A Cecina era andata male, a Monsummano bene: dopo 9 giornate la Mens Sana poteva essere 9-0 o 6-3 indifferentemente, nessuno avrebbe rubato niente in entrambi i casi, questione di episodi. La classifica dice 8-1 e aiuta nelle valutazioni a mantenere l'equilibrio nella misura in cui quella sconfitta sta lì a ricordare costruttivamente la fallibilità e i difetti su cui dover ancora lavorare, anche quando nonostante tutto la si passa liscia come a Pavia. In che direzione?
La vittoria al supplementare al Palaravizza dice, tra le altre cose, che la Mens Sana non è una squadra brava a evitare di trovarsi nei problemi. Non solo per le partenze lente: la carica avversaria a trovare i migliori e più blasonati vuole il suo sfogo, ed è segno di maturità non farsi prendere dall'ansia di vincere subito ma anzi uscire alla distanza, a patto di non perdere il controllo della partita (ma non è mai successo). E quando è partita bene, ultimo esempio Valsesia, poi si è complicata la vita nel finale, quindi è sbagliato pensare che ci sia un solo modo per vincere (dominare).
La capacità di complicarsi la vita la vedi in realtà molto più in quella valanga di tiri liberi sbagliati nel finale di Pavia, almeno 4 (degli ultimi sei) che hanno impedito di chiuderla prima. E la vedi in quel canestro dell'overtime subìto in soli 43 centesimi sulla sirena, che per i migliori non deve esistere. Sono questi i particolari che ti fanno dire che, con tutto il rispetto del mondo per questi avversari, sarebbe poco acuto derubricare il tutto con un "eh, ma ci sono anche gli altri".
La vittoria al supplementare al Palaravizza dice, tra le altre cose, che la Mens Sana non è una squadra brava a evitare di trovarsi nei problemi. Non solo per le partenze lente: la carica avversaria a trovare i migliori e più blasonati vuole il suo sfogo, ed è segno di maturità non farsi prendere dall'ansia di vincere subito ma anzi uscire alla distanza, a patto di non perdere il controllo della partita (ma non è mai successo). E quando è partita bene, ultimo esempio Valsesia, poi si è complicata la vita nel finale, quindi è sbagliato pensare che ci sia un solo modo per vincere (dominare).
La capacità di complicarsi la vita la vedi in realtà molto più in quella valanga di tiri liberi sbagliati nel finale di Pavia, almeno 4 (degli ultimi sei) che hanno impedito di chiuderla prima. E la vedi in quel canestro dell'overtime subìto in soli 43 centesimi sulla sirena, che per i migliori non deve esistere. Sono questi i particolari che ti fanno dire che, con tutto il rispetto del mondo per questi avversari, sarebbe poco acuto derubricare il tutto con un "eh, ma ci sono anche gli altri".
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