Dopo che la Mens Sana ha perso la quinta partita consecutiva, nessuno della società è andato a parlare con la squadra. Come era successo dopo la quarta, dopo la terza, e prima non c'è neanche bisogno di dirlo. Parlare con la squadra non vuol dire intervenire in maniera inopportuna su un gruppo di ragazzi che si sbatte e che di più non poteva fare in questo periodo. Se non è per dare una sveglia o uno stimolo, si può anche intervenire per far sentire la vicinanza, che c'è una società alle spalle, che apprezza e supporta il lavoro anche se in questo periodo non porta frutti.
Ma in qualsiasi posto in cui si perdono cinque partite la società batte un colpo. Magari anche il tifo organizzato, che l'anno scorso più o meno di questi tempi chiese un incontro alla squadra, quando il problema erano le vittorie in trasferta che non arrivavano, e non tutto lo psicodramma partito da febbraio e non ancora finito. Sì, c'è stata una visita del cda, di alcuni suoi esponenti, alla squadra, per gli auguri, e sarebbe sbagliato oltre che ingeneroso dire che è stata inutile, anzi. Ma è indicativa di un momento in cui si riesce ad arrivare fino a un certo punto, con la dedizione e la passione che tutti riconoscono. Ma poi gestire una società di basket è anche altro.
Il cda è affollato, e contare su tanti volenterosi è già una buona notizia rispetto a un anno fa di questi tempi, quando a occuparsi di Mens Sana erano molte meno persone (poi si possono imbastire comparazioni tra il profitto di allora e quello di oggi). C'è una struttura molto democratica, con tante deleghe a settori di operatività specifici. Poi però succede che alcune attività di una società, come è normale che sia, si sovrappongano tra vari settori: e allora chi è il referente? Servirebbe che per alcune decisioni servirebbero risposte immediate, che fatalmente a volte non riescono ad arrivare da chi nella vita ha legittimamene la giornata occupata da altro: e allora chi è il referente?
Non può esserlo il presidente Andrea Viviani, che pure risulta essere il punto di riferimento della squadra. Quando è arrivato è stato considerato da tutti una figura autorevole, di garanzia, di rappresentanza, ma chiedergli l'operatività quotidiana significa fargli un torto e averci capito poco della sua scelta. L'operativo doveva essere il vicepresidente, Alfredo Barlucchi, ma le obiezioni da più fronti sul fatto che fosse la persona adeguata per il ruolo, dopo averlo visto all'opera dalla fine della scorsa stagione in poi, superate poi dagli eventi che hanno cambiato i pesi all'interno del cda, hanno determinato un graduale alleggerimento della sua posizione. Questa figura operativa insomma doveva esserci, ma non c'è.
Fa scopa con la già discussa mancanza di un direttore commerciale del Consorzio, cioè qualcuno che, al di là dell'esistenza della struttura, poi la faccia materialmente funzionare. Un direttore generale, se non un vicepresidente operativo. Dall'esterno sarebbe l'ideale, ma con questi chiari di luna non è un'ipotesi percorribile, da qui a fine stagione. Membri del cda con capacità forse ci sono, per immaginarne l'investitura con un ruolo più centrale. Anche vicino alla squadra, figure dirigenziali - seppur con competenze oggi più circoscritte all'area tecnica - ci sono. Qualcuno che possa garantire operatività, coordinamento, presenza e risolutezza nella quotidianità, un hub, un nodo centrale del lavoro dei vari consiglieri con le rispettive deleghe.
Per ovvi motivi di tempestività decisionale, queste funzioni non possono essere demandate - se non per i grandi temi - al "parlamentino" del cda. E' nelle cose che ci siano vuoti di sceneggiatura e tempi morti quando chi ha responsabilità ha già una propria vita e un proprio lavoro a cui ogni volta deve sottrarre tempo per dedicarne alla Mens Sana. Ma forse neanche nelle aziende normali ci si può permettere che ci siano questi vuoti, e sicuramente non ci si possono permettere in un'azienda particolare quale è una società di basket: pur con motivazioni e responsabili diversi da oggi, l'impasse estiva prima di riuscire a far partire il mercato non ha insegnato molto.
Forse in questo momento è solo una pagliuzza, di fronte alla mancanza di sponsor (main e secondari) che rischia di mettere nuovamente a repentaglio l'esistenza della Mens Sana. O forse sono due facce della stessa medaglia. Nelle passate due stagioni, con Piero Ricci e Lorenzo Marruganti, c'era almeno chiarezza su chi ci si aspettava che dovesse affrontare e risolvere i problemi. Oggi chi è la società? Dare a questo assetto collegiale un assetto più riconoscibile, centralizzato, efficace, con responsabilità riconducibili, sarebbe già in generale una questione di buona gestione. Diventa oggi tanto più improrogabile quanto più si avvicinano tempi in cui ci potrà esserci di nuovo da combattere per la sopravvivenza della Mens Sana.
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