Il Costone è in finale di Coppa Toscana. Con la Mens Sana in trasferta a Torino, questa domenica a Siena non c'è un posto migliore in cui vedere del basket. Collegàti fino alle 19.30 con radio e tv dal Piemonte (dove comunque qualche decina salirà), poi alle 20.30 a Montarioso al PalaOrlandi. I gialloverdi giocheranno contro Montale la finale in casa, avendo organizzato la Final Four e avendo vinto 75-62 la semifinale contro Grosseto. Non nomino gli amici, come evito di farlo con la Mens Sana, ma questa è l'occasione buona per parlare del Costone.
Un bel quadro d'insieme l'ha fatto l'amico Panico Meis, alias Francesco Anichini, di cui - per i pochi che non l'hanno fatto - invito a leggere (qui) il pezzo dedicato, significativo. Al di là della retorica in cui rischiamo di cadere se ci fermiamo a frasi spot su palazzetto, settore giovanile e saggezza durante il periodo d'oro, credo che al Costone vada riconosciuto un ruolo importante nello sport cittadino. E' una ricchezza e forse sta lavorando per esserlo ancora di più.
Un mix fatto di radici e identità non solo nelle frasi fatte o nelle autoproclamazioni, ma anche perché sono gli automatismi singolari del microcosmo societario a perpetuarlo per costruzione: il Costone fa nazione a sé, per carattere e atteggiamenti. Non uso di proposito la parola famiglia, preferisco evocare la continua priorità a restare sé stessi, e possibilmente fare da sé, piuttosto che snaturarsi.
In questo solco, idee buone e originali non sono mai mancate, e a queste si è aggiunto un rinnovato slancio a farsi sempre più motore di iniziative, fidandosi a esplorare quei margini che il proprio patrimonio (immobiliare, umano e di competenze) ha reso e renderebbe imperdonabile abbandonare. Uno sviluppo consigliato se non obbligato dalla necessità di cercare nuove risorse e strade.
La sfida consapevole (e uscire da questo binario sarebbe alto tradimento al Costone) è tenerlo insieme con il proprio modo di essere. Mescolare bene, ed ecco che esce un'iniziativa più volte evocata e finalmente implementata a Siena come quella del baskin (per chi non lo conosce, su google si trova tutto, qui un video su Siena).
Per quanto vissuta dalla campana di vetro del professionismo in mezzo ai dilettanti, un beneficio del precipizio della Mens Sana in B2 è far comprendere per conoscenza diretta sulla larga scala del proprio grande popolo (sebbene moltissimi appassionati competenti non ne avessero certo bisogno) quale imprescindibile polmone sia - per il movimento, per lo sport, per il sociale - questo sottobosco di passione, volontariato, veracità ruspante, dignità che si vive nelle minors, rispetto a cui la Serie A sembra avere un che di artificiale.
Pur non potendo prescindere dall'orgoglio forse dei campanili, sicuramente della difesa ed espressione della propria identità peculiare, questa full immersion nel basket di tanti ricorda il rispetto che meritano le specificità di queste realtà, che siano gli avversari o i cugini concittadini. Spero di avere presto l'occasione buona per parlare anche della Virtus. Intanto tutti al Costone.
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