Fossero finiti oggi, sarebbero stati campionati per gli annali. La pallacanestro senese mette in archivio una prima fase di entusiasmi, domìni e di primati. Mens Sana, Virtus e Costone hanno terminato le regular season tutte da prime nei rispettivi gironi, seppur con un ex equo, quello della Virtus, importante per ciò che purtroppo significa per i rossoblù (sebbene questo non ne sminuisca i meriti, anzi). Ma proprio per questo, i pesi specifici dei primi posti, il loro valore e le prospettive impongono riflessioni e analisi, tra pronostici rispettati ed exploit inaspettati.
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MENS SANA: VOTO 9
La prima fase della stagione biancoverde è stata pressoché perfetta.
Tolti gli scivoloni di San Giovanni Valdarno e Pisa, rocamboleschi anche per
come sono maturati, la squadra di coach Paolo Betti è stata autrice di un
percorso di crescita esponenziale che l’ha portata a dominare il proprio
girone. La prima fase è terminata con il record di punti, 34, frutto di 17
vittorie e sole 3 sconfitte. Nessun’altra, nemmeno nell’altro girone, è arrivata così in alto. La poule promozione conquistata con ampio
anticipo è un’ulteriore dimostrazione di quanto buono fatto fino ad ora. Così
come il fatto di partire davanti a tutti con 10 punti: l’unico rammarico è
quello di non aver fatto bottino pieno a causa della sconfitta a Firenze, sponda Sancat.
Insomma, a prescindere dai valori delle avversarie e da chi ha
deluso (Fides Livorno su tutti), acquisire in corso d’opera la convinzione e
la consapevolezza dimostrata da questa Mens Sana, rappresenta un valore
aggiunto cui giustamente va reso merito.
LA CERTEZZA – Prosek
Il centro italo-ceco, ultimo innesto della campagna acquisti estiva, è il totem
della Mens Sana grazie ad un’intelligenza cestistica decisamente superiore alla
media. Giocatore che sa segnare e far segnare, presente a rimbalzo e in difesa,
a tratti capace anche di guidare le transizioni offensive in palleggio. Le doti
tecniche poi non si discutono. Cosa chiedere di più?
LA SORPRESA – La vecchia guardia
Difficile parlare di “sorprese” in questa Mens Sana. Perché le “note”
più liete sono le conferme di chi già c’era negli anni scorsi. Tognazzi,
Pannini, Iozzi e Sabia sono lo zoccolo duro, la vecchia guardia della Mens
Sana. A inizio stagione la scelta è stata di responsabilizzarli e di dare loro
una chance di vivere una stagione da “senatori” con tutte le responsabilità che
ciò comporta. La costanza e la continuità di rendimento dimostrata dalla
“vecchia guardia” significa che, fin qui, aver puntato su di loro rappresenta
una scommessa vincente.
L’INCOGNITA – L’inesperienza
In vista della poule promozione, dove si mette un punto e si va a capo,
voltando nuovamente pagina, ci portiamo in dote anche quello che era uno dei
dubbi di inizio stagione. Perché se si guardano i valori delle nuove
avversarie, si vede come Costone, San Vincenzo, Prato e Sansepolcro abbiano mediamente elementi con più esperienza e maggior vissuto cestistico rispetto ai
biancoverdi. Un fattore che potrebbe avere il suo peso in una seconda fase brevissima
dal punto di vista del calendario, con sole 6 partite da affrontare, tutte
assolutamente decisive.
LE AMBIZIONI – Dal 4° posto in su
Partire dalla pole position e con 4 punti di vantaggio sulle quarte
impone alla Mens Sana di alzare la propria asticella e di cercare di centrare
un piazzamento playoff. Del resto anche la società alla vigilia della poule
promozione ha detto che «l’appetito vien mangiando». Ed è giusto che sia così
anche per non arrestare quel processo di crescita collettiva che ha
caratterizzato tutto il percorso stagionale mensanino. Difendere un piazzamento
tra le prime quattro diventa il nuovo target: difficile sì, se si guarda alla
forza delle avversarie, ma assolutamente non impossibile.
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VIRTUS: VOTO 8-
È la grande beffata della prima parte di stagione: dopo aver
condotto le danze e aver terminato a pari merito con la prima in classifica
(Cecina), parte nel play-in Gold con soli 4 punti, addirittura superata “a
bocce ferme” da Empoli con cui comunque è in vantaggio nel doppio confronto. Più
in generale, ha una graduatoria che impone di affrontare la seconda fase di
campionato in costante arrembaggio. Qui spiegato il “meno” che, in pratica,
rappresenta ciò che è mancato negli scontri diretti, unico neo di una regular
season super-positiva per rendimento e anche per capacità di reagire agli
episodi negativi.
LA CERTEZZA – L’identità
La Virtus però ha sempre fatto vedere di avere le idee chiare su quello che
deve fare in campo. A prescindere se ci siano Laffitte o Bartoletti, Dal Maso o
Lombardo, Calvellini o Olleia o chi per loro. Caratteristica, questa, che ha
permesso ai rossoblù di rialzarsi dopo qualche scivolone e di riprendere subito
il cammino quando c’è stata da registrare una sconfitta. Una prerogativa che fa
bene sperare per il play-in Gold dove non si parte coi favori della classica,
anche se questa sembra ampiamente sovvertibile nel corso delle 6 partite.
LA SORPRESA – Calvellini
È stata l’annata della definitiva consacrazione di Matteo Calvellini. La sua
esplosione lo ha fatto diventare un vero leader, anche a livello di produzione
offensiva: ha infatti chiuso la prima fase di campionato a 13 punti di media,
secondo miglior realizzatore rossoblù dopo Diminic (14.5). Anche in questo caso
però è forse ingiusto parlare di “sorpresa”, perché le doti di Calvellini sono
note a tutti in via Vivaldi. Ancor più a coach Lasi che, sin da quando è
subentrato in corso di stagione lo scorso anno, ha dimostrato di voler puntare su
Calvellini. Il rendimento della guardia classe 2002 lo ha ripagato in pieno.
L’INCOGNITA – L’assenza di un go-to-guy
Abusando di una frase fatta sempre molto inflazionata nel gergo sportivo, per la Virtus
adesso si prospettano 6 finali. Partite in cui forse sarebbe necessario avere
il cosiddetto go-to-guy a cui affidare pallone e responsabilità nei momenti
caldi. Per molti versi, Diminic è il leader tecnico della squadra ma è anche
vero che è un lungo, quindi tatticamente più “scoutizzabile” dagli avversari. Bartoletti e
Laffitte hanno provato a prendersi sempre maggiori responsabilità ma, a volte, è
mancata un po’ di costanza di rendimento. Una caratteristica che impone alla
Virtus di giocare di sistema, sfruttano la forza del suo collettivo per cercare
di risalire la china.
LE AMBIZIONI – Playoff
Al netto di tutto, la Virtus ha tutte le carte in regola per raggiungere i
playoff. Parte dal 6° posto, l’ultimo utile per accedere alla post-season: un
campo base da difendere e possibilmente da sfruttare come punto di partenza per
scalare la classica. Le nuove avversarie sul cammino dei rossoblù sembrano
tutte alla portata, comprese le due “nobili decadute” Casale Monferrato e Pavia
(quest’ultima è forse la più ambiziosa del play-in Gold insieme a Cecina). Saronno
e Gazzada, sulla carta, potrebbero risentire anche di un certo appagamento per essere
arrivate fin qui. A patto che la Virtus dimostri di avere più fame sin da
subito.
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COSTONE: VOTO 8+
Quasi perfetto nel girone di andata e
nella prima parte di girone di ritorno (dalla sconfitta a Sansepolcro alla
vittoria con gli stessi aretini nel girone di ritorno), meno lucido e lievemente
incostante dopo la Coppa Toscana. Facciamo una media: voto 9 all’andata e 7 al
ritorno: è 8 il voto al Costone. Con un
“più” per aver messo in bacheca la coppa di categoria.
LA CERTEZZA – Nasello
Ferdinando Nasello è il fiore all’occhiello di un roster forte e competitivo
come nessun altro. Lo dimostra il +20 rifilato a Prato nel girone di ritorno:
un differenziale ampio e largo nel momento di maggior flessione della stagione che la dice lunga sul potenziale costoniano. Nasello per la squadra di coach Tozzi
è la scintilla che accende la miccia: dalle sue mani passa di tutto, dai
rimbalzi alle transizioni, dagli assist ai canestri. Letale quando parte dal
post: o lui o un suo compagno trova il canestro nel 90% dei casi. Insomma Nasello
si è dimostrato un extra-lusso per la categoria: quando si accende lui tutto il
Costone si illumina.
LA SORPRESA – Radchenko
Vladislav Radchenko è l’altro gioiello indiscusso di casa Costone. Giovanissimo
(classe 2002), è stato forse il giocatore meno noto per chi non è un “addetto
ai lavori” quando è stato annunciato dalla società. Radchenko si è
dimostrato adrenalina pura: le sue giocate di energia, a rimbalzo o in attacco
(dove ha anche una buona mano), sono in grado di scuotere tutta la squadra. Non
è un caso che adesso, che si è fatto male, si percepisce che manca qualcosa da
questo punto di vista al Costone.
L’INCOGNITA – Lo stato di forma
La Coppa Toscana, giocata e vinta in casa, ha forse prosciugato un po’ di
energie al Costone. Soprattutto dal punto di vista nervoso, si è vista una
squadra che non aveva la stessa energia della prima fase di stagione dove, con
10 vittorie a fila, aveva praticamente messo un’ipoteca sulla seconda fase già
dalla terza giornata di ritorno. Però, oltre a questo, ci sono stati anche dei
problemi fisici. Li hanno accusati via via Banchi, Ceccarelli, Terrosi, Ondo Mengue
e Zeneli. Nell’ultimo periodo è mancato Radchenko. Quanto potrà incidere tutto
questo al rendimento collettivo di squadra nella seconda fase rappresenta un
fattore su cui prestare la giusta e necessaria attenzione.
LE AMBIZIONI – Agilmente nei playoff
Al di là di tutto, partire con un bottino di 8 punti è una base di partenza molto
solida per vedere da vicino i playoff. Anche in virtù del doppio successo su
Prato e del vantaggio nella differenza canestri sia con San Vincenzo che con
Sansepolcro. Con tutto il rispetto per loro, Sancat, Pino e Agliana non
sembrano avere la stessa potenza di fuoco del Costone ed è presumibile (oltre
che augurabile) che i gialloverdi facciano bottino pieno con queste 3 squadre.
Poi è chiaro, ci sono i derby con la Mens Sana. Ma quella è una fattispecie a sé
che può anche esulare dal contesto per noti fattori storici e ambientali. A prescindere
da questo però, per come è adesso la classifica e per quelli che sono i valori
assoluti delle squadre, sembra onestamente difficile non vedere il Costone ai
playoff.
Andrea Frullanti
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