Dopo essersi già assicurati la C Gold, per la Virtus è un doppio salto di categoria offerto dalla formula, anche triplo considerando che con la riforma dei campionati dell'estate scorsa. Per capirci: un anno fa di questi tempi la Mens Sana era ancora in quarta serie. Era la Serie B, ma oggi la Serie B significa essere nel terzo campionato nazionale dopo A e A2. Certo, non è come la B1 dei "bei tempi" già frequentata dalla Virtus, non solo dal punto di vista economico e delle ambizioni con cui si farà il campionato, ma anche perché oggi la terza serie significa essere in un gruppo di più di 60 squadre che sono alle spalle di altre 48 che sono nelle prime due serie.
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In quei "bei tempi" c'era una squadra senese in A (ed Eurolega), una in B1, tre in C1 (con promozioni in B2), e poi tutte le altre. Oggi c'è la Mens Sana in A2, la Virtus in Serie B, Costone e Asciano in C Silver, e così via con le altre, e poco c'è mancato che il Costone arrivasse a giocarsi la C Gold. Comunque abbastanza per offrire sbocchi più o meno a ogni livello ai giocatori che il basket senese riesce a produrre (a livello utopistico già dalle giovanili, poi il mondo reale gira un po' diversamente).
Ci sarebbero sbocchi più o meno a ogni livello in cui allenatori e dirigenti senesi potrebbero mettere alla prova le proprie capacità e possibilità. Una ricchezza, un'opportunità. Quantomeno in un contesto di "libera circolazione" tra le diverse realtà senesi. Il "libero scambio" tra le diverse realtà ("libero" non nel senso di "gratis" ma "naturale", senza che appaia strano) è forse il massimo ambito in cui si possa ragionare oggi di superamento degli steccati.
Su come il salto di categoria impatti sul futuro della Virtus c'era già stato modo di parlare, anche alla luce del fatto che - non è un mistero - tra i futuri (molto probabili? già certi?) consorziati della Mens Sana ci sono tre possibili membri, alcuni anche di spicco, del futuro consiglio della Virtus (edit). C'era già stato modo di ragionare di come, a quanto pare, l'impegno in una realtà non escluderebbe quello anche nell'altra realtà. Naturale che sia breve il passo che porta le suggestioni a discettare anche di superamento degli steccati, dall'idea di lavorare insieme a una o più formazioni giovanili ad altre realtà più fantasiose.
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Di certo, più società ci sono che fanno basket e più opportunità ci sono per i giovani, per gli allenatori, per i giocatori. Di certo una ricchezza del basket senese sono le identità, le diverse identità, che hanno fatto da cemento di quella passione che al di sotto del professionismo è il motore delle singole realtà molto più di quanto potrebbero esserlo i soldi. E mettere in discussione le identità, la passione, incrinerebbe tutto il sistema.
Ma un sistema coerente in cui nel rispetto delle proprie identità ogni società riesca a ritagliarsi un ruolo, una dimensione, uno spazio, perseguendolo per differenza con gli altri, e per integrare "l'offerta" degli altri, attorno a cui costruire una convivenza civile e ponderata è il sistema ideale. Avere realtà capaci di spalmare le proprie possibilità e capacità su vari livelli di competizione è già un passo in quella direzione. Intanto complimenti a chi ha fatto della propria stagione un successo: la ricchezza del basket senese è l'humus da cui nasce tutto il resto e dalla cui conoscenza non si può prescindere per capire la punta dell'iceberg, la Mens Sana.
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