domenica 26 maggio 2024

E' già domani

Ha vinto Siena. Non è retorica, anche se è quanto di più retorico si possa dire. Ma allontanandosi di un passo dalla scena per ammirarla meglio, e capirla, ha vinto il fuoco del basket a Siena

Come brucia. 

Come scalda. 

Ha vinto Siena, e non vuol dire ignorare il verdetto del campo e non riconoscere i meriti della parte di Siena che ha vinto, come se esserci riusciti non contasse. Alla vittoria del campionato del Costone, promosso in Serie B Interregionale battendo 3-2 la Mens Sana, spetta l'onore che si è guadagnato chi si dimostra il migliore: peraltro non per un estemporaneo stato di forma durato lo spazio di una serie, come a volte succede nel basket, ma per una superiorità sulle avversarie dimostrata in quasi otto mesi di stagione fino alla finale. Una superiorità certo scritta nel pedigree, nello status e nel livello qualitativo degli uomini che sono stati scelti per raggiungere questo obiettivo. Ma solo chi non conosce lo sport, e il basket, e il basket senese, e in particolare quell'incredibile parte di storia che l'ha visto vincere otto scudetti - molti dei quali coi favori del pronostico -, ecco solo chi non conosce gli insegnamenti della cultura sportiva a cui abbiamo avuto la fortuna di nutrirci nei decenni può, a mente sgombra, sminuire il valore agonistico e umano che c'è dietro stagioni vincenti di questo tipo. 

Certo, meglio partire attrezzati più di ogni altro, al punto da meritarsi favori del pronostico, piuttosto che no, disse Lapalisse. Ma solo chi sa aggiungerci dedizione quotidiana e qualità del lavoro, oltre alla fortuna che nello sport conta sempre, riesce a tradurre le aspettative in faticosa vita reale, premiato più dalla soddisfazione della missione compiuta che dalla gioia di aver vinto concessa solo a chi può vivere il percorso con la leggerezza dell'outsider. E sono riflessioni che travalicano la sola parte costoniana: riconoscere i meriti di chi ha vinto, oltre a essere l'essenza dello sport, è un attestato solido del valore di chi dall'altra parte ha sfiorato l'impresa. Di certo, se sul campo nulla è scontato e dunque neanche la vittoria del campionato di una squadra così strutturata, nei pronostici estivi non avrebbe stupito nessuno immaginarsi di arrivare a fine maggio col Costone a giocarsi la promozione, magari contro Prato o altre squadre. Quello che era inimmaginabile, e qui si entra in una sfera diversa, era di arrivare qui e trovarci la Mens Sana. 

Si gioca per vincere e arrivarci vicini brucia, sennò non sarebbe competizione. Ma, a parte le implicazioni belle forti sulla categoria in cui si giocherà l'anno prossimo, non è buonismo dire che questa stagione per la Mens Sana è un campionato vinto. Lo è stato a livello tecnico, mettendosi dietro tante squadre più quotate e arrivando a 8 punti di distanza in gara-5 dall'impresa con questo Costone. Lo è stato a livello progettuale, dove l'anno zero del nuovo corso societario, in termini di attrattività e percezione, fa riguardare al punto da cui si partiva in estate come se fossero otto anni fa e invece erano otto mesi fa. Lo è stato forse nella maniera più rumorosa a livello ambientale per quello che questa stagione ha saputo risvegliare grazie al gruppo di lavoro in campo, grazie al gruppo di lavoro in società, grazie alla forza motrice dell'Associazione e a quella del tifo organizzato - le parti che hanno saputo incanalare questa passione nella maniera più sana - per l'alchimia che hanno saputo creare attorno a questa annata, senza dare per scontato che sia replicabile ma ponendo le basi per ripartire da qui

La stagione che finisce a notte fonda dopo gara-5 con l'abbraccio di centinaia di persone al PalaSclavo alla squadra arrivata al PalaOrlandi è una parte di un mosaico in cui il basket è tornato centrale in città, è tornato ad avere grandi spazi sui giornali locali, è tornato nelle tv locali, è tornato argomento di conversazione per strada, ha fatto rivivere la caccia al biglietto non facile da trovare (vabbè, questo anche per questioni di capienza...). Ma non è per il derby che si è tornati a vedere 3000 persone al PalaSclavo: se di fronte non ci fosse stato il Costone sarebbero state 2500, tant'è che già con San Vincenzo in semifinale erano state più di 2000. E se sono 3000 per una finale di quinta serie, sa di stima per difetto immaginare che in proporzione sarebbero 5000 se parlassimo di A2, o figuriamoci la Serie A... Ma restiamo umili

Aver risvegliato con questa forza lo zoccolo duro, già con qualche spruzzatina di aria fresca su cui costruire, è notevole ripensando al clima passato e alle ragioni che c'erano per temere l'estinzione della fiammella. Ci sarà modo di riparlarne in momenti più adatti, ma sul lungo termine restano forti - tra i tanti - i temi infrastrutturali, anagrafici, di attrattività economica (parametrata non alla Serie C ma ad altri livelli): i risultati del campo e l'idillio fuori hanno aiutato, non a mascherarli o a nasconderli sotto il tappeto, ma a metterli nella nuova prospettiva di qualcosa che è ripartito, a patto di non dimenticarsene ora per l'entusiasmo del momento. D'altra parte come in campo vincere aiuta a vincere, e a lavorare in allenamento sulle cose da migliorare con la serenità in più offerta dai risultati, così auspicabilmente anche a livello progettuale crescere può aiutare a crescere e a lavorare con meno ansie sui passi successivi.

Guardando a un orizzonte più esteso che va oltre le singole realtà, in cui l'ampliamento della base cittadina e l'allargamento della torta è un bene di cui godono tutti (oggi e soprattutto domani per alimentare il futuro), è una ricchezza per il movimento senese che il Costone a livello programmatico viva, con la fase espansiva di questi anni, uno dei momenti di maggiore slancio della propria storia. Così come, prendendo per entrambe come riferimento il ruolo e la posizione storicamente rivestiti nello scacchiere cittadino, è allo stesso modo una ricchezza il momento di salute attuale della Virtus. Mentre proprio quello che è tornato a muoversi questa stagione è la conferma che la Mens Sana ha motivi di soddisfazione oggettivi riguardando a dov'era un anno fa, e cinque anni fa, lungo un percorso che comunque non può che avere parametri diversi. 

 

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Finito il campionato e girata pagina, il prossimo foglio non è già scritto, se non solo in parte: inizia il momento dell'attesa prima di mettere i primi tasselli per il futuro. Inizia il momento dell'attesa in casa Costone, dove l'ordine di scuderia delle ultime settimane è stato concentrarsi sul campo e sui playoff, mettendo in stand by ogni tipo di ragionamento sul futuro fino alla fine della stagione, dal cui esito evidentemente dipendevano gli scenari del futuro. A detta di dirigenti anche di categoria superiore, l'organico gialloverde così com'era quest'anno sarebbe non solo già pronto per il piano di sopra ma anche competitivo. 

A rigor di logica però, al di là del valore tecnico, le valutazioni anagrafiche su alcuni elementi del roster si sposeranno con quelle sulla diversa fisicità con cui ci sarà da fare i conti in Serie B Interregionale. Con un'idea di incremento del budget sulla squadra verosimilmente nell'ordine almeno del 30%, significa prevedibilmente immaginare qualcosa come tre interventi mirati sui primi cinque-sei giocatori delle rotazioni. Di certo saluta Gianni Terrosi, che ha annunciato il ritiro dopo la promozione. Tra il paio di esterni di qualità in ingresso, il senso comune e le voci di mercato fanno emergere il nome di Alessandro Nepi, storico oggetto dei desideri delle senesi di categoria, 16,8 punti di media quest'anno in B Interregionale, guardia di talento che al Costone si è affermato ed è cresciuto prima di spiccare il volo nel 2016 verso la Virtus, dove è rimasto sei anni, chiusi nel 2022 per andare a Castelfiorentino nell'ultimo biennio.  

Voci per voci, non hanno trovato conferme invece quelle che davano in arrivo in gialloverde un decano dei tecnici, visto quest'anno su un'altra panchina senese, la cui presenza non è passata inosservata in gara-5 e più in generale nel corso della serie. Ma non meno interessanti, perché raccontano la direzione del progetto, si annunciano altri sviluppi in divenire fuori dal campo. Ovvero a livello economico l'ingresso di altri soggetti per affiancare Vismederi, qualificati anche in dichiarazioni pubbliche dal presidente Montomoli con l'appellativo di "sponsor del Nord Italia". E poi a livello organizzativo l'obiettivo di concretizzare una crescita anche a livello societario, in parallelo al percorso sportivo, implementando la struttura magari con una sintesi delle risorse che già fanno parte del mondo costoniano. 

  

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Per la Mens Sana sarà il momento dell'attesa in un altro senso: l'attesa delle decisioni altrui, della Federazione in particolare. Perché la richiesta di ripescaggio in Serie B Interregionale è una certezza, poi ci sarà da aspettare la risposta. Onestamente al di là dell'ottimismo, serve una discreta congiunzione astrale perché l'opportunità si materializzi, perché anche in caso di club in difficoltà saranno le retrocesse dalla B Interregionale ad avere la precedenza. 

L'apertura, almeno rispetto al passato, con cui si è parlato in queste settimane di categoria superiore ha dato adito al pensiero che, in alternativa al ripescaggio, potesse esserci in cantiere l'idea di prendere un titolo. Ma l'acquisto dei titoli è un istituto che non esiste più: salvo novità federali, la via possibile è il trasferimento di sede con successivo cambio di denominazione, con l'incognita di portarsi dietro il pregresso della società acquisita. Se non possa effettivamente essere una strada battibile, non per il costo dell'operazione in sé (alla portata) ma per questi aspetti procedurali, starà poi alla società dirlo quando tra qualche giorno illustrerà pubblicamente le prospettive future in un appuntamento formale. Ma la certezza che si può dare già oggi che ci sarà una richiesta di ripescaggio è di per sé un messaggio: la Mens Sana è pronta a salire di categoria.  

E' pronta alla sfida di trovare le risorse per raddoppiare il costo squadra. E' pronta alla sfida di trovare le risorse per aumentare di 80-100mila euro il budget stagionale tutto compreso. E' pronta grazie ai segnali positivi già arrivati dagli sponsor in vista di un maggiore impegno, e in parte col sostegno crescente che verrà richiesto ai tifosi in termini di abbonamenti e biglietteria, rispetto ai bassi costi di questa stagione, certo compatibilmente con le promesse ricevute che i lavori al palazzetto si svolgano effettivamente da giugno ad agosto e che dunque la prossima stagione potrà giocarsi in casa sin dall'inizio. In ogni caso gli incassi dei playoff hanno portato risorse aggiunte nell'ordine di decine di migliaia di euro, che vengon buonissimi in vista dell'estate che attende la Mens Sana. 

E' il momento dell'attesa, dunque, perché quale sarà la categoria in cui giocheranno i biancoverdi l'anno prossimo non si saprà prima di metà luglio, nel migliore dei casi inizio luglio. Con le difficoltà che comporta in termini di costruzione della squadra. Unica via: replicare quanto fatto due anni fa, quando poi è arrivato il ripescaggio in Gold, cioè costruendo la squadra per sette-otto decimi e poi completandola in base allo scenario solo una volta conosciuta la categoria, determinante nell'attirare giocatori al di là dell'appeal della piazza. Il mercato fatto l'estate scorsa da Riccardo Caliani per l'allestimento di questo gruppo racconta bene quanto possa fare la differenza fare la squadra per tempo e con le giuste certezze, ma non ci sono grosse alternative. 

In entrambi gli scenari - una categoria superiore senza ambizioni di prima fascia o una inferiore per un campionato a vincere - è logico aspettarsi scelte in continuità col gruppo capace quest'anno di creare un'alchimia magica. Confermando cioè almeno 4-5 dei 6-7 uomini più importanti delle rotazioni di questa stagione, possibilmente compreso Prosek che, in un roster in cui i big della categoria sono almeno un altro paio, anche per ruolo è il giocatore che più di tutti potrebbe essere difficile trattenere. E rispetto a questi poi andare ad aggiungere qualità intervenendo sulla restante metà dell'organico. Scelte in continuità logicamente anche in panchina, laddove di fianco a Paolo Betti, il cui impatto con la realtà biancoverde è stato obiettivamente notevole, si valuta il rafforzamento dello staff con un allenatore magari anche a tempo pieno, che intercetterebbe la necessità di una figura del genere anche per supportare il settore giovanile. 

E su quest'ultimo si apre un altro fronte importante, forse il più imminente, perché la necessità imposta dal nuovo regime di svincolo entrato in vigore impone di ritesserare tutti i ragazzi, e spinge alla ricerca di soluzioni aggiornate anche nel rimodulare magari i rapporti e gli accordi tra prima squadra e Academy, nel nome del buon senso e della progettualità più intelligente. I primi tasselli di futuro, già nel giro di una o due settimane, potrebbero arrivare da qui.

 

 

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Costone-Mens Sana 90-82

(22-20, 47-43; 66-57)

Costone: Banchero, Tognazzi A. ne, Ceccarelli 2, Radchenko 8, Terrosi 7, Banchi 5, Zeneli 18, Piattelli ne, Ondo Mengue 9, Bruttini 20, Nasello 21, Massari ne. All.Tozzi

Mens Sana: Brambilla, Pannini 3, Iozzi 6, Giorgi 3, Marrucci 14, Figus ne, Puccioni 4, Sabia 15, Cucini 2, Perinti ne, Prosek 24, Tognazzi V. 11. All.Betti

 

SERIE: 3-2 Costone



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