giovedì 19 novembre 2020

NBA, provincia di Siena

Siena è la città che ha portato il basket in Italia (detto col sorriso. E sulla base di note e indiscutibili prove storiche :D) ma fino al draft Nba ancora non ci era arrivata, e l’evento merita una celebrazione. Ce l’ha portata Nico Mannion, grande speranza azzurra del futuro, già nazionale da anni, un anno al college ad Arizona e la più bella delle città nella carta d’identità. “From Siena, Italy”: così è stata annunciata la sua scelta. 

Una città che l'ultima volta in cui si è giocata una partita ufficiale aveva una squadra in Serie C Gold, una in Serie C Silver e una in Promozione: tutti pozzi di passione che ci onoriamo di raccontare col trasporto sincero che merita chi ha fatto da sempre e continua a fare la storia del basket in una città che questo sport lo respira. Detto questo, non sfugge a nessuno che andare a fare la controfigura di Steph Curry ai Golden State Warriors è un altro sport

Allo stesso modo è chiaro a tutti che Nico NON sia un ragazzo "cresciuto sulle Lastre", né umanamente né cestisticamente, rimasto a Siena il tempo di nascere e poche settimane più: già per la nuova stagione sportiva era a Cefalù con babbo Pace, dall'anno dopo a Salt Lake City dove Mannion era commentatore tv dei Jazz, e dall'età di dieci anni in Arizona dov'è rimasto fino a ora. 

(...) Nella bella cittadina toscana Pace si presenta con la moglie incinta ed il parto è problematico: “Non sapevamo se Niccolò  sarebbe sopravvissuto, ma i medici dell’ospedale di Siena furono straordinari e gli salvarono la vita, essere a Siena fu una benedizione…”. Con la nascita del bimbo ed i suoi problemi di salute Mannion capisce di essere pronto per ritirarsi, gioca un altro anno a Cefalù e poi a 42 smette (...)

da Daily Basket 

Ma Nico è simbolo, questo sì, anche di un'epoca d'oro in cui un americano come Pace Mannion, visto al top a Cantù e Treviso nell'era del doppio americano (ma anche da 216 partite in Nba con Golden State, Utah, New Jersey, Milwaukee, Detroit, Atlanta), certo a fine carriera e col passaporto italiano, veniva a Siena in B d'Eccellenza a giocare alla Virtus. Peraltro in mesi, ricordiamolo, in cui da quelle parti muoveva i primi passi un altro pezzo di futuro azzurro, Davide Moretti, di tre anni più grande (classe 1998), al seguito di babbo Paolo che in quel periodo cominciava la nuova vita da allenatore alle giovanili della Virtus. 
 
 
Più senese, in campo e fuori, e in senso lato anche più italiano, nel senso di anni vissuti qua, Marko Simonovic. Arrivato alla Mens Sana tra il 2017 e il 2018 in un'epoca diversa, con tutt'altro clima: già con segni evidenti di quella che sarebbe stata la (seconda) fine di tutto per la Mens Sana, eppure proprio per questo la dimostrazione, anche coi soldi che ci si possono permettere, che certi colpi si possono immaginare, e fare, se ci sono le competenze


Dici Simonovic e, non è colpa sua per carità, ti viene in mente l'era Macchi. Entra in società la nuova proprietà, seppur ai tempi ancora di maggioranza relativa, in accordo col presidente Guido Bagatta e chiede a Lorenzo Marruganti di trovare un giovane su cui puntare. Matteo Mecacci, ancora assistente, indica questo ragazzo di 212 cm che aveva appena vinto lo scudetto Under 20 con la Pms Torino. Che nel frattempo fa molto bene agli Europei giovanili. E cominciano ad arrivare gli scout
 
Il suo utilizzo inizialmente dosato è tra i pretesti usati per esonerare Giulio Griccioli già dopo cinque giornate. Da italiano "in formazione", con in mezzo due-tre mesi difficili (anche fisicamente) tra gennaio e marzo, chiuderà la stagione con 5,3 punti di media con 2,8 rimbalzi e il 67% da due in 11,7 minuti, a 19 anni, omettendo qui per semplicità tutti i ragionamenti sui progressi fatti e i limiti invece non lavorabili. Fissati buyout faraonici in caso di cessione a un club di Eurolega o (la Mens Sana non arriverà mai a vederlo) approdo in Nba? Scelta illuminata. 

Ma non importa, c'è necessità furibonda di monetizzare. Viene dato mandato al suo agente di trovare un compratore, si trova l'Olimpija Lubiana per mettere a bilancio con la sua vendita 115mila euro per potersi iscrivere al campionato, compresa la commissione per il procuratore che, non ricevendola mai, porterà avanti uno dei primi lodi che fanno tristemente crollare quel misero castello di carte (e la telenovela sull'accordo trovato col procuratore, ma regolarmente non rispettato, diventerà una delle pantomime più insopportabili per l'ineffabile capacità, fino praticamente all'ultimo, di continuare sempre a trovare qualcuno ancora disposto a credere alle fandonie più patologiche).
  
"Porsi un obiettivo. Ambire ad imitare il percorso che già altri hanno fatto. Confermando i primi pronostici (Gasol), stupendo l'intero mondo cestistico (Porzingis)", scriveva di Marko su questo blog un noto allenatore mensanino. I modelli erano quelli giusti, poi vabbè. Non è stata "una delle prime 15 chiamate", come a un certo punto vaticinava il sottobosco sempre particolare degli scout. A molti è  sempre sembrato uno dei prodotti un po' artificiali e inspiegabili di quel tipo di sistema. Ma con prospettive di carriera realistiche qui in Europa, a patto di fare un certo tipo di percorso. Alla fine è stato la scelta numero 44 per i Chicago Bulls, e magari in Nba non giocherà mai. Ma quanti giocatori passati dalla Mens Sana sono stati poi scelti al draft Nba? Ecco.
 

 

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