E siamo infine al Natale 2013. In che posizione di classifica e in quali condizioni ambientali vi giunse la squadra?
E’ memoria recente, ricordate? Riavvolgiamo la pellicola.
All’alba di quello che sarà l’ultimo campionato in Serie A, già da un paio di stagioni l’operato della Società non è più chirurgico e lungimirante nella scelta dei giocatori così come lo è stato per lungo tempo – non indaghiamo sui perché, non è questo il luogo – e se ne vanno senza lasciare tracce prima DaJuan Summers, poi Mario Kasun, Marcelus Kemp, Aleksandar Rasic...
Quell’anno tocca a Taylor Rochestie fare la figura della comparsa – o quasi – e a Kim English.
Per motivi di atteggiamento, il secondo in una fase dell’allenamento ha un grosso scazzo con Daniel Hackett, per il quale la maglia senese è una seconda pelle e onorarla in ogni istante è istintivo.
La comparsa English viene così sminuita al ruolo di spettatore, la parola fine è già passata e per lui siamo ai titoli di coda.
foto Alessia Bruchi |
In quanto a Hackett, già dall’estate vive momenti di grande tensione per le voci e le dichiarazioni che lo spingono per forza a Milano, in urto con la sua volontà di rimanere per amore con la Mens Sana anche per la seconda stagione.
Rilascia a mezzo Instagram un velenoso messaggio in cui attacca la narrazione ufficiale fatta sull’imminente trasferimento, poi lo cancella ma in qualche modo riesce a ostacolare e procrastinare di alcuni mesi un destino che comunque è scritto.
Solo il passaggio alla Top 16 di
Euroleague, si dice, potrebbe forse trattenerlo nell’amata Siena anche dopo
capodanno.
Lo stress cui è sottoposto si riverbera inevitabilmente anche nei match e nei
primi due mesi agonistici ha un rapporto conflittuale con le terne arbitrali,
che anziché tetelarne l’unicità che lo rende patrimonio anche della nazionale
sembrano al contrario prenderlo platealmente di mira.
Hackett a parte, la Mens Sana Basket vive il momento di gran lunga più drammatico della sua straordinaria storia.
A Banca ormai defilata e risorse drasticamente ridotte, per volontà propria o per la rigorosa spending review operata dalla Società, l’allenatore Luca Banchi e gli atleti Moss, Eze, Kangur, Bobby Brown e Sanikidze vanno a monetizzare altrove i frutti del fresco tricolore e a insegnare la mentalità vincente a team fino a ieri concorrenti, e una volta indotto anche il capitano Carraretto a lasciare, in campo i soli Hackett, Ress, Janning e Ortner e in panchina Marco Crespi e Alessandro Magro sono le uniche cellule staminali che rimangono di uno straordinario e irripetibile organismo dominante, da cui si prova a far nascere un soggetto completamente nuovo, di identità differente e caratteristiche purtroppo e inevitabilmente ridimensionate.
Improbo è il lavoro prima in
costruzione del roster, poi tecnico/tattico sviluppato da Crespi e Magro per
tirare su un gruppo che possa per l’ennesima volta conquistare l’accesso alla
Top 16, così da tenere viva la licenza A di Eurolega e accese le speranze di
attrarre in extremis investitori che possano garantire ancora un futuro a
livelli dignitosi.
Oltre a ciò ci sono il disagio e le polemiche per l’Eurolega casalinga da
giocare sul parquet del palasport di Campo di Marte a Firenze. Una decisione
del Board di Euroleague che moltissimi appassionati senesi proprio non riescono
a metabolizzare.
In un contesto così incerto e destabilizzante, per non spingersi a definirlo desolante, si arriva a Natale con la squadra estremamente rinnovata con elementi tutti da verificare ad altissimo, che è ancora ampiamente in fase di rodaggio e deve per di più centellinare il capitano Ress infortunato alla gamba sinistra, ma è pur sempre capace di assicurarsi la settima Supercoppa italiana e soprattuto, forte di undici successi e due sole sconfitte, issarsi al primo posto solitario in campionato.
Ancora una volta. Come da tradizione. E nonostante tutto!
Diverso è purtroppo il destino in Eurolega, segnato da quattro sconfitte iniziali, interrotte dal buzzer beater di Jeff Viggiano a Malaga.
Un percorso dunque in ripida salita che manda in apnea l’ancora eterogeneo gruppo, inesperto a livello europeo in numerosi elementi, costringendolo suo malgrado a giocarsi l’accesso alla Top 16 proprio all’ultimo tiro, più che all’ultima partita. Perché esattamente come in quella d’andata, la gara con i malagueñi è decisa all’ultimo istante di gioco.
Othello Hunter e Erick Green fanno rispettivamente 7/10 e
6/10 da 2, Josh Carter 4/7 da 3: sì contratta e spaventata la Mens Sana in
quell’ultimo esame, ma non vuole saperne di uscire dall'Euroleague e lotta con
i denti e con le unghie.
E' soprattutto Daniel Hackett, ormai da tempo assurto a una dimensione di alto
livello europeo, a non voler mollare la massima competizione continentale.
Quello è il suo ambiente naturale.
Ha il diavolo in corpo e in ogni movimento in campo, la pelle del viso tirata. Si muove da leader, da indomito.
Ma quella rabbia agonistica, quelle cariche a canestro – per cinque volte lo fermano fallosamente – i preziosi assist – 6 – e la granitica solidità di Hunter nulla possono quando a un solo respiro dalla sirena Jayson Granger nega il supplementare cogliendo la retina biancoverde dopo che, in equilibrio men che precario, in corsa ha lanciato una palombella sgraziata e fatale.
Disputare dieci partite di quaranta minuti effettivi ciascuna, ma trovarsi poi nelle condizioni che a stabilire la vita o la morte sportiva sia una scommessa buttata là quando mancano solo uno o due dei 24.000 secondi avuti a disposizione, è il perfetto compendio della bellezza e isieme della crudeltà di questo gioco meraviglioso.
Uno sdeng sul ferro e si aprono le scale del paradiso sportivo.
Un ciuff sordo della retina e ruzzoli via. Per la Mens Sana purtroppo è ciuff.
E' il canestro che spariglia. Quello della vittoria malagueña e dell'inferno
senese, primo fra tutti dello stesso Hackett, che in lacrime saluta ricambiato
le persone di una città che lo adora, l'amata maglia che non indosserà più, uno
staff competente che seppe subito valorizzarlo e farlo crescere continuamente e
dei compagni che lo sentono leader.
E tutto si consuma nel giorno del suo compleanno.
E’ l’ultima di Dany Boy in biancoverde, perché in campionato si è fermato già undici giorni prima, l’8 Dicembre, dopo aver giocato una partita fantastica che è valsa la vittoria a Avellino.
In diretta TV per gli schermi di RaiSport, Avellino parte 14-3 e vince il primo, il secondo e il terzo quarto.
La Mens Sana inizia l’ultimo sotto di 9 lunghezze, ma qui si accende Daniel, che coadiuvato dal solito Hunter – 16 rimbalzi, record in biancoverde – dà vita a un grande show personale che chiude il parziale sul seguente punteggio: Avellino 15 – Hackett 16.
Con quanto fatto nei precedenti tre quarti Daniel consegna all’etere il proprio record personale di 11 canestri in azione – 8/11 da 2, 3/4 da 3 – e 36 di valutazione, che sfiora l’altro record personale di 37 fatto registrare per due volte l’anno precedente, sempre in biancoverde.
La sua carica, i suoi 16 punti corroborano i compagni che chiudono il quarto finale col parziale complessivo di 34-15 che significa vittoria larga.
Ma prima di finire due ultimi dati statistici.
Quasi un mese prima, l’11 Novembre, la vittoria nel
posticipo del lunedì con l’Umana Reyer Venezia aveva fatto doppiare alla
Società mensanina la boa delle 1.000 – mille! – vittorie in
manifestazioni ufficiali FIP, FIBA, LEGA BASKET e ULEB a partire dalla Coppa
Italia 1968, la prima organizzata, escludendo i 10 tornei di serie B.
In quel preciso momento quel numero di successi così imponente, poi
successivamente ampliato, era così ripartito:
472 vittorie (inclusi due 2-0 a tavolino) in serie A1
143 (incluso uno 0-2 a tavolino) in serie A2
116 in Euroleague
104 nei playoff/poule scudetto per l'assegnazione del titolo FIP
52 in Coppa Italia
34 nei playout/poule di classificazione
A1/A2
19 in Coppa Korac
15 in Coppa Europea/Saporta
11 in serie A a girone unico (1973/'74)
11 nelle fasi a orologio A1/A2
10 in ULEB Cup
(2006/'07)
7 in Supercoppa italiana
6 in Suproleague
(2000/'01)
Il secondo riguarda tutte le volte che, a partire da cinquanta anni a questa parte, a Natale la Mens Sana si è trovata in testa alla classifica.
A far data dallo storico 1978, quando il 23 Dicembre dopo
la vittoria a Torino l’Antonini di Ceccherini, Giustarini e Tassi si poneva per
la prima volta, e sorprendentemente, in testa alla classifica del massimo
campionato italiano.
Un Natale con i controfiocchi quello, che sublimò il già forte legame cittadino
col gioco della palla a spicchi e che quarantacinque anni dopo taluni ricordano
ancora con immutata emozione e gratitudine.
Da lì in poi per una dozzina di volte la Mens Sana a Natale ha guardato nel proprio campionato le altre squadre della prima posizione e in altre 4/5 occasioni dal secondo o terzo gradino, come a ribadire l’assoluta non casualità, come a ribadire il suo DNA.
***
Ecco, questi siamo noi. Questa è la Mens Sana.
Ed è per tutto ciò che in questo momento, oltre a essere lecito per le
convincenti prestazioni di Pannini, Tognazzi e compagni, è pure doveroso
avere la voglia di sognare e ambire di riprendere quel posto pregiato che ci aspetta
nelle categorie superiori.
Ci aspetta, non ci spetta, non è un errore!
L’ambizione dunque c’è, la cultura
sportiva d’alto livello pure, la passione e l’attaccamento sono intatti, la
storia e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, ma è chiaro che l’insieme
di questi valori e virtù non basta, se non supportato da imprescindibili
risorse economiche.
Apriamo per questo le braccia a sane e ambiziose realtà imprenditoriali. Quello
che dovevamo, noi l’abbiamo fatto.
Gabriele Grandi
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