L’annata che si è appena conclusa ha fatto sostanzialmente vedere quanto sia grosso il salto tra Serie C e Serie B: è di fatto il primo autentico scalino con il professionismo e – come detto anche in altre circostanze – è stato questo il vero gap che ha provato a colmare la squadra durante tutta l’annata. Non riuscendoci, evidentemente, visto il risultato sportivo che ne è conseguito (e il playout contro una squadra non irresistibile come Montecatini lo ha fatto vedere in maniera chiara). Nessun dramma però in casa Virtus.
La lettura della stagione, del resto, è molto semplice: in Via Vivaldi c’era grande consapevolezza delle difficoltà che avrebbe comportato la Serie B, specie dopo aver scelto di confermare il gruppo e il coach che avevano condotto il sodalizio cestistico rossoblù allo storico traguardo. La B è stata un premio per Maurizio Tozzi e i suoi ragazzi, per tutti gli sforzi profusi nel tempo. L’ostacolo della nuova categoria però non è stato superato anche perché, per una società che fa della programmazione il suo mantra, facendo sempre il passo proporzionato prudenzialmente alla gamba, era impensabile rivoluzionare il roster e investire su una squadra che magari si sarebbe salvata ma che poi avrebbe fatto piangere le finanze virtussine.
***
Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che Tozzi è stato sempre confermato alla guida della squadra, sebbene siano state solo 4 le vittorie dell’intera annata. In altri ambienti, in altre circostanze, si sarebbe salutato il coach e si sarebbe guardato altrove. Non è stato così alla Virtus che ha sempre fatto tenere il timone a Tozzi, anche come riconoscimento per quanto fatto in Via Vivaldi nel corso degli anni. A questo punto ognuno farà le sue valutazioni – con un necessario tempo di ammortizzamento delle fatiche, pensamenti e riflessioni varie -, cercando di capire se il ciclo-Tozzi può dirsi definitivamente concluso o se lo stesso coach può essere considerato alla base del nuovo progetto sportivo.
Se le strade del tecnico e della Virtus si dovessero separare, soluzioni non mancano alla società del presidente Bruttini. Anche guardando a cosa è successo in Viale Sclavo, potenzialmente, ci possono essere in circolazione diversi coach senesi (di nascita o di adozione), caratteristica quasi imprescindibile della filosofia virtussina. In alternativa – forse anche prioritaria – c’è anche l’opzione "interna" promuovendo (o ri-promuovendo) qualcuno degli attuali assistenti di Tozzi al ruolo di capocoach. La soluzione “fatta in casa”, del resto, piace da sempre alla Virtus.
***
Una filosofia che si rispecchia anche in quello che potrebbe essere il roster per la stagione 2019/2020, con una C Gold da affrontare per ben figurare, senza avere necessariamente l’assillo di vincere. I nomi sono noti: Nepi, Olleia, Imbrò, Bianchi e Pucci rappresenterebbero una discretissima base da cui ripartire (al netto delle scelte individuali di ognuno di loro, in relazione a impegni di vita, di lavoro e di studio). Al centro del progetto ci sarà sicuramente Maurice Ndour che verrà sicuramente promosso a pivot titolare con la speranza che il giovane talento virtussino possa fare il grande salto anche tra i senior. Potrebbero essere richiamati all’ovile anche alcuni ragazzi mandati a farsi le ossa in Serie C Silver e D nell’annata in corso. Insomma: l’ossatura per una squadra con 7-8 titolari a cui aggregare 3-4 giovani dalla sempre floridissima cantera rossoblù è già pronta.
Come detto, di mezzo a tutto questo scenario, c’è un periodo di tempo – fisiologico - di colloqui e riflessioni. Tutto è ancora aperto, tanti ancora i tasselli che devono trovare il loro posto. Però, qualcosa si sta già muovendo, grazie ad una programmazione attenta e un settore giovanile che non ha mai smesso di produrre giocatori in grado di dire la loro anche tra i grandi. È questa la forza della Virtus. Da sempre. E lo sarà anche il prossimo anno: potranno cambiare coach o giocatori ma, se la si guarda da questo punto di vista, il dna virtussino resterà invariato.
***
Leggi anche:
Nessun commento:
Posta un commento