Se Pesaro oggi è in Serie A, seppur per i capelli dopo tre campionati di fila chiusi al penultimo posto (ultimi dei non retrocessi), deve ringraziare Alessandro Ramagli, che la riportò nel massimo campionato nel 2007 prendendo la squadra a stagione in corso e portandola a vincere i playoff dopo il quinto posto in stagione regolare.
Ma più ancora dei risultati delle sue squadre, il fiore all'occhiello della carriera del nuovo coach della Mens Sana è lo sviluppo dei giocatori con cui è venuto in contatto: una lente interessante attraverso cui vivere aspettative, speranze, indiscrezioni e work in progress della squadra che si sta costruendo.
Al primo anno da capoallenatore a Biella Ramagli ha allenato Mike Batiste, terza bocca da fuoco di una squadra i cui due primi realizzatori erano Malik Dixon e Andrea Niccolai, anche se forse il giocatore di maggior talento era Cookie Belcher che restò in Piemonte quattro anni: 24enne, quella stagione da 12.4 punti e 7.2 rimbalzi con Ramagli fu per Batiste il trampolino da Charleroi alla Nba dei Grizzlies, prima di tornare a dominare in Europa col Panathinaikos.
Già da quell'anno a Biella aveva giocatori come Malaventura e Soragna a cui dall'anno successivo si aggiunsero giocatori come i due ex mensanini Andrea Michelori e Marco Carraretto, che oltre a trovare una propria dimensione in Serie A costituirono l'ossatura italiana del club, con Di Bella. A loro negli anni si sono affiancati un Jamel Thomas da quasi 20 punti di media (poi mensanino da 11.6 nell'ultimo anno di Recalcati), Brooks Sales. Poi l'annata nientemeno che con Marco Cusin e la scoperta di futuri protagonisti veri del campionato come Mario Austin e soprattutto Guilherme Giovannoni e Ricky Minard.
L'altra perla è stata all'ultimo anno di Ramagli a Biella: era la squadra di Damon Williams, di Joe Smith, ma anche di Garri e di JR Bremer che un paio di volte poi è finito a Milano. Ma anche di Thabo Sefolosha, mensanino mancato, strappato a Minucci proprio da Biella. Certo, forse era un predestinato, ma quell'anno da 11.6 punti e 7 rimbalzi di media fu importante nello sviluppo dello svizzero allora 21enne, tanto che fu poi scelto con la tredicesima chiamata assoluta al Draft.
A Pesaro nella squadra della promozione Ramagli aveva Carlton Myers e Micheal Hicks, Samuele Podestà e la bandiera mensanina Mindaugas Zukauskas. Poi la volatilissima esperienza trevigiana, volatile come DerMarr Johnson, di nuovo con Austin e Soragna, ma anche con Chalmers e Mensah-Bonsu. Troppo breve. E poi Reggio Emilia con Nicolò Melli nell'anno dell'esplosione nell'ultima stagione a casa da 10.7 punti e 7.1 rimbalzi, ancora 19enne, prima di spiccare il volo per Milano.
Poi il biennio teramano con Marruganti, coi fedelissimi Boscagin e Fultz, ma anche gente di mestiere come Zoroski e Fletcher più Drake Diener sulla strada del rilancio al primo anno, più al secondo qualche spicciolo di quel Brad Wanamaker che da un paio d'anni (Pistoia, Bamberg) va per la maggiore. E con lui, soprattutto, le migliori stagioni teramane di Achille Polonara e Bruno Cerella. L'eredità del lavoro di Ramagli, dove è passato, è ancora sotto gli occhi di tutti.
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