Di Alfredo Barlucchi si è già parlato molto. Il nome di Egidio Bianchi, per quanto annunciatissimo, ha suscitato attenzione anche fuori Siena, visto che al momento - tra le altre cose - fa il presidente della Legabasket. Ma un movimento che ha accettato uomini di club come Fernando Marino o Pietro Basciano a fare i presidenti di Lega (e poi ci sarebbe stato anche Minucci) non può formalizzarsi per un incarico nel cda di una società di A2. Di carne al fuoco Bianchi ne ha molta, ma il suo ruolo in questo cda è chiaro e non c'è dubbio su chi è qui a rappresentare: Fabio Bruttini, di cui è l'uomo di fiducia. Portando con sé anche il proprio sistema di relazioni.
Per gli altri tre si è andati su profili chiari, gente che ha un nome in città per la propria attività in contrada, ma anche stima professionale. E anche storie a forte connotazione mensanina. Andrea Viviani, Claudio Cocchia e Simone Ciotti: autorevoli esponenti di Io tifo Mens Sana non hanno mancato (giustamente) di far notare subito che quattro nominati su cinque (tranne Egidio Bianchi) sono non solo soci dell'Associazione, ma tra i 263 soci con diritto di voto, quelli che non hanno lesinato a dare per partecipare al salvataggio della Mens Sana). Persone molto valide. A patto che in cda possano portare sé stessi e non solo essere l'emanazione di una proprietà che li consideri come voti in consiglio. Chi li conosce garantisce che non ci sono dubbi su come finirà. Bene.
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Una parentesi doverosa riguarda proprio l'Associazione, che a rigor di logica presto potrebbe tornare a votare nuovi presidente e vice, se confermerà l'orientamento (precedente a quello che poi è stato anche del Consorzio) dell'incompatibilità tra i propri incarichi e la presenza nel cda del basket, che porterebbe a sostituire ai propri vertici Barlucchi (a cui un paio di settimane fa erano già state chieste le dimissioni da presidente dell'Associazione per motivi di merito) e Guidarini.
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Turillazzi e Gentili hanno lasciato anticipatamente la riunione paventando le dimissioni dal cda del Consorzio, così come Cagnazzo, e sulla stessa linea pareva essere anche Giorgi poi rimasto un passo indietro. Dimettersi dal cda - e resta comunque da capire se anche a freddo la decisione resterà quella - non vuol dire di per sé uscire dal Consorzio, ma piuttosto non condividerne l'impostazione e sentirsi prevaricati, al di là del sapere già come il cda sarebbe andato, lamentando la mancanza di dialogo come una occasione persa, e sentendo soffocata l'idea pluralista che si considerava connaturata al concetto stesso di Consorzio.
E' evidente che le due parti la raccontino in maniera diametralmente opposta, a partire dalla valutazione se da questo epilogo Bruttini - rintracciando le condizioni per ritirare dopo 40 giorni le dimissioni date a fine luglio - esca rafforzato o indebolito come leader del Consorzio. La prima designazione dei nominati nel cda del basket era un atto fondante del Consorzio, è un dato di fatto che ci si sia arrivati attraverso una rottura invece che una sintesi, i disaccordi sono stati risolti attraverso la prova di forza della conta, considerando che fosse l'unico modo per uscirne in modo di risolvere alla radice perché non si presentino più avanti problemi di ingovernabilità.
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