Nei primi anni in A in questo periodo un “bel” viaggio a Varese era una costante. Là, sul campo di una delle più forti squadre al mondo, NBA e ABA escluse. Logico dunque immaginare severe sconfitte, quando non proprio batoste. Esattamente ciò che accadde nel '73,'75 e '76, quando i prealpini si fregiavano del titolo di campioni d'Europa.
Nel '73, nella partita che per l'assenza di Daniele Sensi, operato dopo un attacco d'appendicite, vide l'esordio dell'altro giovanissimo senese Carlo Dolfi, la Mens Sana chiuse sotto di 20 punti nonostante l'Ignis fosse priva del più forte pivot europeo, Dino Meneghin. Bob Morse ne mise dentro 38.
Nel '75 i punti di scarto divennero 21. Nel '76 salirono a 26, col progressivo degli scontri diretti nettamente a favore dei varesini: 8-1.
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Per la quinta giornata del campionato di A1, nel '78 a Vigevano va in scena Mecap – 3A Antonini, sfida tra neopromosse.
La Mens Sana non solo esce nuovamente vincente da quel palasport, ma proprio come tredici mesi prima lo fa superando i padroni di casa di soli 2 punti (87-85), con George Bucci ancora una volta a quota 31.
A parte la soddisfazione per la vittoria che lancia Fernsten, Quercia e compagni in posizioni di medio/alta classifica, con quel “trentello” Bucci chiude un mese per lui fantastico.
Già travolgente in A2, approccia la serie superiore con appetito e efficacia non comuni, imponendosi all'attenzione generale sin dalla prima giornata a Venezia contro la Canon, dove la Mens Sana perde sì 90-83, ma lui con 36 punti va subito in testa alla classifica dei marcatori del campionato.
La giornata successiva si conferma, migliorandosi addirittura. I suoi 38 alla Gabetti Cantù sono basilari per una vittoria di grande prestigio.
A Roma alla terza, 37 anche alla Perugina Jeans, purtroppo non sufficienti per tenere i biancoverdi in partita.
Infine i 35 della larghissima vittoria contro l'Amaro Harrys Bologna e i 31 di Vigevano.
In un mese fanno 177 punti, alla media di 35,4 a partita, che nel secondo attacco del torneo com'è quello della squadra di Carlo Rinaldi sono il 40%.
Altri tempi, altra pallacanestro, squadra costruita attorno a lui, è vero, e con ambizioni tutto sommato modeste, ma talenti offensivi della grandezza di Bucci, 190 centimetri di atleta ben superiore alla media e dal linguaggio tecnico forbito, passano sotto gli occhi di un tifoso di una squadra come quella senese un paio di volte, forse tre nell'arco di una vita.
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Il 5 Dicembre 1979, nell'ultima giornata del girone d'andata, lo stop interno contro la Grimaldi Torino costò la prima squalifica del parquet senese.
Un equilibrio costante, la tensione più volte alimentata e infine il canestro dei piemontesi quasi a fil di sirena fecero sì che qualcuno chiedesse conto alla coppia arbitrale.
Una coppia, quella formata dai romani Fiorito e Martolini, tra le più titolate del circuito nazionale, che nel corso del match adottò un metro di valutazione che ai senesi parve più consono alle competizioni internazionali, perché molto garantista nei confronti della spiccata fisicità degli ospiti, dunque fortemente penalizzante per i padroni di casa.
Come se ciò non bastasse, nel finale fischiò ai biancoverdi ben due infrazioni di 3” in area piemontese che impedirono all'Antonini di rompere la parità e tornare in vantaggio.
Nell'ultima azione il playmaker torinese Maurizio Benatti con l'unico tiro della sua partita centrò il canestro del 74-76 e qualcuno volle farsi giustizia sommaria.
Multe a parte, alla Società fu comminata una squalifica di 3 giornate del campo di gioco.
Il giudice sportivo nella sentenza affermò che gli arbitri erano stati colpiti mentre si recavano negli spogliatoi, dove solo la protezione dei dirigenti e giocatori senesi aveva permesso loro di accedere e dov'erano rimasti poi bloccati dalla pressione dei tifosi fin dopo la mezzanotte (era mercoledì, si giocava dopo cena), per essere infine liberati dall'intervento delle forze di polizia che li scortarono all'esterno, facendoli poi allontanare su una loro auto.
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Nell'81 un nuovo fatto di cronaca contaminò una partita che la Mens Sana stava conducendo largamente e la veemente reazione del Latte Matese Caserta indirizzò invece ai supplementari tra lo sconcerto dei tifosi senesi, numerosissimi sulle gradinate del palasport.
Tanti anche gli ospiti, con cui si accese una dura colluttazione, interrotta dai colpi di pistola sparati in aria dalle forze dell'ordine.
Vorrei sfatare la leggenda cittadina che vuole scaricati un caricatore e mezzo di proiettili, affermando che né il sottoscritto né altri vecchi mensanini interpellati ricordano i fatti come proposti a suo tempo da un quotidiano locale.
I colpi furono limitatissimi.
Uno, o più probabilmente due, esplosi da un'unica arma, un solo Carabiniere.
Farlo all'interno di una struttura come il Palasport fu un efficacissimo, immediato deterrente, talmente tanto amplificato risultò il rumore dei colpi.
Agghiaccianti di per sé e inattesi in una manifestazione sportiva, quei botti fecero trasalire tutti i presenti, inducendo reazioni istintive estremamente contrastanti, fino a provocare in qualcuno una sincope.
Dopo una congrua sosta per ricreare una parvenza di normalità, il tempo supplementare si chiuse con la Mens Sana in vantaggio: 90-89.
In quei 5 minuti di gioco le squadre avevano segnato col contagocce: 5 punti il Sapori, 4 i casertani.
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Due anni dopo, è il 1983, la partita interna contro l'Italcable Perugia del povero Dave Lawrence e degli ex mensanini Vroman e Barraco, fissa due record societari in una volta.
Il primo è di squadra, perché i 118 punti (a 98) inflitti ai perugini sono a tutt'oggi il massimo punteggio raggiunto dalla squadra mensanina in una partita del campionato italiano a partire dalla stagione '67/'68, primo anno in serie B.
Non è mai stato superato, ma solo uguagliato. In due occasioni.
La prima nel Gennaio '99 a Reggio Emilia (vittoria sulla Zucchetti 118-116, ma dopo 2 tempi supplementari); la seconda nel Maggio 2010, nel larghissimo successo contro il Benetton di Hackett e Gentile (118-79) che vendicava la sconfitta interna di un mese prima.
L'altro record è individuale, perché mettendo insieme 7/7 da sotto, 11/20 da fuori (il tiro da 3 non era ancora stato introdotto) e 12/14 ai tiri liberi, con un totale di 48 punti George Bucci, sempre lui, divenne il massimo realizzatore mensanino in una singola partita, primato che ancora resiste e chissà per quanto altro tempo ancora.
Il record fu una parte del lavoro svolto quel pomeriggio dalla guardia di Cornwall, che fece segnare agli addetti alle statistiche pure 11 rimbalzi, dei quali ben 7 offensivi, 4 assist, 2 palle recuperate e un numero non precisato di falli subiti, ragionevolmente attestabili tra i dieci e i dodici.
Una prestazione veramente memorabile dunque, che col criterio attualmente in uso proietterebbe il valore della sua valutazione complessiva sopra i 60.
Straordinario, niente di meno.
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Protagonista dopo protagonista, ricordiamo Stefano Vidili.
Come le trasferte a Varese negli anni '70, i suoi picchi di forma in questa specifica settimana rappresentarono una graditissima costante nei primi anni '90.
Nel '91, in serie A1, in 33 minuti d'impiego segnò alla Baker Livorno 26 punti col 50% dal campo (1/3 da 2, 4/7 da 3) e 12/13 dalla linea dei tiri liberi (7 falli subiti...). Ebbe anche 3 assist e 3 recuperi contro nessuna palla persa.
Nel '92, nella delicata e nervosa partita dei due tempi supplementari contro la Burghy Modena, ne fece 31 in 34', frutto di 5/7 da 2, 3/7 da 3, 12/14 ai liberi (8 falli subiti...), con 3 recuperi e un assist.
Infine nel '93, nella gara interna persa 108-106 contro la Cagiva Varese dopo un supplementare, ne fece 36 in 43' con 4/9 da 2, 6/12 da 3, 10/15 ai liberi (10 falli subiti!), ma quella volta con un bilancio appena negativo tra palle perse e recuperate.
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Il 3 Dicembre 1995 la Mens Sana a Reggio Calabria giocò, perdendola 74-66, la partita numero 600 in serie A.
Pur essendo vicinissimo al 50%, in quel momento il bilancio storico tra gare vinte e perse in serie A pendeva ancora dalla parte delle sconfitte: 298-302.
Ma il tempo della mietitura era prossimo.
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Un quadro statistico davvero molto particolare il 1° Dicembre 1996.
Nello storico palasport di Piazza Azzarita di Bologna la Kinder di Alberto Bucci non pena contro la Mens Sana di Pancotto, King e Davis.
I bianconeri sono talmente precisi al tiro (32/40 da 2, 6/12 da 3, 23/27 ai liberi), che il ferro biancoverde sputa fuori ben pochi potenziali rimbalzi. Di questi, 8 se ne assicurano Dell'Agnello e compagni (Gerard King con 3 fa la parte del leone), 7 i virtussini.
A causa dell'imprecisione mensanina invece ben diverso il discorso sotto l'altro tabellone.
I tiri che non centrano la retina sono quasi 40 e offrono una messe di rimbalzi. La Virtus ne aggancia la maggior parte, ma 15 finiscono in mani biancoverdi, col risultato di avere infine un tabellino che assegna alla Mens Sana un numero veramente esiguo di rimbalzi difensivi (8) a fronte di uno doppio di offensivi (15).
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Il 5 Dicembre 1999, in occasione della gara giocata al Palasport contro i Roosters Varese campioni d'Italia, la Ducato dei naturalizzati Mays e Middleton sfrutta al meglio l'assenza di Gianmarco Pozzecco, perché s'impone 84-65.
Per la Mens Sana è la vittoria numero 350 in serie A, ma il vero exploit è un altro.
Con 13 assist serviti ai compagni di squadra, Emiliano Busca diventa il miglior mensanino di ogni epoca in questa particolare specialità.
Passeranno poi campioni come Stefanov e Naumoski, come Ford e Vanterpool, come Thornton e McIntyre, come Brown e Hackett, ma il suo record sarà avvicinato (Tmac e HD23 con 12) ma finora mai battuto.
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Il 5 Dicembre 2006 a Berlino (vittoria 73-71 sull'Alba in Uleb Cup) inizia una serie di 18 successi in dieci stagioni, senza sconfitta alcuna. In pratica 2 all'anno fino al 2015. Nel 2016 la striscia vincente si ferma a Ferentino.
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Primo Dicembre 2012, la Mens Sana accoglie la richiesta di rescissione del contratto avanzata dal gigante croato Mario Kasun per... “motivi personali”.
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Infine con un passo indietro torniamo al 2010, a un ennesimo mal sopportato anticipo di mezzogiorno.
La Mens Sana e l'Armani Jeans di Piero Bucchi ci arrivano appaiate in testa alla classifica: due ore dopo una delle due guarderà l'Italia cestistica dall'alto verso il basso.
Quella squadra è la Mens Sana, al ventesimo successo consecutivo contro le Scarpette Rosse.
Vince 99-67 (32 punti...), sprintando fin dall'inizio con le gambe alla nitroglicerina di Bo McCalebb, che affonda i colpi uno via l'altro, così da chiudere il suo letale primo quarto con 4/4 al tiro da 2, 1/1 da 3, 2 recuperi e 2 assist, per poi essere chiamato in panchina sul nascere del secondo per pura cautela, visto che ha due falli.
Anche senza il suo sprinter principe la squadra non si ferma, anzi crea la voragine. Dal +11 del primo quarto, va al riposo sul +24, perché l'inarrestabile McCalebb è solo una parte di un grande collettivo.
I dieci uomini mandati sul campo di gioco via via, ci stanno con una forbice che va dai 14 a un massimo di 24 minuti e chiunque entri non fa mai calare i giri del motore biancoverde. Eccetto nell'ultimo quarto, del tutto accademico e con un occhio a prevenire gli incidenti di gioco in funzione dell'Euroleague, dopo che il terzo s'è chiuso sul +34 (75-41).
“E se ne va,
la capolista...”
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