Ore di vigilia del ritorno di Coppa Italia con Cento: dopo il +3 dell'andata, in palio un posto alla Final Four di Rimini di inizio marzo. Uno snodo della stagione. Di fronte alla prima vera partita dentro-fuori della stagione, non c'è bisogno di grandi parole motivazionali, solo di ricordare alcuni punti fermi, e su questa base tarare le aspettative per ripartire da qui quando a fine partita ci sarà da tirare le somme per capire com'è andata.
- Il +3 dell'andata è stato un buon risultato. Ottimo considerando com'era messa la Mens Sana a un certo punto della partita, e la personalità - prima ancora della qualità - esibita nell'ultimo quarto e mezzo. Un buon risultato ma non risolutivo. Non è una differenza canestri da difendere. Si gioca per forza per vincere. E' più facile da preparare, e più utile nell'ottica di costruire una cultura vincente.
- Come una settimana fa si sfida la squadra più forte del girone più forte. Con l'incognita Cutolo, non impiegato con la Fortitudo. Reduce dal -21 proprio con la Fortitudo, e non si sa a priori se trovare una squadra ferita significa doversela aspettare più depressa o più rabbiosa, più a terra o più pronta a rialzarsi. Una squadra che dopo aver vinto 9 partite di fila poi ne ha perse due in quattro giorni. Che arrivi a perderne tre consecutive non è semplice, per la squadra che era entrata in questa settimana come la più in forma (o tra le più in forma) di tutta la B. Pensare a questi pericoli, avvicinandosi alla partita, è forse più utile che ripensare di aver già battuto Cento a casa sua.
- La partita di andata dice che la Mens Sana è stata superiore? Per 25' su 40' è stata sotto, anche male. La partita di andata dice che la Mens Sana ne è uscita con la possibilità di sviluppare una nuova consapevolezza dei propri mezzi. Dice che solo un certo tipo di basket in attacco e in difesa (evidentemente più facile da evocare a parole che sul campo) le ha permesso di dimostrarsi più forte. Ma stavolta per Cento non sarà più una sorpresa, come lo è stata all'andata dopo quel brutto primo tempo.
- Essendo Cento una big, se ne presume la lucidità nonostante il periodo difficile. Il minimo è aspettarsi che abbia lavorato alle contromisure rispetto ai temi della gara di andata. Su tutti, gli aggiustamenti alle scelte difensive della Mens Sana più accentuate nel secondo tempo, in termini di difesa dell'area e pressione sulla palla (non necessariamente in quest'ordine). C'è da aspettarsi che Cento abbia lavorato per esplorare in maniera più proficua il lato debole. C'è da aspettarsi che la Mens Sana si sia preparata per avere a sua volta contromisure alle contromisure. C'è da aspettarsi una partita diversa.
- Nel momento di massima crisi, la Mens Sana aveva di fronte un tour de force da 7 partite in 23 giorni. E' stato salutare, sul piano tecnico e caratteriale. Non indolore. Lo dice il rendimento di un paio di giocatori chiave non in grande salute, anche se la crescita di un paio di giocatori delle seconde linee l'ha non solo mascherato ma l'ha fatta sembrare un'opportunità sfruttata. Con Cento è la sesta partita in 20 giorni. Non è ancora finita, ma quasi. Un ultimo colpo di reni. Guardare al di là del presente è un lusso che in questo momento non ci si può permettere.
- L'avvicinamento a questi quarti è stato all'insegna del guardare all'obiettivo di lungo termine, all'importanza di queste partite come opportunità più unica che rara per sfruttare un'avversaria tra le più valide come palestra per la crescita della propria competitività, innalzandola in preparazione all'auspicato finale di stagione. La sintesi poteva essere che non contava il risultato in sé. Per come si sono messe le cose, ora invece è proprio "fare risultato" la richiesta e l'aspettativa più funzionale all'obiettivo di lungo termine, più utile alla propria costruzione. Non solo perché il fine (c'è in palio la possibilità di regalarsi un altro contesto molto "allenante", la Final Four di Coppa Italia) giustifica i mezzi. Ma anche perché anche solo il valore di chi c'è di fronte fa sì che l'occasione di crescita sia la capacità di battere un'avversaria del genere, una delle più forti possibile, a prescindere da come. La prova da offrire diventa questa.
Spero non sia stata la fiera della banalità.
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