Per come è arrivata, quella della Mens Sana in gara-tre con Imola ha tutto per essere una vittoria da tramandare for the ages, per la botta di adrenalina e la forza mentale di esplodere dall'orlo del baratro di una stagione praticamente finita al sollievo di allungarsi la vita, a farlo così. Prima di quell'overtime, quel finale di tempi regolamentari, quegli ultimi due minuti (da -7), quell'ultimo minuto, quell'ultimo possesso.
Diventerà una partita da ricordare se non sarà solo l'ultima, o anche la penultima, vittoria della stagione. Di certo non sarà l'ultima partita casalinga: ci sarà gara-4, e poi si vedrà. Gara-4 perché questo gruppo di lavoro, ma anche questa gente, dopo questa stagione (un lavoro di cui andare orgogliosi in campo, una storia unica fuori), non meritavano questo finale. Gara-4 perché è finita quando è finita (do you remember?).
Gara-4 per il famoso incasso in più (almeno uno), perché normalmente di una squadra interessa quello che fa dal punto di vista sportivo, non la contabilità, ma mai come in questo caso chi tiene alla Mens Sana deve fare anche il ragioniere... Un paio di incassi playoff (se saranno un paio), più il premio per l'impiego dei giovani, anche al netto dei premi playoff, significa alleggerire la cifra che ci sarà da ripianare a fine stagione di una quota tra un terzo e la metà. Dipende anche dall'affluenza: aspettarsi tremila persone per i playoff era (purtroppo) fuori luogo, 1863 non sono tanti (e lunedì sarà anche un giorno feriale), ma dal punto di vista dell'ambiente creato son stati buonissimi.
Di disavanzo, di consorzio, del finanziamento soci da 90mila euro in cantiere per l'assemblea del 10 maggio, ci sarà modo di parlare, e bisogna che tornino al centro dell'attenzione per portare a compimento il lavoro. Il clima che si è creato è stato un pezzo della serata, insieme a qualche soluzione tattica e alle prestazioni di alcuni singoli: quella gagliarda di Bucarelli, quella di valore di Udom, quella incompleta di Roberts, quella finalmente ad altissimo tasso di attività di Bryant, imperfetto e decisivo. Insieme al tiro da tre di Imola, alla fine 43% ma a lungo ben oltre il 50%, giusto per aggiungere un elemento agli ingredienti della serie: la Mens Sana può migliorare ancora soprattutto nella propria metà campo.
"La partita che volevamo giocare, comunque fosse andata non ci avrebbe lasciato nessun rammarico. Abbiamo alzato il livello dell'energia e il numero dei rimbalzi contro una squadra in grande fiducia - ha detto Alessandro Ramagli -. Nessuno di noi vuole andare a casa, semplicemente stiamo giocando contro una squadra che gioca molto bene: non è stato semplice però li abbiamo battuti. Abbiamo avuto grande rispetto per quello che abbiamo fatto durante l'anno, abbiamo giocato col rispetto che si deve nei confronti che si deve nei confronti del nostro pubblico, della città di Siena e della nostra società. Era importante che avessimo rispetto di noi stessi, e questo ha detto la partita che abbiamo giocato".
E poi qualche spunto Ramagli lo dà sempre: "Questo tipo di pallacanestro doveva essere funzionale a far sì che in casa noi potessimo vincere molto, che significa che le nostre partite casalinghe avrebbero dovuto rappresentare per noi il tesoretto per salvarci, e direi che questo tipo di pallacanestro è stato funzionale a questo, perché abbiamo vinto 13 partite su 15 in stagione regolare. Non è una pallacanestro adattissima ai playoff, ma è la nostra pallacanestro: rinnegarla e giocare sotto ritmo significherebbe andare contro al nostro dna. Poi è chiaro che una volta raggiunti i playoff quella pallacanestro la dobbiamo adattare a una situazione che richiederebbe anche qualcosa di diverso, ma non cambiamo il 10 maggio il nostro modo di giocare. Ce lo prendiamo, anche se meno bello e fluido di quanto ha fatto Imola, ma ci è servito per raggiungere il nostro obiettivo che era salvarsi. E ci siamo salvati perché abbiamo vinto 13 partite su 15 nelle partite casalinghe".
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