Se non la ricordate, fate uno sforzo di immaginazione: prendete un’espressione tranquilla, serafica, mischiatela ad un tocco di mistero e condite il tutto con un pizzico di follia. Voilà, ricetta pronta. Se ancora non siete in grado di visualizzarla, potete sempre usare come riferimento la faccia che fa Jack Sanguinetti quando è in campo: quella sì che somiglia ai modi di Mr. Wolf.
Sul rettangolo è semplicemente glaciale; sembra che nessuna cosa lo spaventi, anzi, più la situazione è ingarbugliata e più si trova bene; un esempio che ben rappresenta il teorema sopra citato, senza bisogno di scomodare matematici o filosofi dell’antica Grecia, è la partita di domenica contro Legnano. Nel primo quarto la squadra, nonostante la buona partenza, si stava concedendo qualche allegra licenza di troppo, sia offensiva che difensiva. Cose piccole magari, che però alla lunga possono fare di un innocuo fiumiciattolo un pericoloso torrente in piena difficile da arginare.
Nessun problema, arriva Mr. Wolf. L’ingresso di Jack dà solidità, sicurezza, e le cose prendono subito un’altra piega: al corso d’acqua è fatta fare una piccola ansa, una deviazione studiata, per avere un ritmo più blando, per far sì che il corso possa tornare a scorrere tranquillo, in controllo. Le sue due bombe, che mantengono il divario nel punteggio tra le squadre, sono poi meglio di una salutare boccata di ossigeno per l’apneista in risalita dall’abisso. Il tutto eseguito con quell’espressione che sapete, come se non toccasse a lui.
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Jack nasce in Toscana, a Pietrasanta, ma fin da giovanissimo è a Bologna, sponda Fortitudo, a crescere e maturare come uomo e come cestista. Con l’Aquila vince lo scudetto Under 16 e l’anno dopo è già pronto per il triplo salto mortale carpiato, il passaggio in prima squadra, con la quale esordisce a 17 anni e poco più; non certo il luogo più comodo per fare il proprio ingresso in società, visto quanto è esigente (a volte al limite dello schizzinoso) il pubblico fortitudino. Ma come sempre, né Jack né il suo viso fanno una grinza, e l’esame è superato con slancio.
Sanguinetti non ha il fisico di LeBron James, e questo è piuttosto evidente, ma impara e capisce il gioco molto bene, per cui uno come lui in squadra fa sempre comodo. Così la pensano anche a Ozzano, Bologna (Eagles), Livorno, Scafati e poi Piacenza. Nell’antica Placentia, 53esima colonia romana tra il Trebbia e il Po, rimane per tre anni. I primi due nella Pallacanestro Piacentina, poi l’anno scorso l’avventura in A2 con l’Assigeco, stagione che lo ha proiettato verso la Mens Sana.
A Siena, oltre a sfoggiare la faccia di Wolf, ha aumentato tutto il suo fatturato in tabellino: più di 8 punti e 3 assist a partita in poco più di 20’ di impiego. Altra statistica interessante, per uno come lui che tratta tantissimi palloni: la sua valutazione è più alta dei punti segnati. Non servono le celluline grigie di Poirot per capire che ciò che Sanguinetti dà alla causa va ben al di là della prima e più banale voce dello scout.
In un recente incontro con gli studenti di una scuola cittadina Jack ha avuto modo di raccontare qualcosa di sé, ripercorrendo le emozioni che lo hanno spinto, alle elementari, a prendere in mano la palla a spicchi e a fare poi della sua passione la sua professione. Di sicuro Jack non è uno di tante parole, ma quelle che sceglie sono chiare ed esprimono concetti precisi: in effetti somigliano molto al suo modo di stare in campo. Da esse, senza dubbio, traspare un amore viscerale per il Gioco, che non lo fa affatto imbarazzare di fronte alla definizione di “specialista”.
Se volete vederlo in azione, basta aspettare il prossimo problema durante la partita; si sentirà suonare un campanello e in campo arriverà Jack, il Mr. Wolf in salsa italiana.
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