Si parte forte, dalla divisa 2001/2002. Motivi sentimentali, più che estetici. È la maglia dell’anno della Coppa Saporta, per cui non può non piacere. Qui non si negozia: è una muta da 8 in pagella, anche se il produttore non avrà passato le notti insonni per realizzarla così come l’ha pensata. Champion propone una maglia semplicissima, con doppia bordatura verde su collo a v e giro spalla, numero nero nella parte destra del petto (e anche sulla schiena), logo a sinistra, doppio arrangiamento verde anche nel cinturone dei pantaloncini. Anche il cognome del giocatore, sul retro, è in nero, mentre la scritta Siena, sotto il numero, è in verde. Unica pecca Montepaschi in bianco su rettangolo verde. Scriverlo direttamente in verde, come era nella versione da campionato e come accadrà sempre negli anni successivi, avrebbe reso più armonico il contesto. Però il voto in pagella non cambia.
Altra Champion molto semplice, e
molto gradevole, quella degli anni 2006/07 e 2007/08. Sarà perché è la maglia
della gara più indimenticabile mai vista dal vivo, ma quel lavoro si lascia
apprezzare. Il colletto si spezza in due parti, rimanendo bianco sull’estremità
della V, mentre è verde per il resto del girocollo. Sulla divisa da trasferta
la punta del collo a V resta bianca, mentre la parte superiore è in nero. Piace
molto la tonalità di verde utilizzata per la divisa away. Qui McIntyre nel 2006/07 e nell’anno
successivo: nella versione ‘bis’ della maglia compariranno lo scudetto sopra il
logo di Champion e lo sponsor Leggo a sinistra al posto di Quadrifoglio Vita.
E il marchio Montepaschi, nel 2007/08, viene posizionato sopra e non sotto il numero
frontale, per il quale viene scelto un font diverso.
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Meno entusiasmante era stato il design
del 2005/06: d’accordo che vederlo addosso a Woodward e Hamilton non avrebbe
valorizzato nemmeno il best product all time, ma non c’era granché da notare.
Eh, qualcosa qua e là, su quella maglia, potevate mettercelo. Uno schizzo, una
righina verticale, uno scarabocchio sui fianchi. Troviamo un pregio? Il
colletto bianconero nella casacca da trasferta. Curiosità: c’è una doppia
versione del pantaloncino, prima con e poi senza una banda verde laterale.
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2011/12, la particolarità è il
numero bicolore, più appariscente a metri di distanza nella versione home,
mentre per quella away serve uno zoom. Insieme al colletto patriottico e al
giro spalla/cinturone dei pantaloncini con una tonalità di verde diversa è
l’unica caratteristica di una maglia che non ha altri ghirigori. Sul fianco del
pantaloncino si intuisce un tono su tono.
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Salto indietro, metà anni 90.
Già detto della Dribbling 1992/93, inserita però nella puntata sulle maglie con bande laterali per via del logo ripetuto sui fianchi, e della Olitalia, anch’essa
piuttosto minimal ma caratterizzata da due strisce verticali, si va di banalità
negli anni Cx e Comerson. Con Comerson che opta per un punto di verde
decisamente troppo scuro. Mentre Cx Orologi irrompe sulla scena con il rosso che non ha lo stesso effetto di Sapori tanti anni prima. Il
pantaloncino con banda ricorda molto quanto visto poi nel 2005/06. Dimenticabili?
Sì, abbastanza.
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Secondo salto indietro.
Ringraziando ancora Carlo Dolfi per la concessione, una perla di mezzo
secolo fa. Una candida divisa Algor con stemma al centro e numero (in rosso).
Null’altro. Semplice o banale? Personalmente mi affascina molto, anche se Algor
Mens Sana rotondeggiante non è il massimo; il font in rilievo è un tocco di classe.
Disporlo in verticale, sull’altro lato rispetto al numero, o con un più
canonico orientamento orizzontale forse avrebbe reso meglio. Ma sono
quisquilie.
Torniamo ai giorni nostri. Su
certe maglie non c’è molto da argomentare, viene abbastanza spontaneo catalogarle
più in base al successo sul campo che alla pregiatezza dello stile. Non ci sono
risultati associati all’ultima espressione, la Joma del 2019/2020. Il
campionato è stato sospeso e nessun titolo è stato assegnato. La Mens Sana
giocherà comunque altrove il prossimo anno (serie D? C Silver? Forse tra un po’
sapremo), vestita ancora dallo sponsor tecnico spagnolo. La bozza 2020/21, da
quanto si apprende, non dovrebbe discostarsi troppo da quella vista lo scorso
anno nei pellegrinaggi in Via del Pontormo a Firenze, a Baccaiano, a Impuneta,
etc…
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Un disegno semplice, con un giro
spalla che si allarga per una decina di centimetri sul fianco e si completa
fino al colletto, ricordando in qualche modo la spalla colorata della divisa
del biennio 2002-2004. Il colletto riporta invece al biennio 2006-2008, di cui
abbiamo parlato qualche riga sopra, con la parte alta bianca e la v in verde.
Piace il font utilizzato per il numero, i vari sponsor si inseriscono
abbastanza bene nel contesto. Entusiasma meno (è sempre un parere personale,
non la decisione della Cassazione) la resa grafica sul retro con una sorta di
trapezio bianco tra le bande verdi. Anche per il pantaloncino viene applicato
un concetto analogo a quello del giro spalla. Nella divisa away si invertono il
verde e il bianco, of course; la particolarità è lo sponsor Estra che, come
fatto anche da Soundreef ai tempi della maglia in stile “Milwaukee Bucks”,
perde la colorazione dei quattro semicerchi che compongono il logo ed è tutto
in bianco.
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Ps. ma poi si è capito perché
Falsini giocava col 3 in casa e col 17 in trasferta? Mi sono sempre dimenticato
di chiederlo a chi di dovere, oppure l’ho chiesto ma non ricordo la risposta.
Vabbè, alla prossima, con una
puntata monotematica dedicata alla maglia più bella.
***
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