Alfred Hitchcock sosteneva che la sceneggiatura fosse l’ingrediente principale e indispensabile per la riuscita di un ottimo film. «Servono tre cose per fare un buon film: il copione, il copione e il copione», diceva il regista. Ecco, in tal senso, il premio per la miglior sceneggiatura va a chi ha scritto il copione di Virtus-Mens Sana: un derby che mancava da quasi 60 anni e che non ha assolutamente deluso le attese. Partita dai due volti per eccezione che, al di là della vittoria virtussina, certifica buone cose (e altre meno buone) per l’una e per l’altra squadra.
QUI MENS SANA
Sovvertiamo eccezionalmente il protocollo e partiamo dagli sconfitti. Questo perché la Mens Sana ha rischiato di sovvertire le sorti e i pronostici di una stagione intera: il dominio espresso nella prima metà di partita, se confermato, avrebbe potuto aprire le porte di un campionato del tutto nuovo per i biancoverdi (e anche per la Virtus), ribaltando di fatto gerarchie e griglie di partenza formulate all’inizio dell’annata. Ma così non è stato e la sconfitta maturata dopo un secondo con appena 22 punti realizzati ha una duplice funzione: quella di far restare umili ambiente e squadra per proseguire a lavorare in tranquillità, e (punto secondo e logica conseguenza del primo) agevolare la crescita e la consapevolezza del team biancoverde che adesso sa, pur con alcuni limiti ormai noti, che può quantomeno giocarsela e dare dal filo da torcere a tutti.
Nel caso specifico la partita era stata preparata piuttosto bene: poter disporre di una squadra molto fisica che ha Empilo e Iozzi come 3 e poi Lazzeri e Buca sotto canestro (7 stoppate e 13 rimbalzi complessivi per il centro italo-rumeno) ha permesso di intasare l’area e costringere la Virtus a soluzioni forzate da fuori in un primo tempo giocato sotto ritmo dai padroni di casa. È mancata semmai la capacità di reazione quando la Virtus si è adeguata alla partita (sul come ne parliamo al punto successivo), complice anche un evidente calo di energia a causa delle rotazioni ridotte all’osso, soprattutto nel settore degli esterni dove Menconi, Benincasa e Bacci sono arrivati molto stanchi nei frangenti decisivi dell’incontro.
Coach Binella si è assunto la responsabilità della sconfitta nel post-partita rilanciando comunque in ottica futura. In tal senso, la partita interna con Altopascio nel turno infrasettimanale assume una valenza particolare, perché dopo essersela giocata contro Cecina e Virtus, avere un avversario sulla carta più abbordabile deve far sì che la Mens Sana riesca ad azzannare ulteriormente la partita (e la stagione).
QUI VIRTUS
Tanto brutta nel primo tempo, quando bella e intensa nel secondo. I due volti del derby sono soprattutto le due facce della Virtus che ha fatto sua la stracittadina perché ha capito cosa cambiare, adeguandosi alle esigenze della partita. Ma come nasce il parzialone di 23-5 che ha ribaltato la gara nel terzo quarto? Partiamo dalla difesa: la Virtus ha capito che doveva essere aggressiva a tutto campo sui portatori di palla mensanini che, senza Pannini e Tognazzi, soffrono alla distanza la pressione avversaria.
Da questo punto di vista, sono state super le prestazioni di Bartoletti e Costantini per intensità e applicazione. In attacco la Virtus ha capito che doveva correre, aumentando il numero dei possessi e non permettere alla difesa della Mens Sana di schierarsi. I canestri decisivi portano poi la firma di un Cacciatori, giocatore di cui si parla sempre poco ma che ha una dimensione assolutamente totale per la categoria (nel derby ne ha messi comunque 12 a referto), oltre che di Banchero e Caridi, rispettivamente 12 e 16 punti alla sirena finale. Molto bravo, soprattutto quest’ultimo, a rimanere mentalmente in partita quando la tensione e le botte sotto canestro potevano farlo deragliare).
Nomi più o meno nuovi che certificano il cambio generazionale in atto in casa Virtus: le fortune della squadra di Franceschini in questa stagione passeranno anche dalla capacità di trovare protagonisti nuovi rispetto ai soliti Olleia, Imbrò e Bianchi che, per anagrafe (nonostante abbiano poco più che 30 anni), stanno cercando e trovando ruoli e dimensioni tattiche nuove rispetto a come ci hanno abituato negli anni.
QUI COSTONE
Non si ferma invece il trend negativo del Costone, giunto alla sua quinta sconfitta di fila e ancora a secco di vittorie tra le mura amiche del PalaOrlandi. È chiaro che gli infortuni hanno un peso specifico immane per la squadra della Piaggia (Ceccarelli probabilmente lo rivedremo la prossima stagione e Terrosi non sarà arruolabile per altre 2 settimane) che, contro Quarrata, ha dovuto fare a meno anche di Silveira. Però, nonostante tutto questo, la squadra deve provare a rialzarsi. Anche per non far diventare cronica questa negatività. Nel turno infrasettimanale c’è Valdisieve, avversario alla portata dei gialloverdi (anche rimaneggiati) e partita che rappresenta una discretissima occasione per mettere interrompere la serie di ko consecutivi e cercare di centrare il primo successo in casa.
Andrea Frullanti
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