lunedì 26 marzo 2018

St.Sal.Stats: Da Ebanks a Casella e Lestini, cosa ci dice il Game Score dell'annata

Dopo la sconfitta di domenica argomentare sul Game Score dei singoli può sembrare fuori luogo. C’è da vincere le ultime quattro, punto e basta. Ma analizzare questa voce ci dà un elemento in più (in alcuni casi l’ennesimo) per capire da chi arriveranno i numeri decisivi per farlo. O quali miracoli cestistici si dovrebbero verificare per pescare nel sommerso i punti necessari per andare in vacanza il 23 aprile, evitare la coda dei playout e provare a programmare subito un 2018/19 più avvincente.
  
Innanzitutto, il Game Score è un indice creato dall’ex analista Espn John Hollinger per indicizzare una singola performance di un giocatore. Semplificando il concetto, è una sorta di valutazione da cui si differenzia per un valore diverso attribuito alla varie voci. Un rimbalzo offensivo conta più di uno difensivo, un errore dal campo pesa più di un fallo commesso, giusto per fare un paio di esempi. Per chiarire ancora: una gara con un Game Score sopra i 20 definisce una linea di eccellenza assoluta, tra i 10 e i 20 siamo di fronte a una buonissima prestazione, tra i 5 e i 10 siamo attorno alla sufficienza, sotto i 5, fino a scendere a numeri negativi, va da sé che l’apporto è mediocre.

Per spiegare ulteriormente: il miglior game score stagionale è di Ebanks, 28,3 contro la Virtus Roma (35 punti, 13/17 dal campo, 4/5 ai liberi, 2 rimbalzi difensivi, 1 recupero, 4 assist, 2 perse, 2 falli commessi); il peggiore è di Casella a Latina, -4,9 (0/5 dal campo, 1 rimbalzo, 1 assist, 2 perse, 1 fallo commesso in 16 minuti davvero tristi). In questa forbice di 33 punti ci sono tutte le altre prestazioni individuali delle ventisei giornate di campionato.


Dividiamo l’analisi: mentre per valutazione media il nostro Devin Ebanks è secondo dietro a Bj Raymond, per Game Score medio balza in vetta. Nessuno, in termini di produzione calcolata con questo sistema, ha fatto meglio. Certo, l’indice non tiene conto di un aiuto arrivato con mezzo secondo di ritardo, di un blocco portato male, di un buon tiro rifiutato, di tante altre piccole cose che spesso fanno la differenza. Però i numeri son numeri, e questi sono dalla parte dell’ex Lakers.
Come si nota, il top della categoria staziona poco sopra quota 15


Se la Mens Sana è quinta per produzione complessiva dei due stranieri (con Kyzlink, mentre scalerebbe in basso di una posizione con Turner) e decima per fatturato dei migliori tre italiani (facilmente individuabili in Sandri, Vildera, Saccaggi), è chiaro che la falla è altrove.

Lo si è detto in tutte le salse. Fatta eccezione per il primo estratto di Simonovic, quello che partiva in quintetto base (quello che all’andata a Reggio dominava, mentre ieri è stato violentato da Pacher e compagni), dalla panca esce poco. Praticamente nulla. La seconda peggiore del lotto dopo Cagliari. Come si è già detto prima, un valore attorno a 10 è il discrimine tra la sufficienza e una prestazione più che decorosa. Se i quattro che escono dalla panca arrivano a quella soglia tutti insieme, è chiaro che si va da poche parti se, come ieri, qualche componente del quintetto base fa cilecca.  


Arriviamo al dettaglio dei portacolori biancoverdi. La quantità di partite eccellenti di Ebanks è evidente; solo Kyzlink, un paio di volte, e Turner (sì, anche lui, contro Agrigento) sono andati sopra 20, che come spiegato rappresenta un valore di eccellenza assoluta. Sopra i 10 troviamo, finalmente, anche gli altri: c’è per 3 volte Kyzlink, ci sono soprattutto Vildera (10 occasioni), Sandri (pure lui 10) e Saccaggi (8). Ci sono anche Simonovic (3) e una volta a testa perfino il trio Borsato, Casella, Lestini, questi ultimi due in contemporanea nella gara d’esordio di Mecacci in panchina. Leggiamo gli stessi numeri in chiave negativa: se Ebanks e Sandri non sono mai andati sotto zero, se Vildera è sceso col segno meno giusto un paio di volte, peraltro un secolo fa (quarta e quinta giornata), in zona frigorifero troviamo per 4 volte Borsato, Saccaggi e Simonovic. Casella c’è spesso, troppo spesso (8), Lestini è un habitué della materia (10). Su 26 partite di campionato, i quattro ‘panchinari’ sono stati sotto la soglia dei 10 punti un’infinità di volte: 23 volte Casella e Lestini, 22 Borsato, 17 Simonovic. Repetita iuvant: non è nel quintetto base, o perlomeno, non è soprattutto nel quintetto base che sta il male di questa tormentata stagione.



        
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