"Un buon basket inizia sempre con una buona difesa" - Coach Bobby Knight
Sarà stata la motivazione di giocare contro i primi della classe?
Sarà stata la motivazione di giocare contro i primi della classe?
La promessa di fare un girone di ritorno diverso?
Possibile.
Per la prima volta si è vista, indubbiamente, una squadra che gioca in entrambe le metà campo.
ERA ORA.
Il campo in discesa (verso la metà campo di attacco) era stata, infatti, una delle poche certezze di queste 15 partite.
Il campo in discesa (verso la metà campo di attacco) era stata, infatti, una delle poche certezze di queste 15 partite.
Una certezza solo in casa, per la gioia degli occhi, visto che 100 segnati era stata una insolita garanzia.
Ma la salita che il campo proponeva dopo ogni attacco, il tornare "indietro", spesso dovendo correre "in su per Vallerozzi" (cit. per i soli senesi e non me ne voglia i 2/3 di staff tecnico istriciaiolo ma è la più ritta di tutte) era stato sempre faticoso.
Arduo.
Prima per la testa e poi per il fisico. Per quello che si è visto domenica scorsa contro Casale.
Domenica il "questi non possono difendere", certezza da rassegnati, si è trasformata in un "eh se lo avessero fatto prima".
A questa sassaiola di luoghi comuni aggiungerei un "non è mai troppo tardi".
Ci sta sempre bene. Calzante.
E quindi si è potuto vedere un Turner che ruba tre palloni dalle mani dell'attaccante, che contesta i tiri, che prova (prova eh, "le querce non possono fare immediatamente i limoni") a difendere per non farsi battere.
Un Ebanks "coinvolto" dall'atteggiamento degli altri compagni a durare fatica per negare un canestro, coinvolto dal clima di guerra sportiva, dall'ambiente e dal tifo che, arrivato senza troppo crederci ha finito per sostenere i propri beniamini.
E poi il solito contributo degli italiani, coscienti che c'è una Vallerozzi in tutte le cittadine di questa sporca A2, più lontana dalla visione dei due colored.
Ne è venuta fuori una partita nervosa, combattuta, con il giusto atteggiamento di chi si deve sporcare per togliersi da una situazione in cui ci si è messo da solo.
ALCUNI ESEMPI DEL CAMPO
Senza entrare nello specifico del game-plan e delle scelte dello staff (che si sono rivelate ottime) sono stati diversi l'atteggiamento, la collaborazione tra compagni, la continuità nel "resistere" agli 1c1, sprintare per fare un aiuto anche quando il campo era larghissimo (genio di un Ramondino).
Spingere i tiratori sui blocchi.
Rompere ogni volta la corsa di Sanders.
Usare le mani, anche un pochino oltre il lecito.
Cambiare sui blocchi. In emergenza.
Parlare e comunicare. Aiutarsi.
E continuare a farlo anche quando il talento degli altri ti ha punito.
Per essere pronti, reattivi e "aggressivi" anche in attacco (Coach Knight la sapeva lunga).
Spingere i tiratori sui blocchi.
Rompere ogni volta la corsa di Sanders.
Usare le mani, anche un pochino oltre il lecito.
Cambiare sui blocchi. In emergenza.
Parlare e comunicare. Aiutarsi.
E continuare a farlo anche quando il talento degli altri ti ha punito.
Per essere pronti, reattivi e "aggressivi" anche in attacco (Coach Knight la sapeva lunga).
SEGNALE
Facile da riconoscere.
I difensori con i piedi fuori dall'arco dei tre punti.
Che non aspettano.
Il chiaro segnale di voler aggredire. Di non voler contenere ma negare. Appena possibile.
Tutti. Non solo il solito Saccaggi, deputato a pressare il playmaker avversario.
Anche gli americani.
Aggressività - Difensori con i piedi oltre l'arco dei tre punti - Recupero della palla
RISCONTRI
Tomassini che segna da metà campo perchè scadono i 24 secondi.
Sanders, uno forte davvero, che la decide con un canestrone dopo una partita anonima.
La prima in classifica che la riprende in questo modo.
Il pubblico che supporta la voglia di combattere sul campo. A prescindere da ciò che dice la classifica.
Un brutto modo di perdere che, però, può indicare la via.
Da perseguire con tenacia.
Come quando, dopo tre quarti di Vallerozzi fatta di corsa, in salita, dopo aver intravisto (forse) Piazzetta Bargagli Petrucci, la motivazione ti fa arrivare in cima. Comunque.
E quando metti il primo piede in Via Montanini, con le narici di un bufalo, ti compiaci del tuo bel lavoro, mentre rifiati, sudato fradicio. Comunque sia andata.
Via Vallerozzi
Ti viene subito in mente che avresti durato meno fatica passando per Pian d'Ovile e poi per Via Garibaldi.
E' vero, ma ci dovevi pensare prima (a settembre).
Ora tocca fare Vallerozzi tutte le domeniche, Di corsa. All'insù. Altrimenti si fa tardi.
E' dura. Ma con questa faccia è fattibile.
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