Se il 4 Marzo 1979 Jura, mancino epocale per il campionato italiano, depositò nel canestro biancoverde ben 52 punti, esattamente la metà di quelli che permisero alla sua Xerox di battere di due lunghezze l'Antonini, il 9 Marzo 1986 “Jellybean” arrivò addirittura a 54 (36 nel solo primo tempo) in una partita in cui ancora una volta la Mens Sana, stavolta sponsorizzata Mister Day, uscì sconfitta per due sole lunghezze 100-98.
I 54 di Bryant e i 52 di Jura sono il massimo che un avversario mensanino abbia segnato in una sola partita contro la squadra biancoverde. Nessun altro seppe fare meglio o comunque salire sopra i 50.
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Un'altra curiosità è relativa all'8 Marzo, dove negli anni 2013 e 2014 si registrarono due ricorrenze.
Nel 2013 la gara Khimki Mosca-Montepaschi (78-71) fu infatti la duecentesima in Euroleague (117 vinte, 83 perse).
Invece nel 2014 la vittoria 68-62 sull'Acqua Vitasnella Cantù fu la cinquecentesima casalinga in serie A.
In questo numero, è sempre giusto ricordarlo, sono comprese pure le 5 vittorie ottenute su quei campi neutri (Napoli nel '79, Reggio Emilia nell'80, Forlì e Bologna nell'83 e Montecatini nel '98) dove la squadra era stata costretta a giocare per le squalifiche del PalaSclavo.
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Una straordinaria prestazione offensiva di Letterio Visigalli il 10 Marzo 1991.
Nella vittoria 105-84 della Ticino sulla Teorematour Arese di Danny Vranes e Darryl Middleton (vittoria numero 150 tra le mura amiche), che permette alla Ticino di Lombardi di non mollare la presa sul secondo posto utile per la promozione diretta, Letterio ricorda a tutti che prima di specializzarsi nella pratica difensiva, nei primi anni di carriera è stato un prolifico tiratore.
In fiducia per i primi tiri andati a segno, scuote a più riprese la retina del canestro di coach Bergamaschi e sono per lo più canestri pesanti, sparati con grandissima percentuale.
Al 5/6 da 3 punti aggiunge anche un 2/2 da 2 e 3/4 ai liberi, per un totale di 22 punti.
Questo exploit vale la sua seconda prestazione di tutti i tempi in maglia biancoverde in serie A e ne fa impennare la media stagionale, fin lì di 4,3 punti a gara.
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Della partita che la Fontanafredda vinse 79-78 l'8 Marzo '98 sul campo della CFM Reggio Emilia di Lombardi, Basile, Damiao, Mitchell, Jent e Pastori, si ricorda giustamente l'episodio finale, che vide un fin lì pernicioso Jerry Reynolds segnare di tabellone una bomba scagliata in precario equilibrio, che permise il decisivo allungo senese.
Ingiustamente ci si è invece dimenticati di cosa l'ex reggiano David Londero aveva fatto per portare la Mens Sana a quel finale punto a punto.
Una partita strepitosa quella della guardia di Bulach, che a parte valergli il miglior score della stagione (26 punti) a medie da cecchino serbo (5/6 da 2, 4/5 da 3, 4/4 ai liberi), ne evidenziò la capacità di prendersi la squadra sulle spalle proprio nella sera in cui Larry Middleton aveva il suo bel da fare contro la box and one organizzatagli da Lombardi.
All'apparenza dimessa, quella Reggio aveva in corpo invece tanta birra, come avrebbe dimostrato nel corso dei playoff.
Acciuffati all'ultima giornata della stagione regolare, negli ottavi si sbarazzerà della Stefanel Milano in due sole gare e nei quarti del Benetton, vincendo la bella, gara 5, al Palaverde di Treviso, così da garantirsi la semifinale scudetto.
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A meno di 3 giorni dalla vittoriosa gara interna contro il Cibona Zagabria in Euroleague, l'8 Marzo 2009 la squadra di Pianigiani affronta e batte 93-88 la seconda in classifica nonché rivale storica, la Lottomatica Roma, nell'anticipo televisivo di mezzogiorno.
Già priva di Lavrinovic, nel primo tempo la squadra perde pure Henry Domercant, che si infortuna alla caviglia destra.
Forte di un clamoroso vantaggio in classifica (10 punti), espressione di un gioco, di una mentalità e di un collettivo che non temono rivali nella penisola, i biancoverdi nascondono stanchezza e infortuni col prezioso contributo di ogni uomo che lo staff tecnico senese decide di mandare in campo. Sono undici e tutti vanno a punti.
Uno dei simboli di quella Montepaschi irriducibile, sempre affamata e motivata è il capitano Shaun Stonerook, che al pari di un occhio di bue in teatro illumina a giorno le zone di palcoscenico di sua pertinenza.
Comanda la partita a dispetto del solo punto mandato a canestro (0/1 da 3, 1/2 ai liberi), perché se in attacco gioca sapientemente di sponda per i compagni (4 assist), in difesa è addirittura enciclopedico.
Sua una larga fetta di rimbalzi sotto il canestro senese; suoi 7 palloni in cerca di padrone; sue ripetute intuizioni, che creano imbarazzo agli attaccanti romani (sfondamenti, infrazioni di passi...).
Per Simone Pianigiani è la vittoria numero 100 in campionato (su 110 incontri).
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La sera di giovedì 6 Marzo 2003 segna profondamente e per sempre un'intera generazione di paladini biancoverdi.
E' cosa davvero speciale superare l'avversario più difficile, in quel caso il Panathinaikos campione d'Europa, e il coach europeo più vincente di tutti i tempi, Obradovic.
E' super, farlo riempiendo le tribune con la voglia di trasformarle in un inferno, come espressamente richiesto da Ergin Ataman, folleggiando per il 6/7 da 3 punti di Zukauskas mentre cancella dal campo Kutluay o stringendo i pugni per l'esultanza a ogni singolo rimbalzo dei 16 tirati a sé da Turkcan.
O ancora per gli ubriacanti cambi di ritmo e direzione di Stefanov, che Lakovic non può frenare o, infine, per la sorprendente scaltrezza del nuovo acquisto, Mister utilità Kakiouzis.
Ma l'aurea storia biancoverde degli anni duemila insegna che prima o poi anche quell'impresa meravigliosa sarebbe stata considerata alla stregua di ordinaria per via delle decine e decine di altri capolavori realizzati con stupefacente continuità in quel periodo formidabile.
Tutto ciò sarebbe probabilmente accaduto se un preciso particolare non avesse finito per sublimare quella partita, così da renderla a tutt'oggi indimenticata.
Quel particolare è un gesto puramente istintivo, ma spiccatamente tecnico e al tempo stesso atletico, di una grandezza fino a oggi mai replicata.
Coach di riferimento in Europa, Zeljko Obradovic conosce perfettamente le principali armi mensanine e per questo predispone su Alphonso Ford una gabbia umana.
I suoi giocatori lo assecondano, ma Ford per tanti aspetti è una forza della natura e nonostante un primo tempo in apnea in cui si sacrifica spesso anche in marcatura del lungo Darryl Middleton e ben tre falli a carico, alla lunga riesce a scardinare quella gabbia.
Non solo per i 20 punti a medie importanti che o bene o male dal capocannoniere di Euroleague si aspettano, ma anche perché sui sistematici raddoppi sovente riesce a innescare compagni che accarezzando la retina gli permettono di stabilire il record personale di assist nella manifestazione: sei.
Uno di questi è tra le cose più straordinarie che gli appassionati biancoverdi abbiano avuto la fortuna di ammirare dal vivo.
Salito ad agganciare un rimbalzo, di prima intenzione, con una torsione del tronco di 90° e un'apertura del braccio destro simile al movimento del lanciatore di baseball (la sinistra viene utilizzata un solo istante per stabilizzare la sfera), al culmine dell'elevazione Ford lancia la palla ampiamente oltre la metà campo.
Scagliata di là come una sassata, è viceversa talmente educata che la sua forza, come comandata, si esaurisce docilmente nelle mani di Kakiouzis, che ormai lanciato oltre le linee ateniesi va a schiacciare.
Per alcuni istanti gli spettatori si trovano tra l'estasiato e l'inebetito.
Taluni sono talmente stupiti da sentire il bisogno di chiedere ai vicini la conferma di ciò che credono di aver visto.
Poi torna alla mente quell'OOOH! sgorgato all'unisono da cinquemila persone. E' la conferma: l'ha fatto!
Nell'intervallo si parla di quel gesto. Lo stesso a fine partita e per molto tempo ancora.
Nonostante gli anni passati a godere per le raffinatezze di artisti del passaggio come Behagen, Bucci, Bantom, Daye, Stefanov e Naumoski, mai il pubblico senese aveva vista una cosa simile se non nei video degli highlights di Pete Maravich o Jason Williams.
Per chi la visse dal vero, quella prodezza di Ford è divenuta un'icona di un'epoca e di un campione, come per gli appassionati di calcio lo è la rovesciata di Carlo Parola sulle bustine delle figurine Panini.
E' come l'immagine stilizzata del più grande sulla linea di abbigliamento Air Jordan di un noto marchio sportivo.
Come la silhouette di Jerry West nel logo NBA.
Ed è oltre la pallacanestro. E' un numero da Cirque du Soleil.
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