mercoledì 27 dicembre 2023

Storia da Grandi: Natale 1973

La vita va molto oltre lo sport, ha ben altre priorità. La famiglia, la salute, un lavoro dignitoso, l’incertezza del futuro, l’ingiustizia dilagante, i progetti e i fallimenti personali, gli equilibri nei rapporti, il desiderio di sentirsi parte integrata di una comunità e al contempo indipendenti.

Così nella perenne alternanza di situazioni che ci vedono attivamente o passivamente in ballo, umore e atteggiamento assumono colori e connotazioni spesso in altalena.

Quando si è forti forti e guidiamo il gruppo e quando invece si è giù e necessitiamo a nostra volta di essere coinvolti, rassicurati o addirittura presi per mano e guidati.

Una delle cose che permettono di alimentare le batterie e di astrarsi un istante dalle situazioni quotidiane può essere seguire la vita di una squadra sportiva. Per lo meno per molte persone è così.

Indossarne anche solo idealmente i colori sociali, partecipare emotivamente ai suoi eventi, alle vittorie, alle sconfitte, cercando di cristallizzare nella memoria e nell’umore le cose migliori o metabolizzando le delusioni, anche e soprattutto condividendo in una bella chiacchierata tra amici i propri sentimenti al riguardo.

Per tutto questo, il primo posto in solitaria a Natale della Mens Sana nel campionato di serie C sta regalando a molti appassionati quel po’ di grazia che può permettere di affrontare le routine quotidiane con uno spirito in qualche modo alleggerito e un atteggiamento certamente più positivo.
Così ho pensato di fare una ricerca, un parallelo col passato a caccia di analogie.

Non certo scandagliando tutta la storia sociale biancoverde, peraltro enorme, ma limitandomi a precise stagioni sportive ovvero quelle che per millesimo hanno il numero 3.
Il 1973, l’83, il ‘93, il 2003 e infine il 2013, ossia cinquanta, quaranta, trenta, venti e dieci anni a ritroso da oggi, per capire come, in quali condizioni e contesto quelle squadre arrivarono al giorno di Natale.

Andiamo con ordine.

 

***

 

Nel 1973 si arriva a Natale dopo un mercato estivo che rivoluziona la squadra. Tre soli innesti, ma la cambiano strutturalmente.

Il tam tam di mercato dà subito per fatta la scelta di Carl Johnson, visto col S. Marco al Torneo Affogasanti, di cui si hanno lusinghiere referenze dal Professor Gino Bonali, amico di Cardaioli, che l’ha avuto a Padova nell’ultimo campionato. Un lungo senza stravaganze, allenabile e affidabile per i tre anni di esperienza europea già alle spalle.

Ma per la zona pitturata del campo l’allenatore senese non si limita all’addizione di Johnson e pensa al sacrificio del pur bravo Gigi Paoli in favore dei centimetri dell’ex nazionale Ottorino Flaborea. Questi a dispetto di una firma data a lungo per prossima finisce invece per accordarsi con Nico Messina, già mentore di Bovone, che in serie cadetta guida la Rondine Brescia.

Cardaioli ripiega sul pesarese Santo Rossi, ma un’intuizione del general manager biancoverde e dirigente Sapori Gianni Pasqualini gli consegna invece proprio Enrico Bovone.

Non da solo ma insieme a Massimo Cosmelli, altro ex nazionale che va a coprire il ruolo di playmaker esperto che Cardaioli, forse anche per motivi di budget, aveva ipotizzato di affidare a Angelo Pulin del Max Meyer Pescara. 

 

Alla necessità di cucire il gioco addosso alle identità fisiche e tecniche di Bovone, Cosmelli e Johnson si aggiunge la limitata disponibilità del collante della squadra Fabio Giustarini, uomo di fiducia del coach, impossibilitato a allenarsi oltre tre giorni a settimana perché soggetto agli obblighi di leva, che in quell’annata ‘73-’74 gli valgono la convocazione nella nazionale militare.

Nonostante le difficoltà di assemblaggio il precampionato del Sapori è però brillante: tredici vittorie, di cui una con i francesi del Le Mans di Art Kenney e tre sole sconfitte. Di misura, di cui due da compagini di livello ampiamente superiore come la Virtus Bologna di Dan Peterson e la Yugoplastika Spalato di Pero Skansi e Damir Solman.

Poi finalmente il 4 Novembre è campionato. Il primo in serie A.

 

Vi si arriva in affanno per il dubbio di non poter utilizzare il Dodecaedro per i requisiti minimi di capienza imposti dalla Federazione.
Quattro società hanno già ricevuto il veto per i rispettivi impianti: le blasonate Pallacanestro Cantù e Reyer Venezia, rispettivamente costrette a giocare a Brescia e Vicenza, il Saclà Asti migrato a Torino e la Sebastiani Rieti destinata invece a Roma.
A Siena si nutre invece la speranza di giocare al palazzetto dopo che la capienza viene adeguata grazie a una tribunetta in tubi Innocenti tirata su alle spalle del canestro lato ferrovia.

Infine la sospirata deroga arriva, ma solamente a poche ore dal match d’esordio contro – ironia della sorte – l’Innocenti Milano.

 

Ma nelle ultime settimane del 1973 seguire la squadra del cuore assume connotati quasi da penitenza non solo per astigiani, canturini, reatini e veneziani, quando a seguito della crisi petrolifera mondiale il Governo italiano vara drastiche misure di austerity con l’intento di limitare il consumo energetico nazionale.

Il Consiglio dei Ministri a fine Novembre impone, tra le altre misure, lo stop alla circolazione delle auto private la domenica.

Il costo dei prodotti petroliferi s’impenna, scendono i limiti di velocità e viene ridotto persino l’utilizzo della pubblica illuminazione. Non fanno eccezione bar, ristoranti, cinema e locali da ballo che loro malgrado vedono contrarsi l’orario di apertura. Si spengono le variopinte insegne pubblicitarie che di notte colorano le grandi città.

In una cittadina come Siena è per molti l’occasione per impossessarsi delle strade, camminare in libertà, condurre una vita più salutare e per certi aspetti spensierata. Non ultimo andare alle partite a piedi o in bicicletta.

Ma nelle medie e grandi città la situazione è diversa e i mezzi pubblici sono presi d’assalto.

 

Per venire all’aspetto agonistico, a parte due gare vinte in Coppa Italia, si arriva a Natale con un record di quattro sconfitte e tre vittorie in campionato, tra cui la prima esterna.

E’ il 23 Dicembre e mentre per i motivi che abbiamo visto al Dodecaedro la Brina Rieti di Lombardi affronta in casa il Brill Cagliari di Otello Formigli e John Sutter, a Vicenza un canestro sulla sirena di Piero Franceschini impatta il punteggio costringendo ai supplementari la Canon Venezia di Zorzi, Hawes e Carraro, che è reduce da cinque successi consecutivi.

Dopo 40 minuti di difesa ossessiva su Hawes, movimenti e pazienza da orologiai in attacco e rotazioni limitatissime – Cosmelli, Franceschini, Granucci, Johnson e Bovone e dalla panchina i soli Giustarini e Bani – anche nel supplementare i biancoverdi frenano l’irruenza dei veneziani che avrebbero nella corsa una delle loro caratteristiche e li costringono a soli 4 punti in cinque minuti.

Il finale dice 76-70 per la Mens Sana, che sale al settimo posto con la Sinudyne Bologna.

 

A un terzo di stagione regolare, Johnson ha 20 punti di media e un high di 26, Bovone 17 e un record di 31 contro Cagliari e Cosmelli 12.2.

E’ sì il penultimo attacco – 74 a partita – ma pure la quarta difesa del torneo (76,1).

Nella classifica di pura efficienza il rapporto tra i punti realizzati e quelli subiti ci colloca a metà classifica, ben lontani dalle squadre già indiziate di giocarsi la retrocessione.

E più ancora, eccettuata la fortissima Varese di Morse e Meneghin, anche nelle sconfitte abbiamo saputo imporre i nostri ritmi, costringendo gli avversari a punteggi inferiori a quelli cui sono abituati.

Con la vittoria di Vicenza Cardaioli manda un chiaro messaggio al campionato: giocare contro la sua Mens Sana sarà difficilissimo per tutti.


Gabriele Grandi


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