Non è che l'ultima volta abbia portato granché bene fare della gran poesia sull'epica delle sfide tra Mens Sana e Roma: col senno di poi fu l'eccezione episodica a conferma della regola di quel periodo in cui si sono costruite le certezze di oggi. Ma non è un partita come le altre, al di là dei motivi contingenti già espressi, e tralasciando dove erano queste squadre fino a due anni fa. Perché ha una storia non come le altre, una storia che rievoca alcuni tra gli anni più belli e le emozioni più forti vissuti in biancoverde (e obiettivamente anche in giallorosso, da 30 anni a questa parte). Riviviamone di nuovo una parte attraverso una arbitraria e opinabile Top 5.
5 - IL MESSAGGERO ROMA-TICINO 1992
In realtà non è un ricordo piacevole. Anzi, uno dei giorni più tristi della storia cestistica biancoverde (già rivangato in occasione dell'incrocio con Trapani), l'ultima volta in cui la Mens Sana ha perso sul campo la massima serie: una volta riconquistata, gliel'ha tolta solo la messa in liquidazione del 2014. Eppure quel giorno, al contrario, a un certo punto sembrava essere uno dei più esaltanti della storia mensanina per i mille senesi che raggiunsero la Capitale (che tempi...), e anche per questo il ribaltone è stato particolarmente bruciante. Era l'ultima giornata della regular season 1991/92, 2 aprile 1992.
La Mens Sana fa l'impresa 92-98 sul campo del Messaggero delle meraviglie, seppur non così di successo come i nomi facevano pensare (Niccolai, Premier, Radja, Mahorn), e per qualche minuto pare valere la salvezza visto che Trapani (partita più indietro di qualche minuto) a due minuti e mezzo dalla fine perde di sei punti con Pesaro. Invece poi vince di due punti con canestro decisivo di Tosi. L'urlo di salvezza della Mens Sana si strozza in gola, aver lasciato l'A1 a testa alta non è ancora oggi una consolazione.
4 - LA SEMIFINALE 2014
La Mens Sana aveva da tempo la data di scadenza sulla schiena, sapeva che ogni partita poteva essere l'ultima. Non della stagione, della storia. Con Reggio Emilia ci era appena andata vicina, vicinissima. Aveva già compiuto la trasfigurazione da squadra di basket a storia da film. La semifinale con Roma è stata un passaggio, sentito ma non come altre sfide del passato, di un percorso che aveva la sua conclusione naturale nell'attesa sfida con Milano che si stava materializzando in finale (e non parliamo di che storia avrebbe avuto poi quella finale). Non era una Mens Sana forte come due anni prima, ma neanche come l'anno prima. Neanche Roma lo era, eppure era arrivata in semifinale: Goss, Mayo, Baron, Hosley, Jones, Mbakwe.
Il primo snodo è a gara-uno: avanti di 10 a tre minuti dalla fine, la Mens Sana rischia di spararsi sui piedi, Hosley ha sull'ultimo possesso il tiro dell'overtime e lo sbaglia. Poi la Mens Sana domina (+24) gara-due, fa il break vincendo a Roma 69-78 gara-tre (29 punti nel terzo quarto, gli ultimi 11 consecutivi di Janning, dopo averne segnati 28 in tutto il primo tempo), concede gara-quattro e chiude i giochi col +16 di gara-cinque. Toti è l'unico a non accorgersi che l'ancient regime è caduto, continuando a lamentare congiure di palazzo: inibito. Come tutte le strade, anche quella della Mens Sana Basket verso l'epilogo è passata da Roma.
3 - LA FINALE 2008
La grande rivalità del primo biennio dell'era Pianigiani si era accesa l'anno prima. Rispetto al 2007, Roma ha aggiunto Fucka, Ray, Ukic, De La Fuente, Jaaber. E infatti ci si vede non in semifinale ma in finale. Ma la Mens Sana, arrivata poche settimane prima in Final Four di Eurolega, viene dalla regular season col maggior numero di vittorie della propria storia, 31 su 34 partite (l'anno dopo su 30 partite sfiorerà la perfezione, 29 su 30). Roma, seconda, chiude a 16 punti di distanza... Gara-uno, 85-73, è il solito show di McIntyre, con un tocco di Lavrinovic e Stonerook.
Gara-due è quella veramente combattuta, in cui Roma prova a fare il colpo a Siena: avanti di 16, la Mens Sana vede rientrare Roma a -4, poi però chiude i giochi dalla lunetta 85-82. Toti fa irruzione nello spogliatoio degli arbitri per protestare, è la notte delle celebri intercettazioni di Minucci che chiama il capo degli arbitri. La svolta della finale si consuma piuttosto in gara-tre: Roma va a +20 a inizio secondo quarto. Ma da qui in poi la Mens Sana spara un parziale di 47-15, a metà terzo quarto è già pari: subisce 20 punti nei due quarti centrali e ne segna 35 nel quarto periodo, Stonerook chiude con 4/6 da tre. Gara-quattro è romana 84-70, si chiude alla quinta 92-81: il terzo scudetto della storia della Mens Sana.
2 - LA FINALE 2013
E' l'ultimo scudetto della storia della Mens Sana. Quello di Banchi e Hackett, Brown e Janning, Sanikidze e Kangur, Moss e Christmas, Eze e Ortner, Carraretto e Ress. Sono i playoff affrontati tutti col fattore campo a sfavore, dopo aver vinto i primi due turni a gara-7 sul campo delle favorite Varese e Milano, e a ripensarci oggi viene il magone sulla stagione da film (nel bene e a momenti anche nel male) è stata anche quella. La Mens Sana fa saltare il banco già in gara-uno, 76-85 a Roma mettendo la testa avanti nel secondo tempo grazie a una serata da 13/26 da tre, con dieci triple in coppia tra Moss e Brown.
Gara-due è di Roma, ma gara-tre è quella che probabilmente più di tutte gira la serie: a un paio di minuti dalla fine Roma pregusta il colpo, avanti 71-77, quando la Mens Sana piazza un incredibile 15-0, con quattro triple e 15 punti di Bobby Brown (su 23 totali) nel giro di tre minuti. Le dichiarazioni dopo partita costano un'altra squalifica a Toti. In gara-quattro la Mens Sana entra negli ultimi due minuti sul +1, prima che Janning e Moss aprano con due canestri il 12-3 finale costruito anche sull'8/8 finale ai liberi a cui partecipa anche Hackett. Gara-cinque a Roma è una marcia trionfale: +16.
1 - LA SEMIFINALE 2007
La serie che ha cambiato un decennio di storia del basket italiano. Fin lì incrociare Roma ai playoff era sempre stato un tabù. Nei due anni precedenti la Mens Sana di Recalcati ci aveva lasciato la pelle al primo turno playoff pur avendo il fattore campo: nel 2005 con lo scudetto sul petto, nel 2006 dopo una sconfitta bruciante già in Coppa Italia. Ma già nella notte dei tempi, nel 1995, il gioioso ritorno ai playoff della Comerson di Pancotto si era chiuso 0-2 agli ottavi contro la Teorematour di Mark Davis. E di Attilio Caja, che c'è anche oggi. E che c'era anche nel 1999, quarti playoff della Ducato di Rusconi contro Sasa Obradovic e Mario Boni, Kidd e Ambrassa, Busca e Cessel, Pessina e Tonolli: vinse Roma 2-0.
Quella serie con Roma è il momento in cui la dinastia Mens Sana e l'era Pianigiani può soffocare in culla. La Virtus in stagione finisce a -16 dalla sorprendente Mps, quarta, dunque la finale anticipata tra la più forte sul campo fin lì e la più forte sulla carta si materializza già in semifinale. E la prova del fuoco, l'incubo già vissuto nei precedenti due anni con la perdita del fattore campo, si materializza già in gara-uno: Roma gioca un quarto periodo da All Star Game Nba, 31 punti, e passa 74-88.
Ancora con la vecchia formula dell'alternanza casa-trasferta, per gara-due si va nella Capitale e la Mens Sana ha la forza di mettere le cose a posto: blitz a Roma come non succedeva da sei anni, scappa nel terzo quarto e pareggia 1-1. E' la sera in cui Hawkins tira la fascetta agli arbitri e poco dopo negli spogliatoi ci prova anche con una transenna: squalificato, coi soliti magheggi giuridici riuscirà comunque a essere in campo per gara-3. E menomale, perché a una delle partite più belle della storia del basket meritano di esserci tutti.
Per la Mens Sana - una Mens Sana ancora "da fare", non certo schiacciasassi - perdere due volte di fila in casa, in una serie al meglio delle cinque, non avrebbe probabilmente avuto rimedio. E' la partita dei tre supplementari, 5 giugno 2007, 114-108, e non c'è bisogno di qualificarla ulteriormente per ricordarsela. Chatman che si prende l'ultimo tiro a fine regolamentari invece di lasciarlo a Bodiroga: ferro, tabellone, ferro e fuori. Al primo overtime Roma rientra da -7, rimonta, ha per le mani il contropiede della vittoria, quello del famoso "su Righetti era fallo" (di Stonerook): secondo overtime.
Qui Chatman sbaglia di nuovo, Rombaldoni praticamente la perde giocando un contropiede inopinato come se il campo fosse lungo 40 metri, ma la rimessa è mensanina: la tripla di Carraretto è cortissima, ma il tapin di Eze lasciato tutto solo da Askrabic regala il terzo overtime. Quello che chiude i giochi, la serie e di fatto la partita scudetto, poi vinto 3-0 in finale con la Virtus Bologna. Meno di 48 ore dopo una gara-tre del genere, gara-quattro a Roma (l'ultima partita in carriera di Bodiroga) è senza storia: la Mens Sana scappa 11-2 subito, a +12 nel primo quarto, +25 nel terzo, 49-70 alla fine con 15 punti di Baxter e 10 in 17' di Stefanov, arrivato per guardare il finale di stagione dalla tribuna e invece chiamato in causa al posto dell'infortunato McIntyre. Un pezzo di storia, altroché...
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