Chiudere la seconda fase con una o zero vittorie,
sinceramente, non cambiava proprio nulla. Quindi è puramente di cronaca il 97-91
(22 Sabia, 15 Sprugnoli, 14 Pannini, 13 Collet) con cui è andata in archivio la
stagione. Poi sì, è un filo meglio chiudere quinti e non sesti, però contavano
i primi quattro posti. Gli altri piazzamenti sono arredamento.
L’accesso alle semifinali playoff non era dovuto, non era
indispensabile, non era obbligatorio. Era un di più, perché l’obiettivo
dichiarato di inizio anno era il mantenimento della categoria. E quello è stato
ottenuto l’11 aprile, quando violando il parquet di Montarioso è stato
guadagnato l’accesso matematico alla Poule A. Col senno di poi l’obiettivo sarebbe stato raggiunto all’atto dell’iscrizione al campionato, visto che poi la Poule
B si è trasformata nel trofeo dell’amicizia e della fratellanza universale. Il
target è stato centrato e fin qui siamo tutti d’accordo.
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Però poi c’era anche
la classifica aggiornata al 26 aprile, cioè dopo il primo turno della seconda
fase. Riproponiamola per praticità: Quarrata e Cus Pisa 10, Fucecchio 6, Mens
Sana 4, Costone e Carrara 0. Quattro punti e scontro diretto sul Costone.
Arrivare alla vigilia del sesto turno e non avere chance aritmetiche di
qualificazione significa che peggio nella seconda fase non si poteva proprio fare, al di là dei
meriti gialloverdi di aver ingranato marce superiori vincendo sempre e ovunque.
Oltre a questo c’era anche l’ingaggio di Monacelli,
operazione non gratuita, e l’idea, poi concretizzatasi per soli quaranta minuti
contro Fucecchio, di riportare alla base anche Perin, una volta risolti alcuni
problemi personali. È in questo passaggio, unito proprio alla situazione di
classifica sopra esposta, che la stagione biancoverde assume quella
connotazione in chiaroscuro che lascia un retrogusto amarognolo.
Nel momento in cui si è provato a fare uno step up, ci si è
resi conto che così come siamo adesso la strada è ripida. Se non è l’impossibile
Mortirolo dal lato di Mazzo di Valtellina, è lo Zoncolan dal versante di
Sutrio; roba che quando arrivi agli ultimi tre chilometri e non hai più benzina
nelle gambe rischi di rotolare all’indietro. Questo è quello che è accaduto
nella seconda fase, una collana di insuccessi con varie punte di rammarico qua
e là; su tutte il ko di Carrara, contro una squadra che ha collezionato solo
scarti in doppia cifra nelle altre uscite, ma anche le due performance casalinghe
con Fucecchio e Pisa, dove con un pizzico di lucidità in più forse si poteva
raccogliere almeno una vittoria necessaria per restare in corsa.
Sì, gli infortuni hanno pesato. Benincasa è arrivato più
tardi per i postumi del grave infortunio al ginocchio ed ha chiuso in anticipo
per un altro infortunio alla caviglia. L’oscar della sfortuna va sicuramente a
lui, ma anche i guai di Pannini e Gelli hanno inciso tra fine della prima fase
e inizio della seconda. Le attenuanti non mancano. Ma c’è il sospetto (meglio
dire la certezza) che si potesse fare comunque meglio.
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A quel punto bisogna capire se
ci sarà posto per ripescaggi che non riguarderebbero direttamente la Mens Sana,
ma potrebbero ammorbidire il quadro delle contendenti per la prossima C Silver.
Se si riuscisse a toccare l’organico in maniera concreta, la C Argento
2021/2022 potrebbe trasformarsi in Oro nella stagione successiva. È l’auspicio
di tutti, per non languire ancora una volta nei rimpianti di partite buttate
nel cesso a Terranuova Bracciolini o a Carrara.
Stefano Salvadori
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