lunedì 4 giugno 2018

Birtus

La cultura sportiva e di basket di cui si è capaci a Siena - anche lontani dalle vacche grasse - è un patrimonio unico, la parte sana del movimento in mezzo a troppe telenovele pelose, patrimonio di cui colpevolmente si parla troppo poco ma per cui parlano i fatti, e la storia. L'immagine della capacità di fare pallacanestro in città è nelle varie e diverse declinazioni di cui questa capacità ha saputo vestirsi. Non un ceppo con tre derivazioni, ma la possibilità di vedere all'opera dal punto di vista tecnico e nel tessuto sociale tre diverse scuole di basket, forse comunicanti ma non dipendenti, non legate da una gerarchia piramidale ma dalla consapevolezza ognuno della propria dimensione. 
  
Non è per una santificazione fin troppo facile e banale nelle ore del trionfo, perché lo stesso si poteva dire e si è detto un anno fa dopo la retrocessione, ma in questo ecosistema unico la Virtus è l'immagine di una realtà che storicamente sa vivere le proprie peculiarità con dignità e autosufficienza, non per differenza rispetto ad altre società di altro livello ma con la propria identità, non di rimessa ma con le proprie idee, possibilmente senza eccessi di ortodossia da repubblica autonoma in cui rinchiudersi ma sempre forte della scelta di una propria strada, rispondendo col buon senso alle ammalianti sirene di grandeur che ogni tanto ritornano. Una strada che in queste ore ha portato la società di don Perucatti ieri, e di Fabio Bruttini oggi, a festeggiare la promozione in terza serie, la Serie B.
 
Il successo di gara-5 domenica sera al PalaCorsoni, che ha chiuso la serie barbarica (per quello che è accaduto) contro una società storica del basket italiano come la Pielle Livorno, ha coronato in trionfo il sogno di tornare in B fissato l'estate scorsa, al termine di una stagione da 28 vittorie in 35 partite, l'80% di successi, che dice chiaramente qual è oggi il posto della Virtus nel basket italiano, dimostrandosi più forte sul campo di chi come Lucca, Firenze o i labronici affrontava questa Serie C Gold con le stesse ambizioni. Primo volto sulla copertina dell'album della stagione è quello del coach Maurizio Tozzi, che aveva raccolto in estate la squadra, con qualche modifica, che veniva dal biennio di spessore con Francesco Braccagni. E ne ha ricostruito la mentalità vincente portando tranquillità, freddezza e lucidità nel responsabilizzare un gruppo importante per questo campionato.

Riuscire a esaltarne il valore, cavalcandone i pregi, è stato una parte del lavoro. Il resto è nelle zampate con cui ha saputo incidere sulle partite dal punto di vista tecnico, soprattutto nei big match, con la ciliegina in finale di riuscire a vincere con la tattica il gap di fisicità che c'era con la Pielle. Significa per Maurizio Tozzi essersi affermato come coach di categoria superiore, quindi perfetto anche per la sfida della prossima stagione in Serie B: di fianco al vice Edoardo Ceccarelli, si punta a puntellare con un altro elemento lo staff tecnico, completato quest'anno da Andrea Spinello, mentre sempre fuori dal campo il braccio del direttore sportivo Egidio Bianchi erano e restano Gabriele Voltolini nella costruzione della squadra e Gioberto Pallari nell'operatività quotidiana.

Sul campo la leadership del gruppo è stata saldamente nelle mani di Simone Lenardon, più forte anche dei problemi fisici che ne hanno condizionato il finale di stagione. E il botto estivo Stefano Simeoli, di ritorno dall'Australia e in una categoria per lui nuova, si è dimostrato - anche quando è mancato - il lungo in grado di fare la differenza quando contava. Di fianco ai mezzi fisici e atletici fuori categoria di Alessandro Nepi e alla capacità di Gerlando Imbrò di mantenere alta la produttività anche in condizioni nuove, è stato un inno alla continuità la stagione matura di Gianmarco Olleia e, soprattutto nella seconda parte dell'annata, del capitano Federico Bianchi. L'attitudine al sacrificio di Alessandro Pucci è stato un valore aggiunto per un gruppo rodato, mentre il contributo in regia del '99 Marco Ceccatelli è la punta dell'iceberg della presenza costruttiva di tanti giovani, a partire da Rene Ndour, 206 centimetri classe 2000 che ben si sposa con l'idea di squadra fresca e sprint da cui si ripartirà in B.

Come due anni fa, dopo il salto di categoria l'obiettivo è confermare il gruppo che l'ha conquistato,  con due-tre innesti: idealmente giovani, in coerenza con una certa idea di squadra sprint e pure per contenere le spese per i parametri, che sono in aumento. Quell'esperienza insegnò anche che ci sono ruoli chiave in cui non si può sbagliare, in particolare il play e il lungo. C'è da capire, tra le tante, quali saranno le posizioni di Simone Lenardon, rispetto alle sue possibilità di conciliare un più dispendioso campionato di Serie B coi propri impegni, e di Stefano Simeoli, che potrebbe guardare a offerte più importanti. Un paio di quei due-tre giocatori chiave potrebbero essere loro, per dire. 

Due anni fa ripartire dalla squadra della promozione fruttò una stagione da 26 punti che solo per un pelo, e per sfortuna, si vide sfuggire la salvezza in Serie B. Stavolta le retrocessioni saranno 13 complessive per 4 gironi: l'ultima di ogni girone al termine della regular season, le due perdenti dei turni playout di ogni girone e la perdente di un concentramento tra le quattro vincenti dei playout con la peggior classifica in regular season. L'obiettivo realistico è puntare a un'altra stagione del genere, naturalmente sfighe a parte, consapevoli di poter provare a giocarsela. Allora la stagione costò poco più di 120mila euro, coperti per il 60% circa da sponsor e pubblicità. L'obiettivo primario  per questa nuova avventura è una copertura ancora maggiore, forti di riscontri in città già oggi superiori rispetto ad allora. 

Solo per cronaca, non che debba significare qualcosa, rispetto alla decisione un anno fa di non richiedere il ripescaggio appaiono diversi i margini del possibile impegno mensanino di alcuni membri del consiglio direttivo rossoblù. Fabio Bruttini, che alla Virtus è l'alfa e l'omega, un anno fa era la prima scelta per la presidenza della Mens Sana: non accettò e si virò su Guido Bagatta. Insieme a Berni, che con La Sovrana ha celebrato la quarta stagione di sponsorizzazione virtussina, e a Trisciani, erano 3 dei 19 membri del Consorzio Basket e Sport a Siena quando nacque con orizzonti tutti da scrivere due anni fa, e restano 3 dei 7/8 membri di quel che rimane oggi del Consorzio, che proprio in queste ore sta ridisegnando il proprio futuro. Per dire che, a differenza di altri, ci sono sempre, ma anche che il panorama è evidentemente cambiato. In termini di impegno emotivo, e non solo. 

Il passaggio in Serie B richiederà, stavolta, la trasformazione in società dilettantistica a responsabilità limitate, che un po' complica la situazione dal punto di vista economico. Sarà argomento per il consiglio della settimana prossima con cui si comincerà a guardare al futuro, mentre per quanto riguarda il palazzetto il PalaCorsoni, omologato per 400 posti, andò bene due anni fa e continua ad andare bene oggi per la Serie B. Ma c'è anche la prospettiva che i lavori di ristrutturazione importanti programmati allo storico PalaPerucatti (l'innalzamento della capienza ufficiale, oggi di 99 posti, dipende dalla realizzazione di ulteriori uscite di sicurezza) possano riaprirlo al grande basket anche da subito. Una storia di cui farsi portatori. Un presente da godere. Un futuro da disegnare. 
 


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