Tra due squadre come la Mens Sana e Imola, era logico che venisse fuori una partita votata più all'energia (o almeno alla consapevolezza di doverne avere) che all'estetica. L'unicità di alcuni fattori impedisce di dire fino a che punto l'80-76 di gara-uno a Imola sia stato una occasione persa, perché Imola in casa è squadra di qualità, o la dimostrazione che la Mens Sana là può vincere, perché nonostante tutto non ci è andata lontana. Probabilmente valgono entrambi gli assunti, e nessuno dei due è una notizia.
La Mens Sana ha saputo vincere durante l'anno in giornate anche peggiori al tiro da due del 38% di questa gara-uno: Casale andata e ritorno, Ferentino... Ma ha sofferto la pressione di Imola, in termini di perdita del flusso di gioco abdicando alle soluzioni individuali, più di quanto dica da solo il dato delle 15 perse (4 a testa di Borsato e Bryant): sette volte in stagione la Mens Sana ha perso un numero maggiori di palloni, ma quattro di queste erano state le ultime quattro trasferte di fila, ed è la settima partita delle ultime nove in cui si tocca quella quota.
L'aggressività per questa squadra è un valore più di quanto lo sia la pulizia del gioco, ma non è un bel trend. E' andato così in parte perso per strada il lavoro una difesa (che comunque nel secondo tempo ha concesso 50 punti) capace di tenere il temuto Anderson a 5 punti e 1/5 al tiro, e non è la stessa cosa ma anche il 2/10 di Hassan ha aiutato. Un grande snodo è che è lecito aspettarsi che loro due più avanti entrino nella serie, le prossime carte da giocare di Imola, mentre non è altrettanto facile prevedere che se anche DiLiegro possa entrarci o meno.
Sulle condizioni della sua spalla si era provato a fare un po' di pretattica, ma più del suo 0/6 in 27' in cui ci ha provato pesa la miglior prestazione stagionale di Maggioli, figlia anche dello spazio avuto per tirare da tre: è vero che aveva 1/13 in stagione, e dovendo fare delle scelte era giusto considerarlo, ma la sua mano buona non era un mistero per nessuno (43% l'anno scorso su un tentativo a partita, l'anno prima ne tirava il doppio). Detto questo, fare 3/4 è un'altra cosa, e il 9-0 da -3 a -12 che ha messo in salita la partita sul finire di terzo quarto è nato così.
Nel gioco dei se e dei ma, saperla rimettere in piedi in un quarto da -14 a -2 fa pensare a cosa poteva essere se certi sforzi si fossero potuti spendere per vincere la partita e non per rimontare: quegli 8 punti di Udom in tre minuti con due delle sue tre triple, i 12 negli ultimi 5 minuti di Roberts che si è svegliato troppo tardi e alla fine ha voluto riaprirla/vincerla da solo, nel bene e nel male.
Tra il famoso bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto (in realtà è vuoto, essendo 0-1, ma con ancora una serie davanti da giocare), Alessandro Ramagli non ha avuto dubbi. "La risposta che mi interessava era sapere che eravamo nella serie emotivamente, mentalmente e fisicamente: da questo punto di vista la partita ha dato delle risposte positive. Non usciamo con una vittoria, merito sicuramente di chi ha vinto. L'importante era dimostrare che ci potevamo stare, che potevamo essere competitivi, e alla fine la partita ha detto questo". Stare col coach è l'unica via.
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