La Mens Sana ha vinto. A prescindere dall’aver perso la finale col Costone. Essere arrivata a lottare per il campionato fino all’ultimo atto della stagione e aver riacceso la passione della propria gente, ritornata calorosa a seguire le vicende della squadra come non succedeva da troppo tempo, sono i successi più belli e importanti che potevano esserci. Con la prospettiva, allettante, che margini per migliorare ce ne siano ancora, non solo a livello di serie C.
IL GIUDIZIO SULLA STAGIONE
È stata un’annata super positiva. Per più motivi. In primis l’aspetto sportivo, con una squadra che è cresciuta ed ha progressivamente alzato l’asticella dei suoi obiettivi stagionali. Scoprendosi per di più forte e competitiva in maniera quasi sorprendente (ma fino a un certo punto). Il contesto, inteso come pubblico, è cresciuto a sua volta. Ed è questa la vittoria più bella: perché essere partiti dai 300 a inizio anno in esilio forzato al PalaCorsoni (con un match sospeso per il blackout del tabellone e conseguente eliminazione dalla Coppa) ed essere arrivati ai 2600 ufficiali delle finali testimonia la crescita di tutta la Mens Sana e quanto di buono è stato fatto per riportare la pallacanestro al centro delle attenzioni della città.
LA CHIAVE
La stagione ha rappresentato la conferma del livello, umano oltre che tecnico, dei vari Pannini, Tognazzi, Iozzi, Sabia. La cosiddetta vecchia guardia ha dimostrato di poterci stare, oltre che di essere esponenzialmente maturata. Gente che c’era anche nelle categorie inferiori e che ha dato prova di poter stare, anche in maniera decisiva, ai massimi livelli regionali. Gli innesti estivi dei vari Marrucci, Puccioni e Prosek sono stati certo molto importanti per far salire il tasso tecnico della squadra. Ma la vera forza della Mens Sana è stata poter contare su gente che c’era anche negli anni precedenti e che, in continuità con quanto fatto prima, ha cementificato il gruppo, portando avanti valori di attaccamento e orgoglio per i colori della Mens Sana che hanno contagiato positivamente tutto l’ambiente.
IL MOMENTO PIÙ DIFFICILE
La serie con San Vincenzo è stata drammatica (sportivamente parlando). Per l’equilibrio che si era visto sin dalla poule promozione tra le due squadre, che infatti si erano reciprocamente strappate il fattore campo, e per l’evoluzione della serie di semifinale. Dopo il 2-0 casalingo ottenuto con un canestro all’ultimo secondo e un’altra partita vinta all’overtime, erano arrivate le trasferte senza vittoria a San Vincenzo: prima una sconfitta di misura e poi il nervosismo dopo il più pesante ko di gara-4 condito dalla questione-Bianchi. Gara-5 al PalaEstra però ha riconsegnato non solo la vittoria ma anche un pubblico accesso e caldo come non si vedeva da tempo. Il tutto unito ha un crescente entusiasmo con cui è stata affrontata la proibitiva (sulla carta, valori tecnici alla mano) finale derby col Costone.
IL MOMENTO DECISIVO
Lontano dalle luci dei riflettori dei playoff e delle finali, la vera svolta dell’annata mensanina è arrivata al PalaMacchia lo scorso 2 dicembre: la vittoria sul Don Bosco, ribaltato negli ultimi 3 minuti di partita da un -6 al +1 finale. Partita di difficoltà assoluta, perché i labronici erano in un momento di grande fiducia. Ma non solo: l’incontro valeva il primato al termine del girone di andata. Una volta conquistato, la Mens Sana ha capito che aveva tanta fame e grande ambizione e che, soprattutto, poteva e doveva giocare per vincere. La vittoria nel girone, l’arrivo alla seconda fase con il miglior record di vittorie, i playoff con il vantaggio del fattore campo nelle semifinali sono figli di quella consapevolezza maturata in una serata di inizio dicembre a Livorno.
IL PROTAGONISTA
È stato l’anno della sua consacrazione anche come uomo-squadra, oltre che come realizzatore. È stato l’anno di Vittorio Tognazzi, il giocatore più cercato in attacco, quello che si è preso le maggiori responsabilità. Si ricordano i 33 punti con la Fides Livorno (altro spartiacque non di poco conto nella stagione mensanina), così come i 27 in gara-2 di finale vinta in casa del Costone. Insomma, quando si è acceso Tognazzi, tutta la Mens Sana ha accelerato i suoi giri. Lo dimostra anche il fatto opposto: quando è stato ben marcato o ha reso meno, la squadra ha fatto più fatica. La dimostrazione: gli appena 4 punti messi a segno nel 63-41 subito in poule promozione in casa del Costone. Più in generale, però, Vittorio ha giocato con maggiore senso di responsabilità. Certo, continuando di tanto in tanto a fare forzature e prendersi i suoi "tanti" tiri a partita. Ma anche capendo che doveva prenderseli per ciò che rappresentava all'interno del gruppo. Il peso specifico di un giocatore si misura anche in queste cose.
L'ALLENATORE
Di Paolo Betti si sapeva poco a inizio anno ma se ne sentiva parlare un gran bene. Si diceva che fosse un allenatore che aveva bisogno di confermarsi anche lontano da Castelfiorentino. E così è effettivamente stato. Per di più in una piazza storica e non banale come Siena. Paolo Betti ha sempre dimostrato grande umiltà oltre che etica del lavoro. Doti non scontate ma che hanno aiutato anche lui a crescere insieme ai suoi ragazzi. La simbiosi con la squadra e con i tifosi è sembrata totale. Un legame che si è rinforzato dopo ogni partita, senza eccessi né platealità. Era l’uomo giusto nel posto giusto al momento giusto. Sia per lui a livello personale che per la storia attuale della Mens Sana.
IL LAVORO FUORI DAL CAMPO
Ma l’interesse cresciuto attorno alla Mens Sana in città è un fattore che premia anche il lavoro fatto lontano dal campo. Lo spin-off dalla Polisportiva, la presidenza di Francesco Frati, l’arrivo di nuovi sponsor e il costante rapporto con istituzioni e altri enti cittadini. Il nome Note di Siena sulle maglie, così come Confapi, quello di Betsson: il nuovo logo disegnatp da Guido Bellini con un bellissimo richiamo al passato e alle "lastre" di Piazza del Campo. E poi il rapporto con Io tifo Mens Sana che ha rinsaldato e rafforzato il legame con la piazza. Aiutato anche da eventi come il ritorno a Siena di Crespi, Magro e Ress e il ritiro della maglia numero 14. C’è molto di buono in tutti questi aspetti. Compresi quelli del tifo organizzato che ha visto aggregarsi attorno ai vecchi ultras anche nuove generazioni di giovani tifosi. La Mens Sana e la sua gente stanno tornando. Anzi, sono tornati. Qualcuno c'è sempre stato, come il direttore Riccardo Caliani, che ha dimostrato grande sapienza nelle scelte organizzative e di mercato. In sintesi, c'è un seguito che cresce e una piazza che ha dimostrato di volerci e poterci essere. Il legame adesso va stretto ancora di più con nuove ambizioni e rinnovate prospettive di crescita.
LE PROSPETTIVE
Si parla tanto di un ripescaggio e di un nuovo ascensore per far salire in estate la Mens Sana, in quanto finalista in Serie C, e riempire gli slot lasciati vuoti da rinunce o altro in B interregionale. Qualcuno paventa anche l’ipotesi di scambiare il titolo sportivo con qualche altra società del piano superiore. Sembrano, a oggi, solo ipotesi. Fantasiose fino a un certo punto. Perché la concreta verità è che la piazza merita di stare in categorie superiori. La dimensione della Serie C è limitante per i numeri fatti registrare quest’anno in viale Sclavo. E allora vietato dire no a simili ipotesi, anche perché sarebbe la quarta promozione dalla Promozione a oggi senza che sul campo la Mens Sana, di fatto, vincesse un campionato. Ma bando alle ciance, serve anche quello: perché riassaporare la soddisfazione della vittoria aiuterebbe a compattare l’ambiente e far crescere ulteriormente il seguito. E poi perché stiamo parlando della Mens Sana. La politica della crescita a piccoli passi ha premiato fino a oggi ma l’ambizione, a non troppo-lungo termine, deve essere il ritorno tra i professionisti. Anche per rigenerare un settore giovanile che sia sempre più attrattivo e in grado di produrre giocatori in grado di stare possibilmente sempre più in alto. La prima squadra deve essere il traino per tutto questo. Per questo è giusto mentalizzarsi per una rifondazione del gruppo che, dopo la finale persa con il Costone, sembra essere arrivato a fine ciclo. Ma anche per evitare di chiedere sforzi che non potrebbero sostenere a questi straordinari ragazzi che hanno composto il gruppo squadra 2023/‘24.
Tomorrow comes today, cantavano i Gorillaz. Così è per la Mens Sana.
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