Nato come "il presidente del rinforzino" (cit.) ha fatto partorire quello che qualcun altro chiamerebbe extrasforzo ai soci di riferimento: il Consorzio che andrà a replicare una cifra simile all'impegno emergenziale della scorsa stagione, e soprattutto la famiglia Macchi. Trasformando così la Mens Sana da squadra da lotta salvezza a squadra di vertice del campionato.
Nessuno in A2 ha messo più gettoni sugli americani di quanto abbia fatto la Mens Sana. Elston Turner è stato il colpo mediatico, un giocatore di buon livello anche per la Serie A, almeno prima del difficile ultimo anno, forse la stagione più difficile della sua carriera in cui ha finito per incartarsi tra problemi di forma fisica, multe, difficoltà personali, fatica a ritrovarsi tecnicamente, ma senza perdere il sorriso anche quando si è fatto di lui il capro espiatorio della stagione di Cremona. La Mens Sana - dandogli un ingaggio che forse lui non aveva mai visto nei suoi primi tre anni italiani, tra Pesaro, Brindisi e la prima stagione alla Vanoli - ci ha visto l'opportunità per portare a casa un giocatore che per taglia e talento nessuno può marcare in A2.
A tutt'altro livello di classe, lo stile di gioco con cui arriva alla Mens Sana non è molto diverso da quello del suo predecessore KT Harrell: andrà sfruttato palla in mano e in uscita dai blocchi, bravo a costruirsi un tiro da solo dal palleggio o col movimento senza palla. Capace di creare soluzioni senza bisogno di blocchi sulla palla grazie al suo ball handling, per chiudere preferibilmente in arresto e tiro, non è mai stato un grande penetratore, e dunque un grande conquistatore di falli, ma la differenza di categoria (e di livello fisico e tecnico con gli avversari) potrebbe cambiare le carte in tavola. Con una seria propensione a diventare micidiale nei finali di partita.
Sempre dalla scuderia di Luigino Bergamaschi, che evidentemente ha fiutato l'odore... giusto, e a cui ci si è affidati mani e piedi una volta rotto il salvadanaio, ecco Devin Ebanks, per il cui ingaggio è stato deciso sabato scorso un ulteriore extrabudget rispetto a quello già deliberato. A West Virginia è stato compagno per due anni di Truck Bryant, prima di esserlo ai Lakers per tre anni di Kobe Bryant, le cui recensioni oggi avrebbero inciso sulla scelta mensanina, secondo la leggenda. Arrivato ai Lakers con l'etichetta di nuovo Ariza nell'ultimo anno di Phil Jackson - quando si è rotto una gamba cadendo su una sedia in allenamento-, ha avuto minuti e anche il quintetto (12 volte) con Mike Brown, per uscire dal radar con Mike D'Antoni. Se poi la sua carriera è andata altrove (Portorico, Messico, Repubblica Dominicana... ma a ben vedere anche questa A2 con la Mens Sana) è stato anche per un paio di arresti per guida in stato di alterazione - la formulazione americana non chiarisce se per alcool o altre sostanze -, con una sospensione di tre partite per motivi non specificati all'ultimo anno di college e con l'unica esperienza europea, tre anni fa in Israele, durata tre partite.
Uscito dal college come buon rimbalzista, con mano morbida nei pressi del canestro e per il passaggio, poco egoismo, buon controllo del corpo, arrivato in Nba con una reputazione fatta di etica del lavoro, intensità e alto livello di attività, con tiro da fuori e mobilità per fare anche il giocatore perimetrale e giocare contro le guardie nonostante i 206 centimetri, in A2 non avrà bisogno di spremersi per esibire il suo campionario: lungo capace di giocare fuori, fronte a canestro, con mano per tirare dalla distanza, capacità di palleggio per mettere palla a terra e attaccare l'avversario, con piedi rapidi più che la stazza da far valere in difesa contro i lunghi avversari. In Nba era un'ala piccola, nella realtà europea è un'ala forte naturale (quindi bene di fianco a Vildera e Simonovic) ma più pragmaticamente è possibile che in A2 lo si vedrà soprattutto da centro, dunque potenzialmente in un quintetto "cinque fuori" con Lestini o Sandri come secondo lungo al suo fianco (e un'attenzione diffusa a rimbalzo che, per compensare, andrà richiesta all'intero quintetto).
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Una squadra del genere è materiale da alta classifica, pur risentendo per forza di cose in un paio di ruoli di una costruzione di squadra pensata all'inizio per un tipo diverso di campionato. Tutti gli ingaggi precedenti (concettualmente, se non materialmente) all'insediamento di Bagatta - ovvero Saccaggi, Casella, Lestini, Cappelletti, Vildera, Masciarelli - hanno pesato per circa 150-160mila euro (con l'idea allora di spendere i restanti 80-90mila sugli americani). Sì, fin lì era il peggior mercato che si ricordasse. Ecco, i quattro rinforzi arrivati successivamente - ovvero Sandri, Simonovic, Turner ed Ebanks - complessivamente hanno pesato più del doppio di quanto speso fin lì, facendo quasi raddoppiare il budget iniziale per la squadra che era di circa 250mila euro.
Nessuno nel Girone Ovest spende così tanto per fare la squadra. Certi soldi l'anno scorso li spendevano Trapani, forse Scafati, forse Ferentino. (No, non è esattamente garanzia di successo.) In campo non ci vanno i soldi, ma sicuramente si pone l'asticella a una certa altezza. Dove, per esempio? Vincere il girone? Per poi incrociare l'altro girone, che è obiettivamente un campionato di livello superiore, e scontrarsi con quali ambizioni con Fortitudo, Trieste, Verona, Trieste, forse Mantova (per citare, a proposito di budget, solo quelli che spendono di più)? Con che scopo puntare forte su quest'anno? E poi l'anno prossimo che succede? Domande.
Gli investimenti su questa stagione sono una risposta, oggi... E pensare che negli scorsi due anni, fino a Soundreef, non si trovavano 150-200mila euro di sponsorizzazione per dare il nome alla squadra... E adesso in pochi giorni ecco che si può contare su una cifra ancora più alta... come extrabudget per il mercato. Tutto mentre in ufficio il "povero" Bertoletti (si fa per ridere, eh) è lì che suda con la calcolatrice per limare il limabile da ogni altra voce del budget stagionale. A bilancio, nessuno lo dimentica, resta da ripianare a tempo debito quel disavanzo da 210mila euro (alleggerito poi di circa un quarto dal gettone di ingresso pagato dai nuovi entrati) in carico alla compagine sociale, ognuno per la propria quota di pertinenza.
Ma era all'arrivo di nuove risorse (ci sarà il momento in cui riconoscere a ognuno gli sforzi sostenuti), e contestualmente alla possibilità di indirizzarle tutte sulla squadra, che Bagatta aveva legato il proprio arrivo alla presidenza, per rilanciare l'interesse di tifosi e investitori. Ha funzionato. Di brutto. Un entusiasmo del genere intorno alla Mens Sana mancava da anni.
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