La scelta della Mens Sana di chiudere il roster con l'arrivo vicino a canestro di Lorenzo Bovo è a suo modo una risposta chiara alle domande di un'estate intera su quale fosse la strada migliore per interpretare una stagione di Serie C Silver stavolta con ambizione. C'è voglia di affrontare i campionati per vincerli: è un tratto comune di queste ormai troppe stagioni in categorie diverse a quelle si era abituati, dalla B 2014-15 alla Promozione 2019-20. Naturale: mai visto un tifoso che non voglia vincere. Per chi è chiamato a prendere decisioni e scegliere direzioni è invece buona regola non perdere di vista il rapporto costi/benefici. La questione è trovare la sintesi.
Se ci sono, diciamo, 10 euro di risorse a disposizione (in un budget auspicabilmente rinfrancato quest'anno dal ritorno anche minimo della voce "botteghino", si spera) ha senso giocarseli tutti su un lungo dominante, quel tipo di giocatore che apparentemente hanno tutte le big che puntano al salto di categoria, facendo all-in su questa mossa per alzare il livello? Oppure ha più senso investire le risorse in maniera più organica al progetto di lungo termine (la prima idea: uno/due reclutamenti per il settore giovanile, cominciando a ricreare una foresteria. o comunque qualsiasi cosa diventi un patrimonio o serva a costruire per il futuro e non solo per il presente)? E' una sfumatura ulteriore che quei 10 euro sono più o meno gli stessi che servirebbero per comprare un diritto del campionato superiore, invece di spenderli per un giocatore (uno) necessario ma non per questo sufficiente alla promozione sul campo: ma come noto questo è uno scenario tabù per tanti, quindi parliamo d'altro.
In una situazione di incertezza sulla possibilità del pubblico di andare al palazzetto, di stabilità sul fronte sponsorizzazioni (che è una grande notizia in tempi di crisi ma che causa Covid vuol dire anche non aver potuto aggiungerne di importanti rispetto a quelle di livello già annoverate l'anno scorso), la direzione forse anche dettata dal mercato è stata di non inseguire il Toppo o il Benini della situazione (non loro, ma per capirsi sull'idea di giocatore) per cui le risorse non sarebbero neanche bastate.
La scelta piuttosto è stata impiegare più o meno metà di quei 10 euro (centesimo più, centesimo meno) su un'idea diversa, più intrigante e meno "sicura", più sostenibile e più stimolante, un giocatore su cui scommettere e che voglia scommettere su se stesso, con cui lavorare insieme per partire da un punto A e arrivare a un punto B, il cui trattamento non crei disparità eccessive all'interno dello spogliatoio che poi non è banale gestire. Il resto di quelle risorse resta lì, buono per ogni evenienza a stagione in corso o se dovessero fiorire le rose piantate in Estonia per provare a portare a Siena un paio di ragazzi per le giovanili.
Dopo la scelta di Menconi, Tognazzi e Del Cucina per completare con Pannini, Benincasa e Sprugnoli un perimetro che permetta spesso di giocare con quattro piccoli, vicino a canestro quello di Lorenzo Bovo non è il profilo del vecchio lupo di mare di queste categorie ma di un giovane che vuole mettersi in gioco, classe 2001, con un percorso giovanile di alto profilo tra Padova e Bassano, arrivato alla Virtus per fare l'Under, con lo spazio comprensibilmente chiuso da compagni di reparto di indubbio spessore in una squadra di vertice in Gold.
Si è iscritto all'Università a Siena (fisioterapia) e la vuole finire, ma l'opportunità alla Mens Sana di dimostrarsi un top in Silver può riaprirgli prospettive anche a livelli più alti: due metri, corpo e mani da categoria superiore, con tiro da fuori e comprensione del gioco nel bagaglio, ma anche cattiveria agonistica da verificare in un ruolo in squadra più centrale, quello che gli è mancato è il campo e la Mens Sana ha da offrirgli fiducia e magari anche 25-30 minuti nei ruoli di "4" e di "5", in alternativa o di fianco a Sabia, che comunque è tra i primi 3-5 lunghi del campionato ma che può essere usato al meglio se c'è un'alternativa in certi contesti tattici. Per Bovo è l'occasione del salto di qualità. E se lo fa lui, lo fa anche la Mens Sana: ci sono un po' di veterani in squadra, ma legare una stagione allo sviluppo tecnico dei giocatori ha sempre un fascino particolare. Ci si chiama pur sempre Academy.
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