giovedì 5 febbraio 2015

(stanchi di) aspettare

Non so se sia per pigrizia o perché schiavo dell'allergia alla monotonia del già detto (col rischio di perdere il vero punto della situazione, pur di trovar sfaccetature nuove e "non dette"). Ma mi fermo all'elenco di alcuni fatti di ieri, non ce la faccio ad annodarmi un'altra volta su analisi - per quanto ne abbia sentite e lette alcune sicuramente centrate - in cui si sviscerano problemi, questioni, difficoltà, lacune della Mens Sana di cui si è già parlato più volte e su cui è difficile aggiungere qualcosa non solo di costruttivo ma anche di sensato.

Forse, anzi quasi sicuramente, il problema (o una sua parte importante su cui concentrarsi) sarebbe capire perché siamo qui a scindere l'atomo sempre sugli stessi argomenti, perché non sono stati ancora risolti. Ma credo che dal tempo dell'analisi (analisi tecnica, e anche psicanalisi) ci si sia già passati in quel mese di crisi post-natalizio.

E quindi forse non ci sono grandi chiavi e illuminazioni da cercare ancora dopo le sintesi e le conclusioni a cui si era giunti, semplicemente è il tempo del lavoro, dei fatti, delle partite, di fare quello che si sa che si deve fare, di arrivarci, forse semplicemente di aspettare, anche se è evidente che TUTTI SIANO STANCHI di farlo, molti nel timore (giusto? sbagliato?) che non sia questione di tempo ma di strada sbagliata.

Sarà come dicevo per pigrizia, o forse per noia di questo stato di allarme, inquisizione, isterismo, depressione permanente. Ma in mancanza di prove contrarie sposo - probabilmente unico al mondo, lo so - la tesi che il flop con Cento sia stato un incidente di percorso di una squadra non ancora compiuta ma non una ripresa della crisi del mese scorso. Un caso isolato in mezzo a un tentativo di ripartenza, non l'ennesimo episodio di difficoltà già viste (pur rivivendo problemi già vissuti).

E' stato un pensiero balenato (tra le tanti analisi possibili che i responsabili avrebbero potuto fare) nel post scritto a caldo, post in cui sempre buttando lì ragionamenti a caso mi sono stupito a concludere che questa squadra il suo valore l'ha fatto vedere dimostrandosi capace di picchi di rendimento come la vittoria a Cento, scoprendosi comunque pronta nonostante tutto questo casino per battere già oggi  avversarie del genere. Ma, evidentemente, anche pronta e vulnerabile a drammatiche figuracce.

L'ipotesi dell'incidente di percorso non è un'invocazione alla clemenza: per costruire una cultura vincente non si prescinde da rigore e barra dritta. Non è una richiesta di fiducia ingiustificata per un gruppo di lavoro che ha già eroso un bel po' di credito, perché fin qui sono state più le aspettative che ha disatteso di quello che ha dimostrato di aver consolidato. Magari quello dell'incidente di percorso è un auspicio inconscio. Ma non vedo ragioni per considerarlo una spiegazione da escludere a priori.

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