E' domenica e, approfittando del riposo della Mens Sana in campionato, proviamo a spaziare sul basket senese: magari ricapiterà di farlo ancora. L'occasione è quella della presentazione fatta in settimana del rinato Cus Basket. E' un po' l'anno delle rinascite.
Mi pregio di aver seguito di persona tutti gli ultimi anni del Cus, più volte sfiorando (nelle possibilità, più che effettivamente sul campo) la promozione in B2, prima di spegnersi lentamente ma con la dignità del lavoro di chi ha provato a tenerlo a buoni livelli.
Parlando fuori dai denti, è una ferita ancora aperta il modo in cui è stato chiuso un bel progetto: la pistola fumante furono problemi economici inequivocabili e non più accettabili, ma nulla cancella il retropensiero di rese dei conti interne per storie di sgarbi ricambiati nel momento in cui i rapporti di forza si sono ribaltati.
Sarebbe impossibile fare un elenco esaustivo e senza dimenticanze dei tanti giocatori (anche allenatori) di rilievo che ci sono passati. Un bel manipolo in campo, soprattutto il gruppo storico, e gente appassionata e di valore fuori (caso non unico nelle minors senesi).
Un progetto ambizioso e a lungo di successo, a cui mancava una cosa sola. Una "visione", fosse anche retorica, una missione. Tradotto: il Cus doveva essere la squadra degli universitari. Ha finito per essere la squadra degli universitari senesi, e poi dei senesi. E qualcosa non tornava se la squadra cittadina più senese però era quella da cui ti saresti aspettato che fosse la più "straniera".
Anche completamente "straniera", di gente arrivata da fuori Siena per provare a continuare a unire studio e basket negli anni in cui la vita ti pone in genere una scelta tra i due. E che a un certo livello significa quasi sempre lasciare il basket. E' evidente a tutti che i college americani sono un'altra cosa, però sarebbe stato un fantastico valore aggiunto (anche attrattivo) se nella "super offerta" di Basket City si fosse aggiunta una squadra veramente universitaria.
Al Cus non mancava l'identità, che anzi era forte e fiera. Ma avere questo ALTRO TIPO di identità anche "da vendere" all'esterno sarebbe stato utile intanto per riempire il palazzetto come sarebbe stato giusto, e poi forse avrebbe permesso di trovare risorse quando quelle su cui si era retto sono finite (anche se sui motivi della chiusura ho già detto la mia). Beffardamente, fu chiuso proprio nel momento in cui si era proposto di recuperare quello spirito di "squadra degli studenti".
Il Cus Basket riapre quest'anno. Non più con ambizioni di B2, che oggi è il campionato della Mens Sana (come cambia il mondo...) ma dalla Prima Divisione. E stavolta mettendo come punto di partenza quell'idea che a suo tempo è andata persa con gli anni: un legame vero con l'università, e la comunità universitaria.
Non conosco se non di vista Saverio Battente che è la "mente" della riapertura e Andrea Aprile che è il nuovo allenatore. Non è colpa loro la fine del vecchio Cus Basket. Semplicemente è nelle loro mani che oggi "abita" una bella idea. La passione va sempre premiata. Alla ripartenza del Cus non può che andare l'in bocca al lupo, e il sostegno del basket senese.
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