Pensate un po’ di vedere la
Ferrari che anziché in rosso corre un Mondiale con una livrea verde e viola. O
la Juve che come prima maglia sceglie il blu e l’arancio. Beh, altre scuderie
di F1 le abbiamo viste cambiare spesso colore a seconda degli sponsor (per chi
è appassionato, basti pensare ai cambiamenti della McLaren o della Williams,
giusto per citarne un paio). Nel calcio per ora ci siamo limitati a nefandezze
varie con seconde e terze maglie, più però per ricerca cromatica esasperata, ed
esasperante, dei designer che strettamente legate al colore di partner
associati.
Nel basket invece è capitato un po’ più spesso. Chi non ricorda la
Kinder Bologna arancione: sembrava quasi un ovetto da scartare, fortunatamente
l’esperimento ebbe una durata abbastanza simile a quella della consumazione della
bontà al cioccolato. Noi no, noi una cosa simile non
la facciamo… e invece sì, anche a Siena è capitato.
La saga delle colorazioni ardite la ‘introduce’ Antonini che nel 1978 sceglie un blu notte di difficile comprensione. Certo, lettering e bordi in biancoverde rendono un minimo di giustizia ai colori sociali, ma resta sempre il fatto che l’effetto pugno nello stomaco è abbastanza chiaro. In più c’è anche il rosso di 3A a rendere un po’ più inquietante il complesso. Quando in alcune circostanze si metterà insieme la maglia bianca (peraltro ‘normale’ con scritte e bordi verdi) al pantaloncino blu scuro, l’effetto cazzotto sarà ancora più evidente.
dal libro "Mens Sana. Semplicemente" |
ORANGE COUNTY - Passo indietro.
Si è detto introduzione di Antonini perché la divisa blu notte era utilizzata
in pianta stabile. Ma come terza maglia c’era già stato un passaggio
all’arancione. Qui, campionato 1973/74, per dovere di ospitalità nei confronti
di Cantù (che più avanti è stata vista quasi sempre in biancoblù, ma
anticamente era biancoverde come lo stemma della città), si utilizzò questo
completino arancio, con la scritta Sapori disposta anche diversamente rispetto
a quella di prima e seconda maglia di quelle annate.
da Il Basket - si ringrazia Gabriele Grandi |
MAMMA MIA - Uno dei capitoli più
neri è di colore blu. No, l’Inter non c’entra niente (fortunatamente). Però
anche in viale Sclavo ci si è arresi alla logica commerciale dello sponsor che
sceglie il colore delle maglie. Ecco, nel 1983, dopo un breve interregno (le prime due di campionato) di una
divisa verde molto semplice con nome, logo e numero (la differenza tra semplice, quindi apprezzabile, e banale, molto meno apprezzabile, a volte è difficile da spiegare… prendiamola così come viene), arriva
la Mister Day che obbliga a vestire di blu.
Su questa maglia ci torneremo, più approfonditamente, in un'altra puntata. Oggi partiamo dalla seconda stagione, la 1984/85, sponsor tecnico
Piubello. La scritta Mister Day è bianca su un fascione blu (contornato dal
celeste), sempre con la forma che riprende il logo delle famose merendine. Il
numero frontale passa al centro, poco sopra la scritta Parmalat.
Si può fare peggio? Certo che
sì. Chihuahua-Nike aggiungono un
tocco di giallo (numero e logo Chihuahua, posto sul petto a sinistra e sul pantaloncino a destra), mentre sparisce il
bandone dell’anno precedente. Rimane il celeste a fare da contorno a giro
spalla, fianchi e pantaloncini.
1987/88, Sport Center rileva Chihuahua-Nike. Detto subito che si vendicherà (alla grandissima) un paio di anni dopo, la primissima versione fornita dal nuovo sponsor tecnico in realtà è la ripresa della maglia precedente con due orridi patacconi, sponsor tecnico e Casem, a sovrapporsi a quelli della stagione 86/87. Quindi il numero resta giallo, sui fianchi c'è ancora la banda verticale bianca contornata da un azzurro chiaro. Ce ne sarebbe abbastanza per passare oltre, ma a stagione in corso compare un’altra divisa: spariscono il logo societario e Casem, numero e logo dello sponsor tecnico in rosso, mega inserto bianco con numero verde sui pantaloncini disegnati in "stile Chicago Bulls". Sì, ora è il momento di passare oltre.
foto Mister Day da Giganti del basket |
Cambiano gli sponsor, cambiano i
colori. Dall’azzurro Mister Day si passa al giallorosso Conad. Che tristezza.
Non per i colori in sé (ognuno ha i suoi preferiti, inutile disquisire), ma
perché col biancoverde Mens Sana non c’entrano proprio nulla. Cosa c’è da dire
di quella maglia? Niente che sia vicino ad un elogio. Il disegno è
assolutamente anonimo: spicca il cinturone giallo nei pantaloncini, i due punti
di rosso che differenziano il giro spalla e la scritta dello sponsor. La
versione colorata cambia a stagione in corso: alla prima giornata è una banalissima
maglia rossa con bordi bianchi. Stop. Più avanti viene proposto un fascione
bianco per valorizzare al meglio il marchio Conad, mentre i pantaloncini
cambiano completamente, aggiungendo anche del giallo al giro coscia e alla
cintura.
si ringrazia Matteo Tasso |
Si poteva fare meglio? Beh, era
difficile fare peggio. SportCenter riuscirà ampiamente a riscattarsi a distanza
di pochi mesi, quando TicinoAssicurazioni non dirà “vestiamoci di turchese,
fucsia o rosso pompeiano” ma permetterà il ritorno alla tradizione. Che dire
invece dell’epoca Mister Day. Pensando solo allo stile, la versione 84/85 è
quella che forse appare riuscita meglio. Ma come si fa pensare allo stile,
notando il blu e il celeste?
***
Leggi anche:
Storia da Grandi: L'incrocio con l'Altra Varese, il colpo promozione a Cantù, i baffi di Cosmelli
Storia da Grandi: L'inizio della magìa Olitalia e quella trasferta di paura verso il sogno Lione
Nessun commento:
Posta un commento