni antiche, molto più che che del decennio di trionfi recenti che ha allargato pochissimo lo zoccolo duro, e Panem et Circenses analizza anche questo.
Qui via via si era parlato della campagna abbonamenti ideale, di quella effettiva, di quello che succede non lontano da qui (Pistoia). La riflessione su come il doppio salto di categoria in un certo senso rischia di normalizzare anche una realtà non normale come la Mens Sana prosegue con una più specifica declinazione, che era stata solo accennata, sul numero di persone che si riescono a muovere.
Dunque, la scorsa stagione la media dell'A2 Gold è stata di 1968 spettatori, quella dell'A2 Silver è stata 1528, quella delle 32 squadre dei due campionati messi insieme (forse il dato che fa testo, alla luce della riforma intervenuta) è stato 1747 spettatori. Dieci squadre su 32 hanno portato più di 2000 spettatori di media al palazzetto, in quattro sono state sopra i 3000 di media: Verona (3451, campionato di vertice), Trapani (3079) e Biella (3079) in Gold, ma il primato è stato di Treviso in Silver con 4311.
Otto squadre su 32 l'anno scorso hanno avuto un'affluenza maggiore della Mens Sana (in B): le quattro citate, più Trieste (2921) e Torino (2611 - promossa, e "sostituita" dalla Fortitudo) in Gold, più Reggio Calabria (2691) e Ferrara (2343) in Silver. La maggior parte saranno ora nel girone Est, nell'Ovest (quello della Mens Sana) ci saranno Trapani, Biella e Reggio.
Fenomeno fuori categoria per la B, con le centinaia di persone che portava in trasferta, i duemila abbonati e i 2262 spettatori di media in casa, la Mens Sana non sarà più un caso unico (e come tale non sarà più vista, ma questo è un altro discorso) in un A2 in cui - come si era detto - Treviso, Reggio Calabria, Verona e Trieste, più la neopromossa Fortitudo, hanno dimostrato l'anno scorso di poter andare sopra i 4000 spettatori per singole partite.
Tutto assumendo, arbitrariamente, che la Mens Sana confermi i numeri dell'anno scorso, poi ci sono scuole di pensiero opposte: che gli spettatori aumentino all'aumentare della categoria, al ritorno a un basket di un certo livello, con gli americani, comunque l'A2, con piazze importanti; oppure che gli spettatori diminuiscano, se saranno confermati pronostici che vaticinano un campionato difficilmente di vertice, con una squadra costruita con altre logiche (rispettabili e rispettate, ma diverse), e con meno vittorie è più difficile accendere gli entusiasmi legati ai risultati.
I numeri sono una parte della riflessione. Sono lo spunto per parlare da una parte dei rapporti di forza e di grandezza della Mens Sana rispetto alle sue nuove avversarie e all'interno del suo nuovo contesto. E dall'altra parte per proseguire il ragionamento, sicuramente già avviato, sul lavoro da fare a Siena. Non una questione da affrontare adesso, con la squadra ancora da chiudere, al culmine di un'estate in cui sono state tante le faccende di reale importanza e maggiore urgenza affrontate: la società da fare, il settore giovanile da far ripartire, un progetto tecnico da costruire senza le risorse dello sponsor... Sono state evidentemente tante le cose a cui pensare e lavorare.
Il tempo per pianificare le strategie, cittadine ed extra, arriverà piuttosto durante la routine stagionale, per farsi trovare pronti in vista dell'anno prossimo. Senza lasciare che la prioritaria attenzione ai risultati e alle urgenze del campo le facciano passare in secondo piano, come è stato l'anno scorso quando le prime difficoltà e il divieto di fallire hanno finito per far passare in cavalleria iniziative forse discutibili e non vicine al modo personale di ciascuno di vivere lo sport, ma con una logica apprezzabile e con una visione, ovvero il terzo tempo e tutta la questione di uno sviluppo nella direzione del cosidetto "tifo sereno". Una volta passata la stanchezza per le incombenze affrontate fin qui, arriverà il tempo di ridarsi lo slancio desiderato.
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