A Livorno è arrivata la seconda sconfitta stagionale della Mens Sana. Ancora dopo il turno di riposo, e non è un alibi ma un demerito. Con fischi (o non fischi) sbagliati soprattutto nel finale, con il 67% ai liberi e 19 perse: tutti aspetti che potevano cambiare il risultato (80-75 alla fine), non la prestazione. Poteva finire diversamente, ma Livorno ha meritato: è sempre stata avanti, ha fatto la partita, ha alzato i ritmi per annacquare (con successo: nuovo massimo di punti subiti) la superiorità difensiva della Mens Sana.
Non è questione di serata sbagliata. Così come non può essere un problema aver perso due partite su dodici, di cui otto giocate in trasferta. E' questione che, al di là del normale appiattimento dei valori della gara secca, fare ancora questa fatica significa buttar via per strada il gap tecnico a proprio favore. E con Livorno è costato il successo. Conclusione: OGGI la Mens Sana NON sarebbe pronta a DIVORARE i playoff come sarebbe lecito aspettarsi. Mi soffermo sulle parole in maiuscolo.
"Non" essere pronti è la parte negativa. Parliamo di "oggi", ovvero con più di un girone per consolidarsi. E i playoff vanno vinti, non "divorati": per vincerli, se arrivi primo, basta vincere sempre in casa. Ma di certo ci arrivi con certezze diverse se dimostri di poter vincere anche fuori. Due avversarie sono emerse sopra ogni altra in questo girone, Cecina e Livorno, che presumibilmente saranno gli ostacoli ai playoff: sui loro campi la Mens Sana non è riuscita a passare.
Naturale che le avversarie della Mens Sana abbiano grandi motivazioni. Meno naturale è che quasi sempre riescano a trasformarle in grandi prestazioni. Questione di energia, furia agonistica. Che la Mens Sana ha avuto a fiammate (ma la continuità?) con Pignatti e Ranuzzi, e con la difesa utile a piazzare i break anche in una serata da 80 punti subiti: nasce da qui la rimonta dal -12 del primo tempo, poi dal -11 di inizio 4° periodo tenendo Livorno a un canestro in 4'30", dal -9 a 3'30" dalla fine per il 72 pari a 1'20".
Poi qui le giocate dei singoli che altre volte erano state decisive, stavolta lo sono state al contrario: Persico segna dalla media con Chiacig rimasto in area, in attacco Parente (quanto manca per averlo al top?) che sfonda, Persico tutto solo a rimbalzo d'attacco perché Chiacig era dovuto uscire su un cambio difensivo e non è stato coperto... Episodi, che nascono e muoiono lì, è andata così, anche se certe scelte fatte in campo non sono parse proprio illuminate...
Ma, se le basi difensive sono evidenti, alla fine del girone di andata l'attacco continua a essere troppo poggiato sull'estemporanea iniziativa individuale dei big - e troppo poco sulla qualità di squadra, e su soluzioni ad alta affidabilità da ricercare - per affrontare con fiducia granitica avversarie in missione. Questo gruppo è condannato a vedersi chiedere il massimo.
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