Vrbica Stefanov, Justin Hamilton, Drake Diener, Daniel Hackett, MarQuez Haynes: ma che gran back court, vero?
Com'è noto, i cinque nominati sono mensanini di qualche anno addietro, che hanno giocato in stagioni sportive diverse - comunque mai nessuno insieme agli altri - coprendo i primi due ruoli in campo per una buona parte dell'ultimo decennio prima del fallimento spartiacque del 2014 ma, ecco il fatto singolare, sono accomunati dal medesimo giorno di nascita.
Stefanov classe '73, Hamilton '80, Diener '81, Haynes '86 e Hackett '87: tutti vennero al mondo il 19 Dicembre.
Nel calendario di una Sezione storica com'è la “Basket” per la Mens Sana non possiamo che immaginare un'infinità di post-it a sottolinare altre date con ricorrenze speciali.
Vi sono per esempio dei giorni – una decina in tutto – in cui spiccano ben tre compleanni di ex atleti. Copiosi quelli in cui se ne ricordano due, ma cinque tutti insieme mai, 19 Dicembre a parte.
Vi invito a fare un gioco. Per voi stessi, non per compiacere me.
Stefanov, Hamilton, Diener, Hackett, Haynes: non lasciate scivolare via distrattamente quei nomi. Rileggeteli e provate ad andare a cercarli a ritroso nella memoria, perché là stanno, se venivate al Palasport. E se c'eravate siete consapevoli che in genere facevano divertire. Qualcuno emozionare.
Se riuscite a vederne i volti e le sagome, ripenserete anche ai movimenti tipici e ai loro punti di forza in campo.
Arrivati lì sarete un pezzo avanti, perché una volta innescata, la memoria dovrebbe accendervi i ricordi uno via l'altro, come luci natalizie.
Ricordi belli tra l'altro, perché spesso e volentieri quei ragazzi sapevano stupire e, per nulla scontato, rendere orgogliosi.
Non è un esercizio fine a se stesso risvegliare emozioni positive, perché allontana per il tempo di una pausa caffè dall'incertezza e dal grigiore di questi mesi. Può consentire insomma di tornare a immergersi con piacere in un'atmosfera amena come può esserlo quella di un palasport in ebollizione.
Ecco allora il calore delle luci a giorno, il colore del muro di sciarpe, bandiere e striscioni e la colonna sonora di quelle serate: applausi e cori per un entusiasmo a volte incontenibile.
Scommetto che rivedrete un bel po' di chicche, tanto più che in quel decennio le partite venivano seguite con massima attenzione. La posta in palio era alta e il gioco davvero non faceva annoiare. Tutt'altro.
Qualche inciampo, è vero, tanti infortuni, anche personaggi a fine ciclo, ma le squadre mensanine del periodo si facevano ammirare più che guardare e amare più che accettare.
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Fatto salvo questo 2020 funesto in cui i palasport pieni sono una chimera, Dicembre è storicamente un mese denso di appuntamenti cestistici e di eventi a essi collegati.
Basti pensare che dal 1973 e fino allo scorso torneo di promozione, tra campionato, Coppa Italia e coppe internazionali si contano oltre 100 partite della squadra del cuore nei soli ultimi quindici giorni dell'anno. Centoquattro per la precisione, che videro 60 vittorie, alcune delle quali hanno finito col ritagliarsi significati speciali o sono divenute addirittura pietre miliari.
Per nove volte sulla strada degli atleti mensanini si sono poste squadre romane. In sei di quelle circostanze - 3 vinte, 3 perse - era l'appena trapassata Virtus.
A proposito di Virtus Roma, una considerazione: la sua scomparsa dall'élite del basket non restituisce alcunché al tifoso senese. Niente.
E il fallimento sportivo di personaggi discutibili non toglie neanche una stilla della montagna di sterco che da tutta Italia è stato riversato sulla Mens Sana e la Città, per cui gioire non ha senso.
Nel mondo sportivo idealizzato i protagonisti dovrebbero fare il loro corso e uscire di scena portandosi per bagaglio le conseguenze dell'operato, belle o brutte che siano. Le istituzioni – intese come Società – e gli appassionati, colpevoli... di passione, meriterebbero invece di sopravvivere con intatta dignità. I primi a reclamarlo con forza da anni sono proprio i tifosi mensanini.
Parentesi chiusa, riprendiamo il cammino.
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Agli appassionati senesi l'ultima quindicina di Dicembre in sei occasioni ha offerto la sfida contro le bolognesi Fortitudo e Virtus.
Due sconfitte e quattro vittorie, tra cui particolarmente gradita quella del '94 sulla Virtus Buckler di Alberto Bucci - ma anche di Paolo Moretti e Valentino Battisti - campione d'Italia da due anni e impegnata nella conferma del titolo, il terzo consecutivo.
La Comerson di Cesare Pancotto fece il colpaccio andando a imporsi 67-66 sul campo virtussino, grazie a Anchisi, Comegys, Fumagalli, Gianolla all'esordio, Sartori, Gianpiero Savio, Turner e Vidili.
Campionato '94-'95 con Dallas Comegys e John Turner, Mens Sana competitiva sotto canestro |
Per cinque volte c'è stata Cantù. Due sconfitte e tre vittorie, tra cui quella del '75 con Enrico Bovone sontuoso - 32 punti - e l'allenamentone del 2007 contro la Tisettanta, sì finito 109-72 con Mc Intyre a distinguersi con 12 assist, ma fatale al ginocchio di Kaukenas e, in conseguenza di questo, alle ambizioni di primeggiare nella Final Four madrilena del Maggio 2008.
Cinque sono anche gli incroci contro le squadre milanesi. Quattro, con due vittorie, contro l'Olimpia; una contro la Pallacanestro di Chuck Jura.
Quattro invece le sfide con Trieste e altre due blasonate del nostro basket, Varese e Treviso, domate - anche con punteggi ampi - tre volte ciascuna.
Per tre volte invece sono stati affrontati colossi europei come le due moscovite, il Maccabi Tel Aviv, le livornesi, Cagliari negli anni '70, la Reyer Venezia e le sempre sconfitte - talvolta largamente - Pesaro, Torino e Reggio Emilia.
Vi sono poi oltre quaranta partite disputate non solo nella penisola ma anche in Europa: da Barcellona a Gdynia - nel 2011, autorevole 79-53 per la centesima vittoria in Euroleague - da Madrid a Istanbul passando per Villeurbanne (Lione).
23 Dicembre 1975, Piero Franceschini attacca l'area canturina in Sapori-Forst 80-74 |
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In quanto agli “eroi” e alle loro prodezze, è d'obbligo citare i 39 punti segnati alla squadra bresciana da Roberto Quercia nel 1980 e da Mike Bantom nell'84. Quel prodigioso Bantom che un anno prima negli stessi giorni ne aveva imposti 34 anche ai brindisini.
Ci sono poi i 36 di Stefano Vidili - 12/12 ai liberi - contro la Goccia di Carnia Udine nel '93.
I 33 con 6/8 da 3 punti di Boris Gorenc a Verona nel 2001 e quelli di Devin Ebanks alla Virtus Roma nel 2017.
A quota 32 insieme a Bovone un altro giocatore che fece epoca.
Il 23 Dicembre 1979, sul parquet romano della Stella Azzurra di Claudio Vandoni, liberò un mix inarrestabile di talento e esperienza così tradotto sullo scout finale: 32 punti, 16 rimbalzi, 6 recuperi, 3 stoppate, 1 assist. Ciò che di Ron Behagen i numeri non hanno mai potuto misurare è lo straordinario carisma, ma per fortuna avevamo occhi e memoria.
Accanto a lui quella sera c'era però un altro giocatore incontenibile, George Bucci, poco sotto nello score – 30 punti – ma nel finale artefice della prodezza che gli permise di recuperare la palla e involarsi a segnare il canestro della vittoria.
Ricordiamo poi a quota 31 - più 14 rimbalzi - John Turner a Varese nel '95; Larry Middleton alla Mabo Pistoia nel vittorioso derby del '97; Alphonso Ford nel corsaro 86-80 a Milano nel 2002; Terrell Mc Intyre nella vittoria a Caserta del 2008, con Shaun Stonerook a quota 14 rimbalzi, 4 recuperi e 2 assist.
Ma l'atmosfera natalizia non impedì a George Bucci di ripetersi e farne 30 anche a Trieste. Come lui, pure Eric Fernsten contro Pesaro; Quercia – ancora! - al PalaLido di Milano; Dave Batton alla sua ex Cantù.
Invece il 29 Dicembre '92 il compianto Marco Solfrini stabilì la prestazione record per un mensanino nei tiri da 2 punti: 13/14. Passeranno oltre 20 anni prima che Erick Green riesca a emularlo.
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Mercoledì 28 Dicembre 1977 una figura storica, Giorgio Brenci, andò a sedere in panchina per la prima volta da capo allenatore. Accadde a Napoli, avversaria la Gis, dove guidò i suoi a una vittoria per 94-78 e da lì fino alla promozione in A1.
Il 23 Dicembre '78 i meritati due punti sul campo dell'Auxilium Torino dettero alla 3A Antonini del recentemente scomparso Carlo Rinaldi - nel corso dell'estate subentrato proprio a Brenci - l'ebbrezza del primo posto in classifica. Era la prima volta che la Società biancoverde vi si trovava solitaria, sebbene il primato fosse solo virtuale, dal momento che la gara era stata anticipata al sabato. Il pomeriggio successivo, vincendo, l'Emerson Varese tornò infatti ad appaiarsi al comando.
Nel medesimo periodo ma qualche anno dopo – è il 1984 – lo stesso Rinaldi attende il nullaosta per tornare alla guida della squadra al posto di Lajos Toth, ma visto che il turno di campionato incombe, in panchina vanno i due vice, Marcello Billeri e Raffaele Taglialatela.
Se il primo passò come una meteora, il secondo è al pari di Brenci un modello di mensanino di lunghissimo corso. Serio e leale, sempre pronto a cimentarsi nei ruoli assegnatigli, anche fosse solo per una sera, come nell'occasione appena ricordata.
L'anno dopo – 29 Dicembre '85 – l'esperienza di cui avremmo volentieri fatto a meno: Bucci al Palasport con una maglia che non è più quella della Mens Sana.
Desio, 20 Dicembre 1992: Lemone Lampley cattura 19 rimbalzi, record personale. Solo tre giorni dopo - contro la Sidis Reggio Emilia - sale addirittura a 20!
23 Dicembre 2000: Roberto Chiacig ne strappa 18 ai Roosters Varese; il 30 Dicembre 2001 altrettanti ai campioni d'Italia e d'Europa della Kinder Bologna di Ettore Messina.
Nel Dicembre 2002 Mirsad Turkcan lo emula. Nel giro di 10 giorni se ne assicura prima 18 in Euroleague, poi altrettanti in campionato.
Date, nomi, numeri: potremmo stare qui un'ora. Un giorno. O una settimana...
Sì, perché la quindicina che chiude l'anno porta con sé altri importanti ricordi di cronaca sportiva. E compleanni. E firme di nuovi giocatori, tagli e lutti.
Anche i lutti, sì, come quello del mai dimenticato Giorgio Cocchia nel 2007 e di Stefano Ranuzzi nove anni dopo. Li ricordiamo ogni volta che possiamo, perché a noi piace così. Proprio come a molti di voi.
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Per concludere siamo dell'avviso che, bellissima sempre, in questo mal sopportato letargo agonistico la storia mensanina sia anche funzionale a placare l'astinenza da arresto e tiro e da tap-in, perché se gli addetti ai lavori con grande ingegno quotidiano continuano ad affilare le armi in vista della ripresa, sappiamo per certo che un nutrito numero di appassionati smania dalla voglia di riappropriarsi delle vecchie, sane abitudini della domenica e dell'allenamento pomeridiano.
Lo si capisce parlando con le persone e più ancora contando le iniziative che sono nate negli ultimi mesi.
Si va dal giornalino autoprodotto su Facebook alle numerose dirette web, dalla riproposizione di partite storiche alle interviste con vecchi giocatori simbolo scomparsi dai radar da tempo. Per tacere poi di coloro che già da anni si preoccupano di dare alla sempre partecipe e mai doma platea mensanina notizie fresche, approfondimenti, riflessioni e, non ultimi, motivi di vanto.
“Tutto fa”, potremmo dire allora, “tutto è utile a ingannare l'attesa”, invece non è questo. O comunque, non è “solo” questo.
Convinti come siamo che ci siano persone che da tempo lavorano per mettere in sicurezza la Società, garantire un futuro e programmare rivincite, le iniziative di cui sopra assurgono a un ruolo benemerito se nell'inverno più lungo e buio di sempre, a una a una come chicchi di pellet, vanno a alimentare e tener viva la fiamma affievolita ma mai spenta dell'orgoglio e della passione biancoverde.
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