domenica 3 febbraio 2019

Un bel Cassino

Il risultato è il lieto fine del film horror. Senza intento di offendere nessuno, ma tra la mortificante situazione fuori dal campo, la partita vista in campo e i veleni in cui è finita, qualcuno può dire di aver passato una serata divertente? Battuta 67-65 col sospirone di sollievo in fondo, Cassino è più forte di quanto dica una classifica da 18 sconfitte in 20 partite. Sulla Mens Sana non poteva non pesare la precarietà della terza partita in sette giorni, nel momento in cui la cessione del centro titolare ha costretto a cambiare pelle. Le tensioni arbitrali e le provocazioni di alcuni avversari l'hanno fatta finire nelle sabbie mobili di un nervosismo che ha intossicato la serata.

Resterà purtroppo sotto i riflettori un'accusa infamante, che non si può ignorare. A caldo c'è solo la parola di Mike Hall. Se veramente qualcuno dovesse essersi reso protagonista di episodi di razzismo, non illudiamoci che arrivi a capire che dovrebbe solo vergognarsi. Innanzi tutto per la mancanza dei minimi strumenti linguistici e culturali (cultura umana e sportiva, non accademica) che sono comunque a disposizione di chi a una partita di basket vuole fare il tifo... anche tifo contro! E soprattutto per aver dato il nome, la reputazione e la dignità di una città intera e della sua gente in pasto al circo mediatico che, non senza senso, si scatenerà adesso per colpa di un idiota. Non è giusto.
 
IL GIOCATORE
AJ Pacher. Per carità, il passo per vederci senso di appartenenza è lungo, e lo è anche vederci un tentativo di leadership dopo l'uscita di Poletti, ma di certo Pacher ha giocato come uno che ci teneva. Che tecnicamente sia tra i lunghi migliori del campionato non è in discussione, che col nuovo assetto dovesse fare un passo avanti anche. Ha chiuso i suoi 32 minuti con 18 punti, 9 rimbalzi, 7/11 al tiro di cui 2/4 da tre. L'unico insieme a Morais (poi sparito...) a compicciare qualcosa nel primo quarto, a metà partita aveva 13 punti con 5/6 da due e 1/3 da tre. Il resto nel gran finale: la tripla del 60 pari a metà quarto periodo, anche una palla persa e poi quel rimbalzo sull'ultimo tiro sbagliato da Marino. E il viaggio in lunetta senza errori per il decisivo +2. Poi l'ultima difesa, conclusa col rimbalzo decisivo dopo l'errore di Pepper.

IL MOMENTO DECISIVO
Il finale, per forza. La Mens Sana era entrata negli ultimi 200 secondi di partita avanti 65-61 sull'onda di un break di 8-1 chiuso da una tripla di Radonjic. I nervi tesi tra Sorrentino e Pacher, e poi tutto il palazzo, hanno riaperto la partita: non si segna più. Perso di Radonjic e canestro di Pepper per il -2. Poi gioco rotto, dopo un pick-and-roll a vuoto Marino-Pacher, che finisce con una tripla sbagliata da Sanguinetti, contropiede di Cassino con Pepper che innesca il 65 pari di Guacco a 36" dal termine. Palla alla Mens Sana, Marino a 9" dalla fine sbaglia la tripla, Pacher a rimbalzo conquista fallo: 2/2 ai liberi per il +2. Sul cronometro 6"30: palla a Pepper che si isola per il tiro da tre, sbaglia e Pacher conquista il rimbalzo.

LA STATISTICA
Carlos Morais si è fermato a 9 punti (3/7 al tiro) e 5 palle perse. Sette ne aveva segnati nel primo quarto, per dire com'è stato il resto di una serata chiusa con un -15 di plus/minus in 19'53". Poi ha lamentato un infortunio. In stagione era rimasto solo altre quattro volte sotto la doppia cifra e la Mens Sana aveva sempre perso. Stavolta no, anche per il valore dell'avversaria. E anche per il tipo di partita che è stata. Distante dai 107 punti segnati con Casale e 84 a Latina, sull'onda di 18 e 15 triple. Stavolta ha pesato non solo il meno sgargiante 9/30 da tre, ma anche il più basso regime di possessi, anche per colpa delle tante palle perse, troppe, 17 (5 Morais, 4 a testa Pacher e Radonjic): al netto delle perse appunto, la Mens Sana è andata al tiro (dal campo o in lunetta) in 58 possessi. Complice sicuramente la terza partita in sette giorni. E' il dato più basso stagionale, alla pari della trasferta di Biella, quando si perse di 18. Modi alternativi di vincere. Ma non vincere facile, certo.

LE ALTRE
La Mens Sana (17 punti, in virtù dei tre di penalizzazione) non è più quartultima. Ha superato Eurobasket (16), che ha perso lo scontro diretto a Scafati (20). Così come Tortona terzultima resta comunque a 3 punti di distanza (14) avendo battuto Trapani (18) nell'altro scontro diretto di giornata. Cassino resta in coda a 4, Legnano penultima a 8 dopo aver perso a Capo d'Orlando. Mancano probabilmente tre, forse quattro vittorie alla quota salvezza. Ma altre Cassino non ci sono. Prossimo turno proprio a Trapani, mentre Tortona va a Rieti (seconda a 28), Eurobasket riceve Treviglio (22) e Scafati va a Latina (24).

LA DICHIARAZIONE - 1
Paolo Moretti, coach Mens Sana: "Con questo assetto abbiamo tre vittorie e una sconfitta, a Latina, sul campo di una squadra che è maestra nel modo di giocare che abbiamo adottato nelle ultime partite. Non so se con questo assetto saremo competitivi per finire la stagione nella maniera migliore possibile. Ringrazio il presidente per i complimenti ma sono preoccupato, sono molto preoccupato perché la nostra quotidianità è difficile. Come finiremo la stagione in campo oggi non è così facile da prevedere e per questo sono molto preoccupato. Per questo voglio allargare i complimenti a tutti i miei collaboratori, non solo lo staff tecnico: fisioterapisti, dottori, preparatore atletico, tutti i collaboratori in ufficio e, vorrei fosse evidenziato più di tutto, a tutti i giocatori che stanno stringendo i denti, stanno lavorando duro, stanno seguendo l'allenatore anche quando fa il matto come è successo domenica scorsa contro Ion. Li ringrazio perché sono veramente straordinari".

LA DICHIARAZIONE - 2
Solo una manciata di highlights dalla conferenza stampa di venerdì di Massimo Macchi, presidente Mens Sana. Il futuro: “Se c’è qualcuno che non mi vuole do 15, anzi 25 giorni al pubblico per presentarsi con una proposta seria per diventare soci di questa azienda, con una manifestazione di interesse nelle regole dei giochi finanziari: inviata al presidente con l’indicazione di quello che vogliono fare. Dopo 25 giorni mi sentirò libero di fare quello che voglio. Ai tifosi della curva ho garantito che saremmo arrivati a fine anno, lo confermo”. I bilanci: “Sono andato a scavare nel passato e ho trovato cose che non mi piacciono anche nelle amministrazioni precedenti.  Entro questa settimana darò mandato a un’azienda di certificazione di bilanci e revisione per andare a frugare negli ultimi quattro esercizi, compreso il corrente, e con questi risultati mi sentirò libero di prendere le mie decisioni. Gli 880mila euro di crediti? Di quelli, circa 80mila euro dovremo portarli a perdita”. Il Consorzio: “Ha pagato la metà di quello che doveva pagare l’anno scorso, manca di 44mila euro dell’anno precedente, quest’anno se ci va bene contribuirà per meno della metà di quello che avevano contrattualmente. Li attacco legalmente? Tu attaccheresti quelli che sono tuoi sponsor? Sembra quasi premeditato, ma non scrivetelo” (ops, l’abbiamo scritto, ma anche lui l’ha detto in tv…). Il pregresso: “Mi risolve i problemi se potessi pagare tutto il pregresso che i soci mi hanno lasciato: parte del mio cash flow va a pagare quelle cose lì. Questo ammontare è 400mila euro. Ed è sceso tanto”.
     
LA CHIAVE
Il clima, dopo l'attesa conferenza stampa di venerdì di Massimo Macchi. Al di là degli argomenti da meme diventati subito virali, dalla fatturazione elettronica agli stakeholder (capiamoci: a volte c'è bisogno di farsi una risata per non piangere), ha colpito la sensazione di impotenza trasmessa da certe parole. Come se si parlasse di altri e non di se stessi. "La Polisportiva ha tutto il diritto di staccare la luce a fronte di ritardi di pagamento. Perché luce sia, non c’è da fare altro che pagare”. Va bene, chi deve farlo? "Per riaprire il mercato dobbiamo pagare i 5 lodi esecutivi, 30mila euro in totale". Ok. Quindi? “Ci sono fornitori non pagati, alcune scadenze non mantenute. Siamo indietro con gli stipendi dei giocatori e dei dipendenti”. Eh, idem. 
"Se domenica ci fossero 3500 persone al palazzetto sarebbe il clic che ci girerebbe il mondo, avremmo pagato gli stipendi”. Ecco, siccome i presenti erano 1609, sappiamo già com'è la situazione degli stipendi. I giocatori sono scesi in campo senza aver riscosso, se non succede entro domani sera i giocatori di punta possono liberarsi (la famosa uscita che alcuni hanno voluto oltre i 30 giorni di ritardo, perché certi problemi non nascono oggi e già in estate la reputazione era quello che era). Non aspettano altro i procuratori, che già in settimana avevano fatto pressione per cederli. Per il corretto svolgimento della partita, la Polisportiva ha lasciato le cose come nulla fosse in campo e negli spogliatoi, ma negli uffici la luce continua a mancare, com'è ormai da mercoledì scorso, perché il pagamento della rata che secondo il nuovo accordo scadeva il 15 gennaio (e poi è stata posticipata) non è andato a buon fine. 
E che conferenza stampa è stata? Con qualche elemento di rilievo, perso in un mare di parole: il problema non è la verbosità, ma che ci si aspettavano fatti. Come se la conferenza stampa fosse stata convocata sperando nel frattempo di riuscire a mettere a posto qualcosa, poi invece non ci si è riusciti ma quell'appuntamento ormai fissato non si poteva disdire. Anche mettere sul tavolo la proprietà della società è sembrato più provocatorio che fattuale: si fanno così le trattative per le cessioni?  E cosa vuol dire "dopo 25 giorni mi sentirò libero di fare quello che voglio"? Fare cosa, per capirsi? Quando si evoca la revisione dei bilanci precedenti, vuole essere un avvertimento nei confronti di chi? Al di là del merito, discutibile, è quello che serve adesso? E che senso ha tenere la discussione su questi binari nel momento in cui nessuno viene pagato
Così si resta nel limbo, che è il peggior scenario possibile: non si portano motivi per sperare che si possa andare avanti così, non si prende la decisione di andare avanti diversamente, si dà la colpa a qualcun altro, senza ormai che questo sia minimamente legato alla soluzione del problema, e si perde un altro mese di tempo per far aggravare ulteriormente il malato. Uno strazio.
  
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