Quell'anno la squadra biancoverde vinse il proprio girone a pari punti proprio con la Patriarca Gorizia di Riccardo Sales, confermandosi così in serie A1.
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Più d'uno il 3 Marzo 1974 calcolò a spanne che un migliaio di persone si fossero mosse da Siena e provincia per recarsi a Bologna, al Palasport di Piazza Azzarita, dove nel pomeriggio avrebbero goduto di una chiara vittoria sulla Fortitudo Alco: 84-69.
Un grandissimo numero, certo, ma non era la prima volta che la squadra senese muoveva tutti insieme così tanti supporters.
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Il 26 Febbraio 1978 a Mestre la squadra biancoverde batte 92-69 la Vidal, coronando con la promozione in A1 e l'accesso ai playoff per lo scudetto una stagione esaltante ma comunque sofferta.
Non semplici quei mesi, animati dalla partecipazione emotiva per un campionato vissuto da protagonisti, con un gioco offensivo veloce e aggressivo, generalmente brillante e spettacolare, ma anche da numerose preoccupazioni e spunti per pubblici dibattiti (sciopero dei giocatori italiani, licenziamento e successivo reintegro di Bovone, numerosi guai fisici nelle due partite contro Rieti, l'altalenante rendimento nel girone d'andata), che fecero da sfondo a un tema centrale: il divisivo esonero di Ezio Cardaioli.
Chiamato alla guida di una macchina dal motore potente ma con la centralina da rimappare per aumentarne la coppia motrice, Giorgio Brenci lavorò alla definitiva armonizzazione dello spogliatoio e da un punto di vista più prettamente tecnico vinse la sfida di riportare centrale la figura di Bovone.
Il recupero di Enrico a una forma importante gli permise di utilizzare appieno le caratteristiche di Fernsten, prime tra tutte la dinamicità e l'aggressività.
Mantenendo nella sostanza lo stesso identico impatto offensivo, dopo la sua nomina la squadra arrivò a essere più coperta e equilibrata, tanto da passare dagli 87,6 punti di media subiti nel girone d'andata agli 80 di quello di ritorno e dalle 4 sconfitte nei primi 11 turni alle sole 2 degli 11 successivi.
Di più, seppur afflitta dall'influenza di Roberto Quercia nella gara di Rieti e dall'infortunio di George Bucci in quella di Roma, seppe reggere la pressione di una Mecap Vigevano che nonostante la batosta di 30 punti sofferta al PalaSclavo, fino all'ultima giornata non volle saperne di arrendersi, tanto da concludere il campionato ex aequo con i biancoverdi.
La promozione a quel punto fu decisa dagli scontri diretti, favorevoli ai mensanini.
La solidità conferita alla squadra fu una chiara vittoria professionale di Brenci.
Pur esigendo una maggiore copertura, il coach senese riuscì comunque a far sviluppare ai suoi giocatori quel gioco offensivo spumeggiante che era nel DNA non solo dei due nuovi idoli americani, ma pure nel suo, come ben certificavano le pregresse attività formative alla scuola di Taurisano e Guerrieri prima e l'esperienza travolgente alla guida della nidiata di allievi prodigio costoniani poi.
In quella stagione regolare la Mens Sana chiuse l'A2 col migliore attacco, alla media di quasi 92 punti a partita, il terzo assoluto dell'intera Serie A dietro alla Xerox e alla Mobilgirgi e quella di un attacco atomico era una rivoluzione strutturale di non poco conto per la Sapori, se si pensa che negli anni precedenti era risultato spesso tra gli ultimi in serie A1 per quantità di realizzazioni.
Questa breve disamina vuole essere un riconoscimento a Giorgio Brenci, un uomo che in oltre quattro decenni di competente e assiduo lavoro ha ricoperto alla Mens Sana tutti i ruoli tecnici, guidando a più riprese la prima squadra, così come formando generazioni di cestisti in erba, rendendosi sempre disponibile qualunque fosse il ruolo, senza mai l'ombra di una polemica o una parola sopra le righe.
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Venerdì 27 Febbraio 1981, a due soli turni dalla fine di un campionato colmo di delusioni e polemiche che ha già sancito la retrocessione della squadra nel torneo di A2, il proprietario delle quote di maggioranza della squadra, geometra Lido Lanfredini, si dimette dalla carica di Presidente.
In attesa che il Consiglio elegga il suo successore, la massima carica societaria è ricoperta da un altro geometra, Bruno Tiezzi, mensanino di lunghissima data, ex atleta, arbitro internazionale e grandissimo dirigente della sezione hockey a rotelle, prestato per lungo tempo anche alla federazione mondiale.
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Nel tentativo di cambiar verso a una stagione complicatissima, non potendo fare molto altro che lavorare sul mercato degli stranieri, nel periodo Gennaio/Febbraio '92 lo staff tecnico e la Società biancoverdi prima sacrificano Frank Kornet per Cedric Jenkins poi, non soddisfatti dalle sue prestazioni, dopo aver testato il buon Irving Thomas si buttano sul più pesante Robert Thornton, navigato ex ala/centro dei professionisti dei Knicks, dei Sixers e dei Wolves.
Già dai primi allenamenti si capisce che in un campionato come quello italiano un giocatore di quelle caratteristiche può essere competitivo, impressione confermata poi dalle prime partite.
Nella seconda specialmente Bob supera un esame specialistico chiamato Darryl Dawkins o, se preferite, Chocolate Thunder o Baby Gorilla, il più spaventoso e smaliziato arnese d'area che si possa trovare nel campionato italiano.
E' il primo Marzo e a Milano la Ticino rende visita a una delle squadre meglio attrezzate del campionato: la Philips di Mike D'Antoni.
In gara la superiorità della Philips è palese, tanto più che manca Bucci, ma si evidenzia in altri aspetti che non nel gioco d'area, dove Thornton con coraggio e mestiere fa pari e patta col più famoso Dawkins.
Non ha paura il giocatore di Los Angeles e non si fa scrupolo di utilizzare al meglio la sua comunque cospicua stazza e ogni sorta di trucco, tant'è vero che in una fase statica del gioco, in cui la palla si muove stancamente per linee esterne, in una lotta di posizione ai margini del pitturato un giocatore finisce a terra, ma non è il biancoverde, bensì il colosso di colore.
Dalla mia postazione privilegiata sento il tonfo sordo degli oltre 110 kg sul legno del parquet. Un boato che in quella cattedrale semivuota e silente arriva prima allo stomaco che alle orecchie.
Il pensiero successivo è quello della reazione del campione. Una reazione che non c'è, perché si continua a giocare come se nulla fosse, compreso il Baby Gorilla che si rialza e riprende a seguire l'azione.
Rispetto.
Per lui. Per Thornton. Per il gioco.
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Tre giorni dopo aver perso al supplementare una Coppa Italia già virtualmente levata al cielo, su un parquet alsaziano i biancoverdi si giocano gli ottavi di finale di una coppa internazionale.
Apparentemente insensibili alla freschissima delusione e nonostante l'indisponibilità di Bulatovic, guidati da un grande Chiacig (24 punti, 14 rimbalzi) il 26 Febbraio 2002 i ragazzi di Ergin Ataman ottengono, strano a dirsi, un pareggio in terra francese.
Pareggio, sì, avete capito bene: Strasburgo 78 – Siena 78.
Ma quella strana casistica per la Mens Sana non è una novità, perché in manifestazioni ufficiali ottenne un risultato pari anche pochi anni prima. Precisamente il giorno 8 Settembre 1996, quando al Pianella di Cucciago la squadra giocò la gara d'andata per l’accesso alle semifinali di Coppa Italia contro la Polti Cantù.
Il punteggio? Garda caso ancora 78 pari!
In quella circostanza nella gara di ritorno la Polti di Dado Lombardi riuscì a espugnare il parquet senese qualificandosi per le semifinali.
Ben diverso invece il risultato del 2002, perché vincendo a Siena la Mens Sana ebbe accesso ai quarti di finale di quella Coppa Saporta poi meritatamente vinta il 30 Aprile nella finale di Lione.
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Il 26 Febbraio 2006 la Mens Sana passa sulla Viola Reggio Calabria come una ruota di pietra sui chicchi di grano, sbriciolandola col punteggio di 103-60.
In campionato è uno dei più ampi successi mensanini di sempre, ma non va sul podio.
Viceversa quella sera vengono fissati i record societari stagionali nella valutazione di squadra (146) e nelle palle recuperate (31).
Inoltre, l'esterno Jamel Thomas fa ciò per cui è stato chiamato a sostituire Duane Woodward: buttarla dentro. Per lui 23 punti in 24', con 4/5 da 2 punti, 5/6 da 3.
Per il coach reggino (ed ex mensanino) Tonino Zorzi invece è la terzultima partita da capo allenatore in serie A.
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Il 27 Febbraio 2007 la Mens Sana conosce i fratelli Lavrinovic e non è affatto piacevole.
A Kazan, Tatarstan, nella gara d'andata degli ottavi di finale di Uleb Cup, Baxter, Boisa e compagni sono travolti 83-53 da un super Unics, nella quale i gemelloni di Vilnius, così uguali, freddi e mobili, colpiscono ora da fuori ora da dentro con inimmaginabile naturalezza.
La marcatura di quei due marcantoni è un assoluto rompicapo, al punto che nello staff biancoverde si incomincia a pensare: “Meglio farseli amici...”
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Già qualificata al playoff di Euroleague, giovedì 3 Marzo 2011 la Mens Sana scende sul campo del Real Madrid, già certamente prima nel girone.
Probabilmente nessuno immagina cosa sta per accadere. Per farla breve, nonostante sia imbattuto in Top16, il Real di Ettore Messina mostra di avere problemi, mentre nonostante sia priva di McCalebb, Kaukenas (operato al menisco del ginocchio sinistro la mattina) e Rakovic raggiunga i tre falli dopo appena una manciata di minuti del primo quarto, la Mens Sana gioca in modo paradisiaco.
Inizia benissimo Malik Hairston (13 punti nel solo primo quarto), ma tutti i dieci giocatori chiamati in campo da Pianigiani rispondono meravigliosamente.
Fatto sta che nel 3° quarto i biancoverdi volano sul 68-39, mentre in apertura di 4° si spingono addirittura sul +31.
In quei frangenti diversi tifosi madridisti capiscono di averne abbastanza e lasciano il Palazzo.
La partita è virtualmente chiusa, la Mens Sana allenta un po' la presa e i blancos rosicchiano qualche punto fino al -18 finale (77-95), ma quella timida reazione non cambia l'espressione del volto contrito di Ettore Messina, che di lì a qualche ora rassegna le dimissioni, poi accettate dal Club.
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