Col senno di poi, non è stato uno snodo cruciale: sono stati altri i momenti di cesura che hanno portato alla fine della Mens Sana Basket, per quanto progressiva. Ma oggi, 15 gennaio, un anno fa, era una data entrata nell'immaginario collettivo, attesa come una di quelle in cui si sarebbe deciso il futuro della Mens Sana. L'occasione per aprire uno spazio della memoria, anche per ricordarsi che c'è sempre aperta una vicenda su cui ancora non è stata fatta piena luce (ovvero: l'inchiesta non è chiusa).
Il 15 gennaio era la data in cui il consiglio di amministrazione di un mese prima, riunendosi anche per parlare della notifica del processo verbale di constatazione appena ricevuta dalla Finanza, aveva fissato l'assemblea dei soci per l'approvazione del bilancio 2012/13. In ritardo rispetto alla scadenza naturale di fine ottobre, ma di qualche giorno anche rispetto alla scadenza straordinaria fissata dalla legge di fine dicembre.
Erano, quelli della convocazione dell'assemblea dei soci, i giorni in cui si materializzarono definitivamente i timori sul futuro della Mens Sana di cui riservatamente si parlava già da settimane e mesi. Il PVC era stata una mazzata, ma non sarebbe stato quello - nelle paure di allora, ma poi è stato così anche nei fatti - a staccare la spina della Mens Sana Basket. Era l'assemblea dei soci il momento in cui si sarebbe presa una decisione comunque drammatica: non si parlava ancora del passivo da 5.4 milioni della mancata approvazione, neanche di quello da tre milioni portato in assemblea prima della revisione della PKF, ma già i due milioni che si paventavano erano allora troppi da ripianare per una Polisportiva che a quella cifra non arrivava neanche col fatturato annuo.
Le prospettive a metà dicembre (riprendo un articolo che scrissi allora sulla Gazzetta):
"Mettere in liquidazione la Mens Sana Basket, azzerando tutto
(l'eventuale ripartenza è dal primo campionato dilettantistico in cui
c'è spazio: fu Lnp Silver per Treviso e Fortitudo); oppure tentare
procedure concorsuali nelle forme contemplate dal codice civile e dal
diritto societario, di cui i consulenti stanno studiando l'applicabilità
alle società sportive. Questa seconda strada indicata dal cda darebbe
alcuni mesi in più per reperire risorse, possibilmente anche per
ristabilire una continuità aziendale. Nel primo caso la Fip affida al
liquidatore la decisione sulla continuazione dell'esercizio, ma i tempi
non immediati dei vari passaggi non paiono mettere in discussione questa
stagione sportiva".
Nel frattempo il 20 dicembre un nuovo cda aveva dato il via libera alla partenza di Hackett per Milano, e la richiesta da parte della Fises di una verifica del bilancio fece capire che l'approvazione sarebbe slittata almeno fino alla seconda convocazione del 29 gennaio. Il 7 gennaio l'incontro in Palazzo Pubblico "urbi et orbi": due rappresentanti del Comune (il sindaco Valentini e l'assessore Tafani), due della Mens Sana Basket (il gm Minucci e il presidente dei revisori Costantini) e due della Polisportiva (il presidente Ricci e l'avvocato Inturrisi). Si parlò del passato. E del futuro: lo spin-off.
“Siamo davanti ad una strettoia, ma
bisogna comunque tentare di percorrerla. Serve la ferma volontà di
intraprendere un percorso comune che abbia come fine la salvaguardia della Mens
Sana Basket”, ha detto l’Assessore allo Sport Leonardo Tafani nella nota del
Comune secondo cui “le criticità che sta affrontando la Mens Sana Basket” sono “dovute
al brusco ritiro di Banca Mps”, in relazione alla chiusura dei fidi in essere
oltre che alla fine della sponsorizzazione. “Di quell’abbinamento la banca ha
beneficiato a livello di immagine – ha aggiunto a margine il sindaco Bruno
Valentini –. Senza quei soldi per qualsiasi società sarebbe difficile
progettare il futuro, il passaggio è stato brusco e brutale. La situazione è
difficile, complicata, ma non è disperata, non siamo al pre-fallimento della
Mens Sana, il futuro è possibile. Non abbiamo la soluzione in tasca ma volevamo
infondere coraggio a chi se ne occupa. Ho trovato persone ancora disponibili ad
avere ambizioni”. (altro estratto)
Proprio quel 15 gennaio, nuovo incontro in Comune, stavolta tra gli amministratori e il Comitato La Mens Sana è una fede. In serata l'assemblea, che non andò deserta per slittare alla seconda convocazione ma deliberò di riaggiornarsi al 21 febbraio, quando la PKF avrebbe concluso la propria verifica. Quel mese abbondante doveva servire anche a prendere tempo per trovare soluzioni che non c'erano più, e che comunque non furono trovate. Fu il 21 febbraio, come noto, a essere decisivo. Anche se poi per un paio di mesi si continuò a lavorare e solo a fine aprile, a mia memoria, fu chiaro che l'unico futuro sarebbe stato in B.
Con una curiosa simmetria, quella sera del 15 gennaio la Mens Sana perse a Nymburk la sua seconda partita in Eurocup: 78-75, coi tiri liberi sbagliati dal futuro idolo Haynes e quelli segnati dall'ex Ilievski. Una settimana dopo sarebbe arrivato il -20 ad Haifa in cui secondo la leggenda è girato l'interruttore (io tendo a sposare più la tesi della svolta pre-Coppa Italia, dopo le figuracce a Cremona e Bologna, ma lo saprà meglio chi ha vissuto il gruppo all'interno).
Da allora le strade del basket e dell'extrabasket si sono separate definitivamente: la squadra in campo ha cambiato marcia, scrivendo giorno dopo giorno una favola sportiva. Da allora la società fuori dal campo si è arrabattata alla ricerca di toppe impossibili a un passato che chiedeva il conto, avvitandosi giorno dopo giorno in un incubo finito in tragedia sportiva.
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