9 maggio, santo Alex. Ranuzzi. Quelle due triple di fila che hanno portato di peso la Mens Sana dal -3 (dopo la tripla del -6 sbagliata da Venucci) al +3 sono state da film. Poi Panzini, Chiacig, una squadra che ha dato tutto sul piano del temperamento... Un palazzo intero riconquistato definitivamente da questi playoff al clima dei bei tempi.
E' vero che la Mens Sana in casa propria non avrebbe dovuto giocarsela alla pari con Livorno, per due volte. E sul +7 a 7' dalla fine c'era la possibilità di chiudere con più autorevolezza. Ma a un certo altro punto, su quel -6 non entrato, c'era la possibilità concreta anche di perdere, contro un'avversaria che si è dimostrata di un valore superiore di quello che le era accreditato.
Quando vinci due partite che hai rischiato di perdere, e che non potevi perdere in un momento della stagione in cui non puoi più fare della filosofia sull'estetica, la sensazione dominante non è la delusione per aver vinto male, ma la consapevolezza dell'obiettivo raggiunto. Perché a Livorno più che andare sul 2-0 non si poteva fare. Certo, sarà un Don Bosco che ha sviluppato la fiducia di potersela giocare, tanto più in casa, ma anche mortificato due volte negli sforzi per fare un colpo esterno che avrebbe cambiato definitivamente la serie.
La Mens Sana non ha mai perso in stagione tre partite di fila (peraltro se le perdesse a questo punto meriterebbe di andare a casa): pensarci è uno schiaffo alla scaramanzia, ma è una licenza che ci si può concedere a caldo dopo il sospirone di sollievo. Tanto con dieci giorni di stacco il tempo per prepararsi, anche mentalmente, al trasferimento della serie a Livorno non dovrebbe mancare...
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