In tanti ritengono o riterranno, per amore di quello che fanno o per orgoglio personale, di avere qualcosa da dimostrare in questa stagione. Ma nessuno più della Polisportiva è atteso a dover dimostrare qualcosa quest’anno, per tutto quello che è successo dalla morte della Mens Sana Basket a oggi: scelte e comportamenti a volte legittimi, a volte anche giusti ma male interpretati, altre volte discutibili e infatti discussi, altre volte disarmanti. Portando a una scollatura incontestabile. Che gli sviluppi estivi avevano alimentato: l’orientamento della Polisportiva di fare le giovanili, e poi anche la prima squadra; il fraintendimento (chiamiamolo così) con i tifosi che volevano farsi carico di una ripartenza; la questione del pagamento del biglietto. Di per sé tutte questioni affrontabili con più semplicità e meno retropensieri, se non ci fosse stato un pregresso controverso. Che è la ragione per cui c’è chi ha deciso di non accompagnare questa rinascita.
Una certa ritrovata serenità rende più facile parlarne ora, grazie agli accordi che nelle ultime settimane hanno riavvicinato una parte importante della tifoseria, che ha fatto capire che in questo nuovo inizio ci si riconosce abbastanza universalmente. L’ambiente si è percepibilmente ricompattato, ricreando un clima di visibile entusiasmo nell’immediata vigilia, quando il richiamo del bianco e del verde e del pallone che rimbalza ha avuto il sopravvento su ogni altro ragionamento, che poi resta. Se c’è voluto così tanto, se si è insistito tanto sul chiarimento di alcuni punti per arrivare a questo accordo, è perché qualcosa era rotto da tempo, e siamo nel momento in cui si sta provando a tenerlo insieme, con l’intelligenza delle parti, ancora senza sapere se mai si riattaccherà. Un nodo al momento irrisolto come sanno essere a volte solo le questioni legate alle proprie radici, in cui ci si riconosce, o non ci si riconosce più, o alla fine un equilibrio si trova.
La stessa scelta di affidarsi a Riccardo Caliani e Pierfrancesco Binella, accolta con soddisfazione unanime dagli appassionati, sarà leggibile solo col tempo. È stata una soluzione furba di facciata per avere un facile gradimento della piazza? Oppure (opinione di chi scrive) la bravura di aver saputo affidarsi alle persone giuste? Entrambe? Si vedrà non solo da come saranno messi in condizione di lavorare, ma anche da quali saranno le scelte e i comportamenti della casa madre al di fuori e attorno al loro lavoro. Con la convinzione che gli eventi dimostreranno gli intenti più nobili, ma anche con la necessità per la Polisportiva di capire che la fiducia non può essere data per scontata ma andrà ricostruita col tempo e i fatti, e se oggi ci sono certi dubbi da vincere è anche per quella scollatura, a cui avvicinarsi con l'umiltà di comprenderne le ragioni invece di prenderne atto con autosufficienza.
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Senza voler fare le pulci a tutte le parole, che a volte escono come escono, nelle dichiarazioni estive della Polisportiva - attraverso le frasi del presidente Antonio Saccone - certi concetti sono abbastanza ricorrenti (dai comunicati ufficiali):
8 agosto
“Ci sarà un pallone biancoverde che rimbalzerà a Siena e sul parquet del PalaEstra. Questo sarà possibile grazie all’affiliazione Mens Sana Basketball Academy della nostra società. Dopo aver rilevato il settore giovanile, con l’accordo di giugno scorso, abbiamo ritenuto giusto portare avanti anche il progetto della prima squadra, come sbocco naturale per i nostri giovani e per dare un punto di riferimento alla comunità senese”.
2 settembre
“Grazie alla nostra società il basket biancoverde continuerà a vivere. È il frutto dell’impegno della Polisportiva, dei nostri uffici, dei dirigenti e dei tanti soci volontari che gravitano attorno alla società. Prosegue dunque l’impegno della Polisportiva Mens Sana 1871 nel basket senese”.
26 settembre
“Siamo ripartiti da zero e a piccoli passi, ma compiendo uno sforzo importante per la nostra società, anche in termini di risorse umane (...). La Polisportiva si è messa a disposizione con grande trasparenza (...). Il progetto è ripartito grazie all’impegno della Polisportiva”.
1 ottobre
“Vogliamo portare avanti, tutti assieme, un disegno che possa reggersi su basi consolidate e passa camminare con le proprie gambe, conoscendo le difficoltà e le problematiche che tutte le nostre altre sezioni affrontano quotidianamente e riescono a superare (...). Sono sicuro che i ragazzi sapranno tradurre in campo quello che fuori dal campo la Polisportiva si è impegnata e si impegnerà a realizzare, attraverso i dipendenti, i volontari, lo staff tecnico”.
Antonio Saccone dice cose vere ed è evidente che lancia un messaggio più all’interno della Polisportiva, alle altre sezioni, per ovvi equilibri interni, che all’esterno. Un fatto che deve essere riconosciuto, e che la storia riconoscerà. Lo sforzo organizzativo di introdurre un elemento così forte nell'ecosistema della casa madre è lampante. Ma una volta accertate, e vissute, e magari anche comunicate e condivise le difficoltà dell’impresa, la Mens Sana riparte. Può farlo col richiamo ripetuto alla gratitudine dovuta per essersi immolati in un sacrificio tanto sanguinoso per quello che così sembra un corpo esterno, più che un figlio. O può farlo con l’entusiasmo, la gioia, la speranza, la carica di tenere viva una storia importante per la città, e per lo sport italiano e non solo, e in cui c’è un popolo che si riconosce. L’onore di ridare vita a una storia e incarnare l’unico canale attraverso cui poteva succedere. Che non è solo quello che la gente del basket mensanino vuole sentirsi dire, ma è anche la realtà.
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La ripartenza del 2014 fu di pancia, con un’inchiesta in corso sulla fine della Mens Sana (in verità ce n’è una anche adesso), a poche settimane da uno scudetto accarezzato e sfiorato che nel dramma sportivo aveva acceso le pulsioni più forti della piazza, non solo per la cavalcata appassionante sul campo ma anche per le discussioni fuori dal campo sulla ripartenza, divisive ma quantomeno infuocate. Il modo in cui è finita la Mens Sana Basket 1871 ha consegnato a questa ripartenza un ambiente diverso. Perché da ricostruire non c’è solo la base, ma anche l’altezza e la profondità di una comunità. E riuscirci è obiettivo centrale quanto quelli organizzativi di costruzione di un futuro tecnico ed economico (e non ci si stancherà mai di dire che per una volta il campo passa in secondo piano, tranne giustamente e doverosamente per chi orgogliosamente è al lavoro per onorare sul campo una maglia unica e sa che è in quel modo che può contribuire alla ricostruzione di qualcosa).
La Polisportiva è una realtà di riferimento del territorio per quanto riguarda lo sport praticato. Si trova a portare avanti una realtà di riferimento dello sport guardato, discusso, tifato (a prescindere dal fatto di essere oggi in Promozione). Sono due mestieri diversi, due vocazioni diverse. Anche se l'assetto attuale fosse provvisorio, ci sarà sempre da gestire una convivenza geografica, materiale, morale. Cosa deve cambiare perché funzioni? La Polisportiva? Le aspettative della gente di Mens Sana? Un passo da una parte e uno dall'altra? Oppure non si possono fare passi né di qua né di là e semplicemente bisogna prendere atto di una distanza? E a quel punto? Sono più le domande che le risposte. Capirci qualcosa, magari ripartendo da zero senza le scorie del passato, è uno dei grandi temi della stagione.
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