Non è stata una sorpresa perché non se ne ravvedono i motivi, non perché non fosse nell'aria che sarebbe andata a finire così. E non è stata una sorpresa neanche che non siano bastati (troppo stretti i tempi, magari servirà sul lungo termine) le iniziative lanciate per il "tifo sereno" né il sostegno non formale ma di fatto della Lega Pallacanestro e del Comune di Siena con la loro presenza al lancio dell'idea.
Dopo il divieto per Cecina non mi pare il caso di pontificare un'altra volta su un tema già ampiamente trattato per Monsummano (qui) e Varese (qui). Anche sul fatto che non se ne vede una ragione obiettiva. Non è che non sia importante, lo è tremendamente. E' che se n'è già parlato a oltranza (parlo per me almeno), è il momento dei fatti. Di chi?
- della società, che aveva scelto la strada migliore, quella della ragionevolezza e della costruttività con idee di grande buon senso e intelligenza che avevo auspicato (qui) e apprezzato (qui). Quella strada non va abbandonata. Mai. Ma a questo punto una posizione va espressa. Non CONTRO chi prende le decisioni: sarebbe stupido relazionarsi così con le autorità che si occupano di ordine pubblico. Ma PER gli appassionati che così sono danneggiati, per se stessa che così è danneggiata, per il movimento che così è danneggiato
- della squadra. Un gesto pubblico solleverebbe il problema, o quantomeno lo renderebbe di dominio pubblico a chi fuori Siena non ne ha vera cognizione. Non si tratta di essere ostaggio degli ultras, qui non ci sono in gioco gli interessi dei tifosi ma la possibilità di un popolo intero di vivere la propria passione sulle spalle di questa squadra
- della Lega Pallacanestro e della Federazione. Proprio perché è un problema del movimento (qui provai a spiegare perché), perché viene mortificata una ricchezza del movimento, e perché la conseguenza estrema sarebbe dover concludere che è il movimento stesso a non essere capace di farsi carico di una forza positiva di questa portata, la portata della Mens Sana (3000 persone in casa, svariate centinaia in trasferta). Il discorso è emerso da tempo. E' questo che vogliono le istituzioni sportive?
- del Comune. Non mi riferisco a dichiarazioni pubbliche (come questa, con ottime argomentazioni) che pure male non fanno, ma a interventi "privati" nelle sedi appropriate. Magari lo ha già fatto, non lo so. Ma è l'unica istituzione - che parla a nome di una cittadinanza e delle sue ricchezze, e che ha titolo per parlare anche di ordine pubblico - che ha lo status per interfacciarsi con autorevolezza e competenza con altre istituzioni deputate alla tutela dell'ordine pubblico. Anche facendo da garante (non sarà un problema, vero?)
- dei tifosi. Questo è un campo minato. Non darò consigli ai tifosi, non ne hanno bisogno e non mi interessa (e a loro probabilmente non interesserebbe). E' chiaro che quasi ogni tipo di azione rischierebbe di dare ulteriori motivi (e forse stavolta giustificati) di prendere ancora decisioni del genere in futuro. Mi riferisco piuttosto a forme dimostrative di maggiore finezza. Sento parlare della possibilità di andare ugualmente a Cecina (non è proibito, è solo vietato acquistare i biglietti) e vivere la partita fuori dal palazzetto. Magari è l'occasione per fare lì una bella festa: pacifica, mangiando, bevendo, divertendosi, in allegria e senza tensioni. Una festa di popolo, purtroppo non di basket.
AGGIORNAMENTO DELLE 11 - All'indomani della decisione, è arrivata una dichiarazione della società nella persona del presidente Piero Ricci, che si avvicina all'idea di cui parlavo. Un comunicato poco "politico" nei confronti di chi ha preso la decisione, con toni forti spiegabili dall'entità e dall'iniquità del danno che si ritiene di avere subìto (ma che non rendono facile la riapertura di un dialogo). Emerge tra le righe, e a tratti direttamente, il desiderio di affrontare il problema "di sistema", coinvolgendo nel tentativo di una soluzione la Lega e le altre società, contando sul loro appoggio.
AGGIORNAMENTO DELLE 12 - E' arrivato anche il comunicato dell'assessore allo sport Leonardo Tafani. Con argomentazioni logiche, vicine alle sensibilità del tifo organizzato. Il cambio di passo (e il salto di qualità) rispetto al post su Facebook del sindaco Bruno Valentini è il finale in cui parla di "mettersi tutti al lavoro, ognuno per le rispettive competenze, affinché per le prossime trasferte vengano adottate soluzioni diverse da parte delle autorità".
Che è poi il vero contributo che può dare un'istituzione come il Comune: vabbè le dichiarazioni, perché le stesse parole dette da una carica istituzionale hanno più peso che da una delle parti in causa (pur correndo il rischio-pollaio, di metterla sul "bar sport" in cui ognuno dice la sua); ma è "ognuno per le rispettive competenze"("nelle sedi appropriate" direi io) che l'intervento del Comune può avere un ruolo importante.
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