giovedì 12 dicembre 2019

Storia da Grandi: La pioggia, le rimonte a Roma e col Barça, l’ultima in Eurolega (e di Hackett)

Il nostro cammino nella storia della Mens Sana Basket è arrivato ai fatti della terza settimana di Dicembre.

Cominciamo dal 1968, il secondo campionato in serie B.
Temperatura 3 gradi, vento trasversale e pioggia a dirotto”, parole di Ezio Cardaioli.
Anche ammettendo che abbia esagerato con i gradi e anziché 3 fossero stati 7 o 8, il quadro non cambia molto.
Si tratta della partita persa dalla Mens Sana contro la Libertas Brindisi di Elio Pentassuglia sul campo neutro di Foggia, lo Zaccheria. Un terreno di gioco in asfalto, con avvallamenti e buche.
Buche piene d'acqua tra l'altro, pozzanghere, perché non c'era copertura e come detto pioveva.

Il movimento cestistico italiano viveva una fase di transizione verso la pallacanestro moderna, gestita da una Federazione probabilmente non stantìa come l'attuale ma quanto meno cieca, che imponeva agli atleti di giocare loro malgrado su campi che invece sarebbero stati da bandire.
Era successo un anno prima a Maddaloni, sempre sotto la pioggia e succedeva ancora. Sempre più raramente, ma succedeva.
Persero male i senesi, 54-35, sebbene fino al trentacinquesimo minuto fossero in partita, con Umberto Campanini leader (11 punti), ma con Piccini fuori per infortunio e Ninci, capocannoniere biancoverde con oltre 21 punti di media, che non acclimatandosi smarrì totalmente la via del canestro fino a chiudere la gara senza punti.
Bene invece Paolo Mannari (7) e Roberto Montermini (6). Gli altri sotto media, ma in quelle condizioni così assurde chi avrebbe mai potuto fargliene una colpa?

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Dicembre 1970, ancora in serie B, stavolta però al chiuso del palazzetto senese.
Nella giornata in cui l'Algor Mens Sana liquida la Fides Messina 85-65, un giocatore biancoverde, il pivot Luigi Paoli, recentemente scomparso, rompe il muro dei quaranta punti personali e si attesta su quota 41. Undici dalla linea del tiro libero (11/16).

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Il punteggio più basso mai segnato dalla Mens Sana nelle partite interne dei campionati di serie A fu inscritto nelle pagine statistiche domenica 14 Dicembre 1980 dall'Antonini di Cardaioli, che pur stressata da sei sconfitte negli ultimi sette incontri chiuse in vantaggio 30-28 il primo tempo della sfida ai campioni d'Italia della Sinudyne.
Non s'era ancor spenta l'eco per l'inattesa vittoria a Bologna nella partita d'andata, con la memorabile prestazione di Kramer, che la Mens Sana si trovava ancora lì, testa a testa con una delle più forti squadre del continente.
Stanchissima per il viaggio nel gelo di Mosca dove 72 ore prima in Coppa dei Campioni aveva battuto di forza il CSKA di Myshkin, Eremin, Lopatov e Miloserdov, la Virtus di McMillian, Caglieris e Villalta aveva tuttavia una taglia fisica e una qualità tecnica tali da chiudere a chiave la difesa e nel secondo tempo non permettere ai biancoverdi di raggiungere nemmeno i 50 punti.
Il risultato finale di 48-57 è il record societario negativo di realizzazioni casalinghe in partite di serie A, avvicinato nel Febbraio 2000, quando la stessa Virtus Bologna in livrea Kinder passò al PalaSclavo lasciando ai biancoverdi della Ducato la miseria di 49 punti.

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Il 15 Dicembre 1991 a Forlì lo show di Bob McAdoo impedì a una Ticino a caccia di punti salvezza di fare il colpo in trasferta.
Senza dubbio uno dei tre migliori giocatori mai passati dal campionato italiano, la quarantenne ex ala dei Lakers non si limitò a prendere 13 rimbalzi e 7 falli, a segnare 30 punti in 38 minuti col 67% al tiro, ma catalizzò il gioco della Filanto, che in genere passava dalle sue mani.
Il suo dirimpettaio biancoverde Frank Kornet per qualche aspetto lo superò anche, perché dopo un primo tempo da sogno (6/8 al tiro da 3) che permise alla Mens Sana di andare al riposo sul +5, chiuse la gara con una media punti al minuto più alta (31 in 36' e 8/14 da 3). Ma a parte la percentuale di realizzazione complessiva inferiore (50%), l'ex Milwaukee Bucks non aveva la squadra in pugno come il celebre campione, né tanto meno la sua personalità.
Radio Passaparola in seguito rese pubblica la voce secondo la quale nello spogliatoio di Forlì accadde qualcosa che andò a deteriorare il rapporto di Kornet con i compagni di squadra, finendo per accelerarne un taglio già da tempo nell'aria.

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Giocare contro le squadre di Attilio Caja non è mai stato facile e nel '97 a Roma contro la Calze Pompea di Sasa Obradovic e Bill Edwards, del mordace Tonolli e dei grandi veterani Magnifico, Carera e Pessina fu particolarmente ostico: -19 già nel primo tempo, -11 al riposo e di nuovo -15 a inizio ripresa.
Nel citare le prestazioni di singoli giocatori si fa sempre un torto all'enorme lavoro collettivo che è alla base della pallacanestro. Di certo però quando uno la imbuca con percentuali da portalettere e semplifica le cose al coach e alla squadra, parlare di quel singolo diventa irrinunciabile.
E' il caso di Larry Middleton, che dopo un primo tempo da tre errori e zero punti, nella ripresa finalmente segnò il primo canestro, una tripla. Poi un'altra. E via di nuovo. E ancora.
Il suo secondo tempo è da raccontare ai figli e un domani ai nipoti, perché chiuso con 7/8 da 3 e 2/3 da 2, che in totale fanno 25 punti (a fronte dei 17 dei compagni), con una valutazione statistica di 30, che combinata a una crescita esponenziale di tutta la difesa portò a una vittoria (68-61) non certo inattesa, ma non pronosticabile nei modi.
Due punti che permisero alla squadra di Phil Melillo di consolidare la posizione nella parte sinistra della classifica, nonostante la fuga di Watson e le delusioni Horford e Alosa.

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Il 16 Dicembre 2005 Shaun Stonerook ottiene la cittadinanza italiana e con essa lo status di giocatore comunitario per le manifestazioni sportive italiane e continentali.
Contestualmente Vladimer Boisa entra in pianta stabile in prima squadra anche in campionato e Davide Lamma passa a Cantù.

Due giorni dopo il PalaSclavo ospita la Pallacanestro Reggiana per la dodicesima giornata di un campionato talmente equilibrato da vedere la Mens Sana in un gruppone di otto squadre in due punti.
La partita la fanno quattro uomini in particolare. Da parte senese Chiacig e un iperattivo e trascinante Sunshine Pecile; dall'altra Ricky Minard, ex Biella, e un piccoletto di colore: Terrell McIntyre.
Sì, Tmac in maglia Bipop Carire. Il piccolo-grande uomo di Fayetteville, che così bene il pubblico senese imparerà a conoscere e ancor più ad amare, che si presenta sul palcoscenico del palasport senese con 5 recuperi (esattamente come Pecile, Ghiaccio e il collega Minard), 3 assist e 5/8 dall'arco.

I giocatori in campo quasi certamente non lo vennero a sapere, gli statistici sì e lo conservarono gelosamente: quel 79-68 inflitto agli emiliani fu per la Mens Sana in serie A il cinquecentesimo brindisi in 958 partite.

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Senza tre carte vestite del valore di McCalebb, Kaukenas e Lavrinovic e con Bootsy Thornton da poco nuovamente nel mazzo e non ancora pronto, il 14 Dicembre 2011 Pianigiani e Banchi mostrano una volta di più che la caratura della loro creatura è di primo livello internazionale, perché dopo esser messa sotto nel terzo quarto dal Barcellona, nel quarto con i rincalzi riesce a dare un colpo di coda letale per i catalani.
Rakocevic e Aradori in tandem propiziano una rimonta da un gap di -15 che diviene impresa quando è finalizzata da un parziale di 13-1 negli ultimi 4 minuti, dopo che il Barça aveva risposto ai primi due strattoni.
Offensivamente parlando l'ultimo periodo è tutto delle due guardie tiratrici, perché a parte due canestri di Andersen e la schiacciata in contropiede di Ress, favorita peraltro da un assist dello stesso Aradori, gli altri 24 punti portano esclusivamente la loro firma.
La frazione si chiude 30-15 e genera il finale di 77-74 che rafforza la seconda posizione della Mens Sana nel girone e impone al Barcellona la prima sconfitta in nove gare.

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Othello Hunter e Erick Green fanno rispettivamente 7/10 e 6/10 da 2, Josh Carter 4/7 da 3: non vuol saperne di uscire dall'Euroleague la squadra che il 19 Dicembre 2013 a Firenze si batte, sì contratta e spaventata, ma con denti e unghie contro l'Unicaja Malaga.
E' soprattutto Daniel Hackett a non volerla mollare la massima competizione continentale, anche perché si dice che col passaggio del turno non verrebbe dirottato a Milano, che gli fa la corte da sempre.
Il figlio di Rudy ha il diavolo in corpo, sulla pelle tirata del viso e in ogni movimento in campo. Ma la sua rabbia agonistica, le sue cariche a canestro (per cinque volte lo fermano col fallo), i suoi assist (6) e tutta la solidità di Hunter nulla possono quando a solo un respiro dalla sirena Jayson Granger nega il supplementare cogliendo la retina biancoverde dopo che in corsa, in equilibrio men che precario, ha lanciato una palombella sgraziata ma fatale.
E' il canestro che spariglia. Quello della vittoria malagueña e dell'inferno mensanino, primo fra tutti dello stesso Hackett, che in lacrime saluta quella gente che lo adora, l'amata maglia che non indosserà più, uno staff e dei compagni che lo rispettano e lo considerano guida.
Tutto questo nel giorno del suo compleanno.

Già, perché il 19 Dicembre è proprio il compleanno di Daniel, così come lo è, siete liberi di non crederlo, di altri quattro recenti ex mensanini nei ruoli di playmaker o guardia: Vrbica Stefanov, Justin Hamilton, Drake Diener e quel Keith MarQuez Haynes che (ma come sarà il destino?) è proprio la contropartita tecnica per Hackett a Milano.




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