Cominciare la seconda fase con soli 4 punti, a -6 dalla prima e a -4 da altre tre squadre, restituisce alla Virtus una dimensione più vicina a quella forse immaginata in estate, dopo una stagione fin qui vissuta oltre le aspettative di partenza, a lungo in testa al girone toscano. Sapendo di confrontarsi con avversarie importanti come Cecina ed Empoli, ma anche chi poi per vari motivi è poi finito più indietro, da Legnaia e Quarrata a Lucca e Spezia, l’obiettivo era chiuderlo tra le prime quattro per arrivare qui, al play-in Gold, e puntare in questa seconda fase a uno dei primi sei posti che vale l’accesso ai playoff, e da lì in poi giocarsela. La sorpresa è aver chiuso invece la prima fase (di fatto) da primi, all’inizio di un percorso che ha sì l’obiettivo di salire di categoria - dirlo non è un tabù - ma nel giro di due-tre stagioni. Scoprendo poi in corso d’opera di poterne avere l’opportunità magari già adesso.
La grande curiosità a cui risponderà il campo è capire quale sia effettivamente il livello del Girone A, con cui ci si incrocia, rispetto al B da cui viene la Virtus: fino a che punto è effettivamente più fisico - cliché storico sui gironi lombardi - e fino a che punto decideranno comunque il modo in cui ci si arriva, la profondità, l’esperienza. In una formula che è una roulette russa, in cui sale di categoria solo la vincitrice del tabellone playoff, e poi la finalista si gioca un altro posto con la finalista dell’altro tabellone dei gironi meridionali, l’obiettivo di arrivare alla finale significa anche provare ad andare più avanti possibile, per fissare eventualmente qui l’asticella da cui ripartire l’anno prossimo. O magari invece, partendo dal piazzamento a cui si riuscirà ad arrivare, valutare in estate se (in subordine alla promozione diretta) ci fossero possibilità di ripescaggio in Serie B Nazionale.
Questo non significa, non sembra, sicuramente non risulta al momento, che senza promozione diretta la Virtus andrà in estate a caccia di un titolo da acquistare. Tanto più che il format della prossima stagione è, come nei peggiori ma certo non sorprendenti costumi della nostra pallacanestro, ancora un’incognita. Ma se da una parte non è chiaro se e quanto la formula futura renderà più difficile ritentare l’anno prossimo il salto dalla B Interregionale alla B Nazionale, dall’altra è intuibile che l’asticella della difficoltà sarebbe ancora più alta nello scenario di ritrovarsi già di sopra e fare un campionato per salvarsi.
Eppure… lo sguardo resta in maniera abbastanza chiara rivolto verso l’alto. Che significa che, se si aprissero possibilità, potrebbe essere il momento delle valutazioni tra tutte le componenti: i soci, gli sponsor, la risposta della città. Se queste possibilità si aprissero, la Virtus avrebbe le gambe già adesso per una categoria superiore? Che ci si arrivi dal campo o da eventuali ripescaggi, la domanda resta.
La risposta è che il passo è lungo, lungo quasi il doppio dell’attuale, perché quasi il doppio rispetto a oggi sarebbe l’impegno economico necessario per fare una B Nazionale per salvarsi. Perché raddoppiano o quasi i premi Nas, raddoppiano le tasse gara, ci sono le tasse per i servizi di Lega, triplicano le spese di trasferta…
Il main sponsor, Stosa col presidente Sani, non ha mai fatto mistero di essere ambizioso: punta alla categoria superiore e per il rapporto schietto che si è creato è verosimile che non si tiri certo indietro. Ma non sarebbe altrettanto verosimile immaginarsi che al raddoppio o quasi dell’impegno complessivo della Virtus corrisponda un incremento nella stessa proporzione anche di una sponsorizzazione che adesso copre circa il 40 per cento del budget della prima squadra rossoblù. E che già com'è oggi, per capirsi, sarebbe notevole in valore assoluto anche per la categoria superiore.
La ricerca delle risorse piuttosto non può che passare da un aumento realistico dell’impegno di chi c’è già, e da un ulteriore allargamento di una compagine di aziende che, insieme a Stosa, ha come partner privilegiati Pianigiani, e poi Felsina, Sali&Giorgi, Gruppo Arkell, Silog, La Sovrana, NeoMedica, su tutti, oltre a uno sponsor istituzionale come Terrecablate che affianca tutto lo sport senese. E’ una rete - lo conferma ogni comunicato del club sulle proprie partnership - cresciuta attorno a rapporti che, prima ancora che un sostegno alla Virtus, sono in buona parte dimostrazioni di sintonia e di stima personale nei confronti del presidente Fabio Bruttini, l’uomo senza cui tutto questo sarebbe molto diverso.
Questo fattore umano, grazie a un legame che va oltre l’aspetto commerciale, è stato il valore aggiunto per raccogliere attorno alla Virtus aziende di livello, tra le più importanti nella pallacanestro senese. Resta sullo sfondo l’incognita di quanto quest’impronta familiare sia un metodo che possa restare altrettanto vincente anche nel tempo, per il livello a cui la Virtus aspira e forse anche a quello a cui già oggi appartiene: immaginare gli scenari di lungo e lunghissimo termine suggerisce che diventerà necessario andare oltre questa naturale estemporaneità di rapporti legati alla contingenza di oggi (che potrebbe non essere quella di domani, o di dopodomani). Andare oltre come? La garanzia di un presidente come Bruttini, con la sua credibilità e le spendibilità del suo nome, è intanto il biglietto da visita per allacciare rapporti di medio periodo che possano portare poi alla scelta di sposare in senso più ampio un progetto tecnico e una filosofia societaria.
Farlo, per chi vorrà, dipende anche dalla consapevolezza che alle spalle c’è un seguito che naturalmente non è il primo di Siena, ma che è diventato una comunità vera. Cresciuta attorno a un settore giovanile da 300 ragazzi, di cui 140 del minibasket. Di questi 300, 50-60 sono bambine e ragazze di un movimento femminile cresciuto con forza (e col lavoro) nel giro di soli tre anni. I ragazzi sono famiglie, che sono anche genitori: una decina sono diventati anche sponsor. I ragazzi sono famiglie, che sono i quasi 400 spettatori a partita che riempiono il PalaCorsoni. Bel numero, oltre che grande ambiente. Ma se c’è stato un tappo (e c’è stato) alla crescita degli ultimi dieci anni e in particolare degli ultimi cinque, è quello delle strutture: con una casa più grande, visto il lavoro sulla base che è stato fatto, la crescita sarebbe stata anche superiore.
Strutture innanzi tutto per la ricchissima attività quotidiana durante la settimana. Ma “strutture” significa anche pensare se il prossimo step, se si ragiona in termini di sviluppo, possa essere pensare alle partite al PalaSclavo. Non tanto e non solo per avere più spazio per i tifosi ma averlo per poter magari organizzare eventi a margine delle partite, magari con un’area hospitality, magari per creare occasioni di contatto per gli sponsor. Tutte aspirazioni di cui ci sarà occasione di fare una prova il 20 aprile per la partita con Saronno: si giocherà appunto al PalaSclavo, per l’indisponibilità del PalaCorsoni e per l’obbligo di contemporaneità con le altre (è l’ultima giornata della seconda fase). Allo studio per l'occasione ci sono già iniziative che coinvolgono vari soggetti cittadini e possibili sinergie per un biglietto open insieme a un’altra squadra senese.
È questo bacino, quello che nasce dalle giovanili, il legame con le radici e con la storia della Virtus. Ed è, insieme, anche la valvola di sicurezza per un futuro in cui le risorse e le ambizioni dovessero essere diverse, sapendo di poter sempre contare sui propri ragazzi. Passati i tempi della ricerca fuori regione, oggi la Virtus fa reclutamento mirato e soprattutto nei dintorni, con una foresteria che ospita sei ragazzi (e valutazioni in corso sul futuro, con la rivoluzione dello svincolo alle porte), ma anche con l’altra porta aperta sul mondo grazie alla rete capillare di collaborazioni imbastite con le società del territorio.
Con risorse rimaste stabili negli ultimi anni, non cresciute proporzionalmente a quelle della prima squadra ma neanche diminuite per rastrellare fondi a scapito dei giovani, l’investimento sul settore giovanile resta sostanziale, quasi un quarto rispetto al budget stagionale tutto compreso della formazione senior. L’anno scorso la Virtus ha raggiunto due finali nazionali con ragazzi in gran parte di Siena: è l’onda lunga del lavoro degli ultimi dieci anni e della semina iniziata dall’autoretrocessione del 2013, con due-tre ragazzi all’anno arrivati in prima squadra dalle giovanili, e in generale un patrimonio di giocatori (e di parametri) su cui poter sempre contare. Perché sono i giovani il filo conduttore che richiama la Virtus alla propria identità. E lo farà sempre.
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