Innanzitutto, il Game Score è un indice creato dall’ex
analista Espn John Hollinger per indicizzare una singola performance di un
giocatore. Semplificando il concetto, è una sorta di valutazione da cui si
differenzia per un valore diverso attribuito alla varie voci. Un rimbalzo
offensivo conta più di uno difensivo, un errore dal campo pesa più di un fallo
commesso, giusto per fare un paio di esempi. Per chiarire ancora: una gara con
un Game Score sopra i 20 definisce una linea di eccellenza assoluta, tra i 10 e
i 20 siamo di fronte a una buonissima prestazione, tra i 5 e i 10 siamo attorno
alla sufficienza, sotto i 5, fino a scendere a numeri negativi, va da sé che
l’apporto è mediocre.
Per spiegare ulteriormente: il miglior game score stagionale
è di Ebanks, 28,3 contro la Virtus Roma (35 punti, 13/17 dal campo, 4/5 ai
liberi, 2 rimbalzi difensivi, 1 recupero, 4 assist, 2 perse, 2 falli commessi);
il peggiore è di Casella a Latina, -4,9 (0/5 dal campo, 1 rimbalzo, 1 assist, 2
perse, 1 fallo commesso in 16 minuti davvero tristi). In questa forbice di 33
punti ci sono tutte le altre prestazioni individuali delle ventisei giornate di
campionato.
Dividiamo l’analisi: mentre per valutazione media il nostro
Devin Ebanks è secondo dietro a Bj Raymond, per Game Score medio balza in
vetta. Nessuno, in termini di produzione calcolata con questo sistema, ha fatto
meglio. Certo, l’indice non tiene conto di un aiuto arrivato con mezzo secondo
di ritardo, di un blocco portato male, di un buon tiro rifiutato, di tante
altre piccole cose che spesso fanno la differenza. Però i numeri son numeri, e questi
sono dalla parte dell’ex Lakers.
Come si nota, il top della categoria staziona poco sopra
quota 15
Se la Mens Sana è quinta per produzione complessiva dei due
stranieri (con Kyzlink, mentre scalerebbe in basso di una posizione con Turner)
e decima per fatturato dei migliori tre italiani (facilmente individuabili in
Sandri, Vildera, Saccaggi), è chiaro che la falla è altrove.
Lo si è detto in tutte le salse. Fatta eccezione per il
primo estratto di Simonovic, quello che partiva in quintetto base (quello che
all’andata a Reggio dominava, mentre ieri è stato violentato da Pacher e
compagni), dalla panca esce poco. Praticamente nulla. La seconda peggiore del
lotto dopo Cagliari. Come si è già detto prima, un valore attorno a 10 è il
discrimine tra la sufficienza e una prestazione più che decorosa. Se i quattro
che escono dalla panca arrivano a quella soglia tutti insieme, è chiaro che si
va da poche parti se, come ieri, qualche componente del quintetto base fa
cilecca.
Arriviamo al dettaglio dei portacolori biancoverdi. La quantità
di partite eccellenti di Ebanks è evidente; solo Kyzlink, un paio di volte, e Turner
(sì, anche lui, contro Agrigento) sono andati sopra 20, che come spiegato
rappresenta un valore di eccellenza assoluta. Sopra i 10 troviamo, finalmente,
anche gli altri: c’è per 3 volte Kyzlink, ci sono soprattutto Vildera (10 occasioni),
Sandri (pure lui 10) e Saccaggi (8). Ci sono anche Simonovic (3) e una volta a
testa perfino il trio Borsato, Casella, Lestini, questi ultimi due in
contemporanea nella gara d’esordio di Mecacci in panchina. Leggiamo gli stessi
numeri in chiave negativa: se Ebanks e Sandri non sono mai andati sotto zero,
se Vildera è sceso col segno meno giusto un paio di volte, peraltro un secolo
fa (quarta e quinta giornata), in zona frigorifero troviamo per 4 volte Borsato,
Saccaggi e Simonovic. Casella c’è spesso, troppo spesso (8), Lestini è un
habitué della materia (10). Su 26 partite di campionato, i quattro ‘panchinari’
sono stati sotto la soglia dei 10 punti un’infinità di volte: 23 volte Casella
e Lestini, 22 Borsato, 17 Simonovic. Repetita iuvant: non è nel quintetto base,
o perlomeno, non è soprattutto nel quintetto base che sta il male di questa
tormentata stagione.
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