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Impegnata in uno dei due gironi di classificazione che attribuivano i posti per l'A1 della stagione successiva, alla Sapori tutto sommato andò bene. Primo, perché non ebbe il disagio di muoversi da Siena, secondo, perché il calendario offrì un comodo “allenamento” casalingo con la Cosatto Napoli, squadra di per sé oggettivamente debole, indotta presto alla resa e al quarantesimo minuto distanziata di quasi trenta lunghezze: 82-54.
In quelle stesse ore a Vilnius, nella lontana Lituania, nasceva un bambino che da adulto avrebbe lasciato significative tracce umane e sportive a diverse latitudini, compresa la nostra.
Il suo nome è Rimantas Kaukenas.
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Le analogie rispetto a dodici mesi prima sono infatti stupefacenti ma sinistre al tempo stesso, perché se giovedì 6 Aprile 1978 la fortissima Mobilgirgi aveva giocato e perso per un punto la finale continentale contro il Real Madrid, giovedì 5 Aprile 1979 l'Emerson (stessa squadra, nuovo sponsor) gioca e perde di 3 una finale stregata contro il Bosna Sarajevo di Bogdan Tanjevic.
Tenendo conto che Meneghin, Morse, Yelverton e compagni tre giorni dopo la bruciante sconfitta con i madridisti avevano reagito triturando 122-85 il Sapori di Brenci, quale nuovo tremendo castigo attendeva i biancoverdi sul parquet varesino tre giorni dopo il non digerito k.o. contro l'atteso campione Mirza Delibasic (30 punti) e l'inatteso killer Varajic (45)?
Questo antefatto ci fa immaginare con quale stato d'animo la squadra di Carlo Rinaldi possa essersi approcciata alla trasferta contro i campioni d'Italia e vice campioni d'Europa in carica.
In realtà quell'Emerson dalle rotazioni ormai ridottissime aveva raggiunto l'apice della forma proprio all'altezza della gara d'andata contro i biancoverdi, costretti alla resa casalinga di fronte a novemila persone, ma dopo poche settimane aveva avviato una rapida fase involutiva, proprio mentre doveva convivere con la frattura dell'ulna del braccio sinistro di Meneghin, di gran lunga il più decisivo pivot italiano.
Anche contro i senesi Super Dino non era della partita. Era sì in panchina, ma in più che precarie condizioni, fasciato come una mummia, praticamente inservibile.
E' anche per questi motivi se al settimo tentativo, prendendo la rivincita per l'umiliazione di 365 giorni prima, la Mens Sana riesce finalmente a vincere (73-70) sul parquet di Masnago, la catena di montaggio di quella fabbrica di trionfi chiamata Pallacanestro Varese.
Fiero come sempre Bob Morse, indomabile ai rimbalzi (15) e in attacco (31 punti con 15/19 al tiro), così come Charlie Yelverton, che blocca una volta di più gli ingranaggi offensivi di Bucci (6 punti con 3/11 al tiro e 6 palle perse), ma Quercia e Tassi (23 e 16 punti con percentuali sontuose), Fernsten con i suoi balzi e la connaturata grinta di Bonamico alla fine hanno la meglio sulla stremata compagine biancorossa.
Chiuso al meglio il campionato, di lì a tre giorni è l'ora degli ottavi di finale dei playoff, a Bologna, in gara secca.
A contendere ai mensanini il quarto di finale contro la Sinudyne (il primo match è previsto nuovamente a Bologna sabato 14), c'è la squadra giunta seconda nel torneo di A2: la Jolly Colombani Forlì del fenomenale Rod Griffin, ma anche di Maurizio Lasi e del vice allenatore Maurizio Gherardini, uno che farà davvero tanta strada, che ha per capo allenatore... Ezio Cardaioli. Sì, proprio lui!
Una giornata veramente speciale quel mercoledì 11 Aprile, perché oltre a molti appassionati bolognesi vede entrare nel palasport di Piazza Azzarita ben quattro tifoserie.
Con i supporters delle squadre di Siena e Forlì, il cui spareggio è previsto alle ore 22, ci sono anche quelli milanesi della Xerox e i mestrini della Superga, le cui squadre si sfidano prima, alle 20.
Sulla carta una bella idea, che in realtà portò senesi e forlivesi a cercare, e in qualche caso a occupare anche con maniere spicciole, quei posti che mestrini e milanesi avrebbero dovuto abbandonare al termine del loro incontro, ma che in pochi in effetti lasciarono. Un bel pigia pigia insomma.
In quanto alla gara, una prestazione oggettivamente non bella da parte dei senesi. Nervosa, complicata, passata a lungo a inseguire, poi vinta in qualche modo (82-79), grazie principalmente al grande stato di forma di Roberto Quercia e alla disciplina di diversi gregari.
Bucci, che avrebbe dovuto rappresentare la grande attrazione senese, fu invece oscurato dalla grande attrazione forlivese, quel Rod Griffin che, con mosse feline e schiacciate impressionanti con stacco dalla linea del tiro libero, atterrì per un bel po' il pubblico senese.
Solo un elevato e prematuro numero di falli riuscì a fermarne l'istinto da pantera nera, per la disperazione di Cardaioli, molto vicino a prendersi una clamorosa rivincita personale su Bucci, Fernsten e sulla vecchia, amata Società che aveva e lo aveva cresciuto.
Scansato con un bel po' d'apprensione lo scoglio Forlì, due giorni per preparare la gara contro la Sinudyne e via, di nuovo in Appennino per tornare nel capoluogo emiliano.
Come detto, sabato 14 Aprile la Virtus di Cosic, Wells, Caglieris, Villalta, Bertolotti e Generali, quella Virtus allenata da Terry Driscoll che studia da campione d'Italia, ospita in casa la vincente dell'ottavo di finale, pronta ad azzerarne le velleità.
L'andata della serie va esattamente come auspicato dai bianconeri, cui il risultato finale arride 101-77. Un passivo che per i senesi (giunti alla partita numero 200 in serie A) è ancor più penalizzante del -15 maturato sullo stesso campo e contro quello stesso avversario a fine Febbraio.
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Dopo un tempo supplementare arriva il quinto knock down consecutivo e con esso dolorosamente sfuma quella promozione che solo quattro settimane prima sembrava acquisita.
Pur mostruoso (38 punti, 17 rimbalzi, 3 recuperi e 3 stoppate), ultimo ad ammainare bandiera, Mike Bantom non può fare miracoli se in campo a dargli una mano ha il solo stoico Ceccherini, mentre gli altri compagni di squadra vagano labili sul parquet.
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L'appena promossa Ticino di Gianfranco Lombardi e Luca Finetti vince il ritorno degli ottavi dei playoff scudetto col punteggio 96-80.
Vidili e Pastori sono autori di 22 punti ciascuno; Alexis e Lampley 20 a testa; l'indemoniato Visigalli è ossessivo in difesa e regala ai suoi compagni 5 recuperi; Lasi fa il suo contro il talento di Vinny Del Negro.
Per la Società biancoverde, che solo 12 mesi prima combatteva ancora sui campi di serie B, è una pagina storica. L'ennesima!
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La prima è sul campo della Burghy Modena; la seconda al PalaSclavo contro la Fortitudo Bologna.
In Emilia fanno (quasi) tutto Daye e Vidili, che in quei mesi formano un “due con” invidiabile, degno dei fratelli Abbagnale, con Lampley e talvolta Solfrini a fare Peppiniello Di Capua.
E' soprattutto Daye a spiegare dettagliatamente (10 falli subiti, 9 rimbalzi, 5 assist, 15/16 ai liberi, 9/12 da 2 punti, 49 di valutazione e 33 punti in 38 minuti) l'abisso che divide un leader da un mangiapalloni, disponendoli su sponde opposte, destinate a non incontrarsi mai.
Finisce 95-88 e in un mese è la seconda vittoria sul parquet modenese, ma per la Mens Sana è anche la numero 250 in serie A (167 in casa, 78 fuori, 5 in campo neutro).
Due giorni dopo il talentuoso “due con” incrocia le acque della Mangiaebevi Bologna, seria candidata alla promozione in A1, affondandola senza pietà (100-73), dopo averle aperte grandi falle nello scafo già nel primo tempo (55-39).
I protagonisti sono sempre loro, Daye e Vidili, che agli occhi dei tifosi bolognesi devono essere sembrati alla stregua di quei ragazzacci pestiferi che non stanno mai fermi e mandano a puttane le festicciole tra amici.
Il secondo soprattutto, Vidili, replica la vulcanica prestazione di settanta giorni prima alla stessa Fortitudo: 34 punti.
In queste due gare Bip smontò la difesa di Marco Calamai e Dario Bellandi, che gli successe in panchina, come se fosse fatta di mattoncini Lego.
Centrò nel canestro fortitudino qualcosa come 68 punti, con un complessivo 17/20 da 2, 6/13 da 3, 16/18 ai liberi, prendendosi 13 falli, rubando 4 palloni, distribuendo 3 assist.
Un simile fatturato a una squadra come la Mangiaebevi, pronta a prendersi l'A1, rese l'efficienza offensiva di Vidili simile a quella di un americano di fascia altissima.
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Per ricordare quella serie potremmo usare un'infinità di parole, ma non sarebbero probabilmente tanto incisive quanto la loro immagine simbolo: al termine di gara 3 coach Phil Melillo in piedi sui rulli pubblicitari.
In trance per l'esaltazione, sfila via la giacca, la getta, infiamma i tifosi! Tripudio. Gaudio. Sipario.
“Fuori! Fuori! Fuori!”. Bis! Applausi scroscianti.
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E' dunque una passeggiata? Fino al terzo quarto non esattamente, poi una frazione da 31-12 indirizza definitivamente i due punti nella classifica senese.
Protagonisti assoluti sono il devastante ex riminese Gorenc (27 punti con l'80% al tiro), ma soprattutto Roberto Chiacig, che fa dei 20 punti realizzati con oltre il 60% il contorno di un sontuoso piatto forte: 26 rimbalzi!
L'intero collettivo ospite ne cattura 30, Chiacig da solo ne prende 26, bissando un record già stabilito il 12 Novembre 2000 contro l'altra romagnola Imola, ma ritoccando quello dei difensivi che porta a 19. Fenomenale!
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Mike Penberthy, Oscar Torres, Jerome Allen, Mason Rocca... Gli azzurri vincono regolarmente a Siena (e in Coppa Italia); la Mens Sana talvolta al PalaBarbuto, ma nel complesso, due su tre a gioire sono i partenopei.
E' così pure nel Novembre 2005. La squadra di Bucchi viola il PalaSclavo per il quarto anno consecutivo, spinta da Lynn Greer, sogno proibito di Viale Sclavo, che segna 33 punti in trenta minuti di gioco, anche in virtù di 17 falli subiti che dalla lunetta centra col 90% di realizzazione (19/21).
Giunto Febbraio, non senza sorpresa, la Carpisa allunga le mani sulla Coppa Italia. Ecco perché poi in Aprile la Mens Sana di Recalcati ha ben donde di temere la “gita” a Napoli.
Ricchi di tecnica e atletismo, i partenopei arrivano al match con l'attacco più efficiente del campionato. I biancoverdi con la migliore difesa.
Per due quarti ne esce un match assolutamente equilibrato, poi il terzo, esplicitato da un 18-1 di break e chiuso 29-10, è giocato dai senesi da padroni del ritmo e della metà campo difensiva.
La squadra in quegli anni è generalmente assai fotogenica, ma stavolta esagera e appare bellissima!
Il segnale di SKY rilancia sui teleschermi della penisola un team compatto e cinico, che riesce finalmente a nascondere i difetti (e ne ha), esaltando le qualità. Quelle difensive a sprazzi, come detto, ma quelle offensive per l'intero arco della partita.
Per loro parla il clamoroso 68% complessivo da 3 punti, innescato dal parossistico 17/21 di Kaukenas (5/6), Pecile (4/4), Thomas (4/5) e Stonerook (4/6).
Finisce 97-76 e per qualche ora la Mens Sana torna nel gruppo che comanda la classifica.
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