E' di dominio pubblico la costituzione dell'Associazione Sportiva (non si chiama più trust) "Io tifo Mens Sana", primo e più immediato passo dell'idea di proprietà condivisa a cui seguirà a stretto giro il varo del Consorzio di imprenditori, a cui mancherebbero solo i dettagli sulla strutturazione dei vari profili da proporre alle aziende che vorranno farne parte. Proviamo a vedere quello che è meno noto.
Innanzi tutto i nomi. Presidente dell'Associazione Sportiva è Alfredo Barlucchi, vicepresidente Guido Guidarini, già da un paio d'anni vicino alla Mens Sana con ipotesi di entrata nel capitale sociale del noto gruppo di ex giocatori, di cui avamposto doveva essere l'ingresso nello staff di Gigi Cagnazzo. Dell'Associazione Sportiva, all'atto della costituzione presso il notaio Cambiaggi, fanno parte Barlucchi, Franceschini, Ciatti, Monaco, Salvini, Guidarini, Gentili, Puccetti e Lami: un panorama eterogeneo che ha lo scopo di unificare le iniziative di raccolta di quote e adesioni di privati cittadini per salvare la Mens Sana. Sarà attivo dalle prossime ore un conto dedicato presso Chianti Banca del progetto, che prevede una quota associativa annuale e la possibilità di ricevere donazioni. Distinta da questa iniziativa ma organica ci sarà quella del Consorzio, di cui sarà presidente Piero Franceschini, che si rivolge invece al mondo dell'imprenditoria con adesioni di carattere pubblicitario di tre anni, che prevedano dunque una programmazione conseguente.
L'Associazione Sportiva ha chiesto per la giornata di mercoledì un incontro al Consiglio Direttivo della Polisportiva con cui discutere il progetto già presentato e a cui chiedere una serie di documenti per poi affidare al commercialista e al legale scelti una due diligence e una bozza di accordo che siano pronti entro un paio di giorni. I documenti richiesti sono un bilancio a sezioni contrapposte della semestrale al 31/12, l'elenco nominativo dei crediti e debiti in essere al 31/12 e il budget del primo semestre 2016 col dettaglio della previsione dei costi e dei ricavi. Evidentemente per darsi delle certezze attorno a cui costruire il proprio progetto.
Secondo quanto scritto alla Polisportiva, "L'Associazione potrà intanto disporre da subito delle somme necessarie ad affrontare le necessità aziendali immediate. Iniziando dalla più urgente, indicataci nel 26 febbraio per un importo di circa 40.000 euro". Di fatto, il denaro per onorare la parola spesa coi tesserati sul pagamento della prossima mensilità. L'obiettivo dichiarato è di presentarsi dalla Polisportiva con fondi raccolti per circa 100mila euro dalla sola Associazione Sportiva, puntando ad acquistare quote sociali per ottenere la maggioranza della Mens Sana Basket 1871. Mentre invece il lavoro del Consorzio è legato alla raccolta di sponsorizzazioni. Verosimilmente, secondo quanto risulta, l'Associazione Sportiva non è lontana dal proprio obiettivo. A questa cifra, sempre secondo quanto risulta, si aggiungerebbe un ammontare quasi equivalente di possibili sponsorizzazioni già concordate con 4-5 interlocutori diversi, al momento in stand-by. Quanto vale tutto questo sul tavolo della Polisportiva?
Non è in discussione il desiderio di allargare la compagine sociale: risulta una delibera della Giunta con cui si stabilisce di mettere in vendita fino all'80% della partecipazione in Mens Sana Basket 1871, anche di più se la situazione lo richiede. Quindi è già stato stabilito di farlo. La discussione a quanto pare si sposta sul tipo di quote da riconoscere a chi vuole entrare. Più specificamente, non si ritiene faccia fede il valore nominale dei 47mila euro di capitale sociale attuale (di cui i 100mila dell'Associazione Sportiva sarebbero più del doppio), a cui aggiungere una sorta di "premio di avviamento". In particolare si fa riferimento al precedente per cui Danilo Bono è entrato al 6% delle quote spendendo circa 50mila euro. Che farebbe circa 833mila euro per il 100% delle quote. Totalmente irrealistico.
Non è l'unico elemento che farà parte della discussione perché, secondo quanto risulta, anche la Polisportiva ha contattato nuovi soci che potrebbero entrare, probabilmente con un ruolo importante, nel nuovo capitale sociale. Che dunque rispetto a ora non conterebbe più solo su Polisportiva (94%) e Danilo Bono (6%), ma anche sul Trust/Associazione Sportiva, sul Consorzio e sui soci ulteriori che avrebbe trovato la Polisportiva, con quote evidentemente ancora da definire sulla base di quanto sarà messo e degli accordi che saranno trovati. Si riuscirà a mettere in comune tutto il reciproco lavoro? Oltre ai nuovi soci, la Polisportiva ha sicuramente la carta dei circa 150mila euro tra anticipo del canone palazzetto di Emma Villas e altre voci di spesa che la casa madre potrebbe "abbonare" al basket.
Tutto avendo chiaro l'iter: che prima va ripianata la perdita di 300mila euro evidenziati dalla semestrale, ed è un'operazione che per legge possono fare solo i soci (è lo scopo del trust/Associazione Sportiva), non possono farla gli sponsor. Si riesce a mettere tutto nello stesso piatto? Ci sono le strade tecniche per farlo, per non parlare della volontà condivisa? Perché solo in quel caso la strada verso la soluzione è a buon punto. Questi sono i ragionamenti sui massimi sistemi. Poi c'è il lavoro in palestra, dove oggi il clima era difficilissimo. Esattamente il contrario di quello che domenica aveva auspicato Ramagli. Fate in fretta, fate il possibile.
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Le preoccupazioni x la ns. Mens Sana sembrano non avere mai fine. Potreste spiegare il clima difficilissimo in palestra?
RispondiEliminaFacilmente intuibile che il malumore sia per coloro che vedono a rischio il proprio stipendio da qui alla fine della stagione senza avere la certezza che la Mens Sana possa nè concluderla nè pagare.
Mentre per chi ha altre offerte ci sarebbe il tempo (fino al 28 o 29/02) di andare altrove.
O ci sono altre ulteriori motivazioni?
Esattamente quello.
RispondiEliminaCon l'attenzione tutta sulla big picture, quella che riguarda i tesserati è la parte della storia che si tende a raccontare meno. Loro ne sono vittime.
E' normale che possano guardare (in giro) a una società che paga: se in alcuni casi è una più che legittima scelta di carriera (quanto ha diritto a pretendere un professionista che lo fa di lavoro), in altri casi parliamo di stipendi così "normali" che senza riscuotere una volta si fa fatica ad arrivare alla fine del mese.
In tutto questo, il lavoro di reperimento risorse della società non si è concretizzato, fino ad arrivare a scenari di messa in liquidazione; la proprietà invece di rassicurare manda messaggi opposti. Parliamo di uomini. Che finora hanno retto