In campo Lupusor, Sanguinetti, Cepic, Ranuzzi, Del Debbio e Ceccarelli. Sull'aereo già in queste ore, Carlos Morais: probabilmente finirà la stagione in Angola, sicuramente non a Siena, con l'autorizzazione ad andarsene. Sull'aereo nelle prossime ore, AJ Pacher: torna negli Stati Uniti, a casa sua, con in piedi un'idea di contro-trattativa (dopo quelle abortite nel pre-Trapani per mancanza di argomenti) per fare in modo che dagli Stati Uniti torni, se convinto, per finire la stagione. Con quante possibilità di riuscita conseguenti...
In borghese al palazzo con lui, per i saluti, c'era Bobo Prandin. Non in borghese ma neanche sul parquet Tommaso Marino, con cui si è consumata la rottura: i soldi non sono arrivati, dice che intanto sarebbero partiti, e a differenza di Prandin e Morais qui non c'è l'autorizzazione a lasciarlo trasferire altrove, bisognerebbe andare allo scontro. Non ne può più nessuno di questa situazione. Lacerante.
La buona notizia (buona? davvero?) è che comunque vada per domenica ci sono otto giocatori "formati" e almeno dieci in totale, attingendo ai giocatori delle giovanili già tesserati (nuovi tesseramenti sono bloccati) per poter scendere in campo con Scafati in condizioni evidentemente non regolari, ma almeno regolamentari. La cattiva notizia è un'altra scadenza, tra tante, per cui entro il 16, sabato (quindi facciamo il 15, venerdì), vanno depositate in Comtec e in Lega le liberatorie degli stipendi di ottobre, novembre e dicembre, nel momento in cui quasi la totalità dei tesserati non ha riscosso lo stipendio del 5 dicembre e quello del 5 gennaio.
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Al di là delle voci, per chi abbia frequentato il palazzo tra la fine della scorsa settimana e l'inizio di questa non è un mistero (bastava guardare) la presenza assidua di Guido Guidarini, presidente dell'Associazione (Associazione di cui è attesa l'assemblea per questo mercoledì sera: se c'è un momento per tirare fuori un coniglio dal cilindro è questo), e di Letterio Visigalli, con un ruolo non ancora definito ma con lo scopo esplicito di proporre soluzioni all'attuale proprietà.
Se siano soluzioni praticabili dipende da troppi fattori. Dipende dalla reazione della proprietà: un presidente per salvare una società può essere costretto fare a scelte dolorose; è chiaro o no che si tratta di una necessità? Dipende dalle risorse attivabili: perché ad esempio una parte di quelle sperate, da parte di un'azienda a partecipazione pubblica da anni vicina alla Mens Sana, non si sono ancora sbloccate?
E dipende dalle condizioni di scenario, in particolare in questo caso l'atteggiamento di un attore potenzialmente decisivo come l'amministrazione comunale: interpretando la linea tenuta finora (il silenzio pubblico e la mancanza di iniziative per favorirne il sostegno economico, a fronte comunque di un monitoraggio attento da mesi) come la decisione abbastanza esplicita di non offrire la minima sponda (all'attuale gestione, non alla Mens Sana in sé), all'interno di questo contesto ci sono i margini per ipotizzare comunque qualche azione di supporto da parte dell'amministrazione?
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Le risposte a tutte queste domande ce le hanno in tanti, ma gli esiti tuttaltro che univoci e risolutivi costringono a continuare a farsele. E allora, come se non ci fossero state le cannonate degli ultimi dieci giorni all'ormai insostenibile status quo, né le illusioni che un lieto fine possa ancora esserci, siamo a rimettere indietro le lancette, appesi come fino a qualche settimana fa alle promesse iniezioni di liquidità della famiglia Macchi.
Come volano per innescare magari l'arrivo anche delle altre risorse? Intanto per affrontare le urgenze sul campo? La deadline per una soluzione era fissata a martedì, non era ultimativa su tutti i fronti ma a questo punto diventa proibitivo sanare i circa 40mila euro di lodi e tornare sul mercato per un americano (e non per due) prima della partita con Scafati. Proibitivo in tempi così stretti o anche proibitivo in generale? Guardi tutto questo e sembra un film. Purtroppo è tutto vero.
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